Core Stability e Strengthening

Due persone con addominali tonici, una con top sportivo rosa e l’altra a torso nudo, con la scritta "CORE STABILITY E STRENGTHENING".
04 agosto 2016

Teoria, test e evidenze scientifiche

La stabilità del core (core stability -CS-) o rafforzamento del core (core strengthening -CST-) è diventata una ben nota tendenza nel fitness, che ha iniziato a inserirsi in maniera importante nella mondo della medicina sportiva.

Programmi conosciuti di fitness, come Pilates, Yoga e Tai Chi, seguono i principi di rafforzamento di base del core (CST). I benefici generali del CST sono stati descritti, come implicati nel miglioramento delle prestazioni atletiche e per la prevenzione delle lesioni, oltre che per alleviare il mal di schiena.

Il core può essere descritto come un contenitore muscolare con gli addominali nella parte anteriore, paraspinali e glutei nella parte posteriore, il diaframma come tetto, il pavimento pelvico e la cintura della muscolatura dell’anca come il fondo.

Persona in palestra che esegue un esercizio per il core con fitball, portando le ginocchia verso il petto in posizione di plank.

All’interno di questa scatola troviamo 29 coppie di muscoli che aiutano a stabilizzare la colonna, il bacino, e le catene cinetiche durante i movimenti funzionali. Senza l’azione di questi muscoli la colonna diventerebbe meccanicamente instabile con forze di compressione minimo di 90 N. Quando questo sistema lavora bene abbiamo una corretta distribuzione delle forze con minima compressione, traslazione, forze di taglio in corrispondenza delle articolazione.

Nello sport il concetto di CS e CST è particolarmente importante perché fornisce stabilità prossimale e mobilità distale (Akuthota V et al. 2008).

Panjabi descrive l’instabilità clinica come la perdita della abilità della colonna di mantenere i suoi schemi di spostamento sotto i carichi fisiologici non associato a deficit neurologici, a grandi deformità e dolore invalidante.

Per Panjabi il sistema di stabilizzazione vertebrale è costituito da 3 sottosistemi

  1. Colonna vertebrale (ossa e legamenti, detto sottosistema passivo)
  2. Muscoli della colonna vertebrale che forniscono stabilità dinamica (sottosistema attivo)
  3. Unità di controllo neuronale che valuta e determina i requisiti di stabilità e la risposta coordinata dei muscoli (controllo neuromuscolare).

Panjabi ha elaborato una checklist usando diversi elementi, come i parametri biomeccanici, danni neurologici, e carichi pericolosi attesi.

Un sistema basato su un punteggio è alla base di questa valutazione.

Gli elementi della checklist includono:

  1. I legamenti posteriori longitudinali e tutte le strutture anteriori ad esso.
  2. Gli elementi posteriori che sono tutte le strutture anatomiche posteriori al legamento longitudinale posteriore.
  3. La traslazione intervertebrale che è misurata sia in flessione che estensione o in posizione di riposo.
  4. Danni della cauda equina.
  5. Alti carichi attesi.

Di seguito la Checklist per la diagnosi di instabilità clinica nella colonna lombare By Panjabi. Un valore totale di 5 o più indica instabilità clinica:

Element Point value
Anterior elements destroyed or unable to function 2
Posterior elements destroyed or unable to function 2
Radiographic criteria 4
Flexion–extension radiographs:  
Sagittal plane translation > 4.5 mm or 15% 2
Sagittal plane rotation:  
15° at L1-2, L2-3, and L3-4 2
20° at L4-5 2
25° at L5-S1 2
Resting radiographs:  
Sagittal plane displacement > 4.5 mm or 15% 2
Relative sagittal plane angulation > 22° 2
Cauda equina damage 3
Dangerous loading anticipated 1

Sarebbe importante avere uno studio prospettico controllato per convalidare i risultati della checklist.

La curva carico-spostamento di un segmento spinale durante la flessione e l’estensione è non lineare. (Adapted from Panjabi MM. Clinical spinal instability and low back pain. J Electromyogr Kinesiol 2003; 13:371–379.):

La colonna è flessibile a bassi carichi e rigida con carichi crescenti, la pendenza della linea (rigidità della colonna) varia con il carico. Sono usati due parametri di studio nella curva che sono il range of motion (ROM) e la zona neutrale (NZ).

L’NZ è la parte del ROM all’interno della quale vi è una minima resistenza intervertebrale al movimento.

