I protocolli di prevenzione agli arti inferiori

I protocolli di prevenzione agli arti inferiori
14 giugno 2016

Confronto tra 7 protocolli di prevenzione

In uno studio riportato dal Biomedical Center Medline sono stati analizzati protocolli di prevenzione infortuni agli arti inferiori effettuati senza attrezzi (Herman et al.). 

Dallo studio si evince che gli infortuni agli arti inferiori nello sport sono sempre più diffusi e incidono di molto sull’economia e sugli oneri personali.

Per questo sono state determinate strategie di prevenzione che andavano ad incrementare il riscaldamento neuromuscolare. L’effettiva attuazione di queste strategie preventive riduceva il numero degli infortuni nei giovani, dilettanti, atleti di sesso femminile e reclute militari maschili e femminili. Nel riscaldamento venivano introdotti esercizi di: stretching, potenziamento, equilibrio, esercitazioni sport-specifiche di agilità e di atterraggio, da applicare in modo coerente per più di tre mesi consecutivi.
Per ottimizzare queste strategie, e valutare la loro efficacia, sono necessarie ulteriori indagini e studi a lungo termine.

Misure di prevenzione e di rinforzo

Tra le misure di profilassi preventive più usate tra gli atleti troviamo l’utilizzo di tape, bendaggi e tutori. Possono avvolgere e sostenere le articolazioni, in maniera particolare la caviglia.
Alcuni studi dimostrano che sono in grado di prevenire rotazioni e distorsioni della caviglia, altri che migliorano invece la propriocezione, la sensibilità della posizione e mantengono una corretta posizione durante l’atterraggio del salto ( fonte FIBA Europe).

Nonostante possano anche avere effetti negativi, quali essere scomodi se non montati correttamente, irritare la pelle e talvolta avere costi relativamente alti, l’efficacia è stata dimostrata in letteratura e il loro principale merito è il miglioramento delle funzioni propriocettive degli arti inferiori e della stabilità articolare. Prove cliniche randomizzate hanno riportato infatti, che i rinforzi riducono le distorsioni in caviglie già infortunate ma non in caviglie sane (Cumps et al., 2007) (Fong et al., 2009).

Supporti esterni

L’uso di supporti esterni è suggeribile per 12 mesi dopo una distorsione, perché il rischio di ricadute è maggiore durante il primo anno e i legamenti hanno bisogno di guarire adeguatamente e riacquistare la loro forza naturale e la loro capacità propriocettiva dopo un infortunio (Stasinopoulos,2004). Alcuni sostengono che i potenziali benefici del tape e dei rinforzi sono relativi al miglioramento del controllo senso-motorio piuttosto che fornire un vincolo meccanico, ma le prove a sostegno rimangono contraddittorie. 

Ci sono delle prove che dimostrano che la ginocchiera aumenta il controllo senso-motorio in soggetti con precedenti infortuni al ginocchio, ma l’effetto è minore con richieste funzionali più impegnative. E’ stato trovato che l’applicazione di bendaggi elastici può aumentare la sensibilità della posizione per chi ha avuto una lesione del crociato e supportare l’uso del ginocchio nel prevenire ulteriori infortuni.
In generale però non ci sono prove così consistenti dell’efficacia della ginocchiera nel ridurre gli infortuni in atleti giovani e adulti (Fong et al., 2009)

Gli step di un protocollo infortuni

Un programma di prevenzione dovrebbe essere strutturato in 4 step:
  1. Stabilire il metodo e le caratteristiche di registrazione degli infortuni (numero, incidenza, trends, gravità, conseguenze, costi, esiti)

  1. Stabilire l’eziologia, i fattori di rischio e i meccanismi degli infortuni (fattori intrinseci ed estrinseci)

  1. Introdurre le misure di prevenzione

  2. Valutare l’efficacia dell’azione preventiva ripetendo lo step 1

E’ compito dell’allenatore e del preparatore conoscere le caratteristiche specifiche di ogni singolo atleta, monitorarlo con specifici test fisici e verificare precedenti infortuni o interventi. La figura dell’allenatore è determinante, se “responsabilizzata” può influire nella prevenzione dei re-infortuni (Hägglund et al.,2007)

Nel 2007 è stato pubblicato dal gruppo ortopedico del prof. Jan Ekstrand un importante studio sulla prevenzione delle recidive (re-infortunio) grazie al “coinvolgimento” dell’allenatore. Vennero studiate 20 squadre e in 10 di queste gli allenatori vennero informati su i fattori di rischio di un infortunio, sui principi della riabilitazione, sugli step di un programma di riabilitazione e sui criteri di ritorno all’attività sportiva dopo un infortunio.

Il 29% degli infortunati ha presentato un re-infortunio (gruppo di controllo). Solo l’11% degli atleti che avevano avuto il “controllo” dell’allenatore nella fase di riabilitazione hanno sofferto di re-infortunio (Hägglund et al.,2007)

La componente del controllo neuro-muscolare è la chiave nei programmi di prevenzione. Un riscaldamento completo può essere la soluzione migliore per implementare i programmi di allenamento. E la compliance degli atleti è l’elemento fondamentale per la riuscita del programma di prevenzione. Per ottenere la massima performance senza infortuni occorre inoltre saper lavorare in staff con il coinvolgimento di tutte le figure, quali atleta, allenatore, preparatore fisico, medico della squadre, società ed eventuali consulenti esterni.

Bibliografia:

  1. Hägglund M, Waldén M, Ekstrand J. Lower reinjury rate with a coach-controlled rehabilitation program in amateur male soccer: a randomized controlled trial. Am J Sports Med. 2007 Sep;35(9):1433-42.
  1. Ekstrand J., Gillquist J., Liljedahl S.O. Prevention of soccer injuries: supervision by doctor and physiotherapist. Am J Sports Med 1983; 11: 116-20
  1. Fong D.T.P., Chan Y.Y., Mok K.M., Yung P.S.H., Chan K.M. Understanding acute ankle ligamentous sprain injury in sports.Sports Medicine, Arthroscopy, Rehabilitation, Therapy & Technology 2009, 1:14
  1. Stasinopoulos D. Comparison of three preventive methods in order to reduce the incidence of ankle inversion sprains among female volleyball players. Br J Sports Med 2004 38: 182-185
  1. Cumps E, Verhagen E,  Meeusen R. Efficacy of a sports specific balance training programme on the incidence of ankle sprains in basketball. J Sports Sci Med 2007;6:212-219
  1. Herman K., Barton C., Malliaras P. and Morrissey D. The effectiveness of neuromuscular warm-up strategies, that require no additional equipment, for preventing