La curva carico-spostamento può essere descritta utilizzando un’analogia di una palla in una ciotola. La palla si muove facilmente all’interno dalla NZ (base della ciotola) ma richiede maggiore sforzo per muoversi verso le regioni esterne (lati ripidi della ciotola). Inoltre una ciotola profonda come un calice di vino rappresenta una colonna stabile, mentre una ciotola più larga rappresenta una colonna meno stabile. (Adapted from Panjabi MM. Clinical spinal instability and low back pain. J Electromyogr Kinesiol 2003; 13:371–379.).

Tutti i componenti della colonna come il disco

I legamenti e le faccette articolari contribuiscono alla stabilità della colonna. 

Per quanto concerne la muscolatura dobbiamo osservare che se valutiamo una sezione trasversa lombare i muscoli hanno bracci di leva significativamente maggiori di quelli dei dischi intervertebrali e dei legamenti, dando così una stabilità meccanica alla colonna.

Per la teoria del carico critico (il peso minimo posto sulla sommità della colonna che causa la sua deformazione) se la colonna è rigida (lavoro corretto della muscolatura intrinseca) il carico critico sarà più alto e avremmo più stabilità, se la colonna invece è più sottile (meno rigida) si deformerà sotto l’azione del carico.

Core Stability e Strengthening

Stabilizzazione del core

La stabilizzazione data dai muscoli del rachide non può essere facilmente studiata con l’elettromiografia, poiché essa indica l’attività elettrica ma non fornisce misure sulla forza del muscolo, inoltre i muscoli profondi sono molto difficili da reclutare, per questo ci affidiamo spesso a modelli fisico-matematici coscienti dei limiti che hanno.

Per il concetto del controllo neuromuscolare possiamo ipotizzare che le persone con scarso controllo dello stesso hanno difficoltà motorie specie in condizioni dinamiche. Inoltre in uno studio si conferma che il test discriminativo migliore per dividere le persone con mal di schiena rispetto a quelle sane è l’appoggio monopodalico in cui la performance richiesta è appunto l’equilibrio dinamico e quindi il controllo neuromuscolare (Luoto S. et al. 1998).

Valutazione

Per quanto riguarda i test per valutare la forza del core non c’è un consenso univoco della comunità scientifica, cosa diversa invece è la valutazione della stabilità. Il prone instability test è un esempio di esame fisico utilizzato per valutare l’instabilità vertebrale. Misurazioni della efficienza del core possono includere valutazioni di movimenti triplanari con il carico del peso corporeo (contro gravità), così come misurazioni isolate di particolari muscoli (Hicks et al. 2003)

La specializzazione in sport con grandi richieste di equilibrio sembra avere un effetto significativo sulla stabilità del tronco. Gli atleti professionisti ottengono risultati migliori di atleti amatoriali solo in quei test progettati in base alla richieste sport specifiche, per tale motivo devono essere eseguiti test mirati alla disciplina sportiva (Barbado D. et al. 2016).

Il rafforzamento del core ha una forte base teorica nel trattamento e la prevenzione del mal di schiena, così come per altre problematiche muscolo-scheletriche come testimonia il suo ampio uso clinico. Studi hanno dimostrato che questi programmi possono ridurre il dolore e migliorare la funzione nei pazienti con LBP. Tuttavia gli studi sono tutt’oggi limitati, con risultati in conflitto tra loro.

Sono necessari ulteriori studi per chiarire quali siano i programmi fondamentali e gli effetti del rafforzamento del core sul trattamento e la prevenzione del mal di schiena rispetto ad altri programmi di allenamento (Akuthota V et al. 2008).


     Bibliografia:

     1.Knudson D. The validity of recent curl-up tests in young adults. J Strength Cond Res. 2001 ;15(1):81-5.

    2.Thorborg K. , Petersen J. , S. P. Magnusson SP., lmich P. Clinical assessment of hip strength using a hand-held dynamometer is          reliable. Scand J Med Sci Sports 2010: 20: 493–501.

  3.Fagevik M., Elden H., Gutke A. Evaluation of self-administered tests for pelvic girdle pain in pregnancy. BMC Musculoskeletal Disorders. 2014; 15:138.

   4.Laurie Stickler L. , Finley M., Gulgin H. Relationship Between Hip and Core Strength and Frontal Plane Alignment During a single Leg Squat. Physical Therapy in Sports 2014 (14)00035-2.

  5.Panjabi M. Clinical spinal instability and low back pain. Journal of Electromyography and Kinesiology. 2003; 13: 371–379.

  6.Barbado D., Barbado L., Elvira J.,Dieën J.,Francisco, Vera-Garcia F. Sports-related testing protocols are required to reveal trunk stability adaptations in high-level athletes. Gait and Posture. 2016; 49: 90–96.

   7.Akuthota V., Ferreiro A., Moore T., Fredericson M. Core stability exercise principles. Curr. sports med. Rep., vol. 7, no. 1, pp. 2008; 39-44.

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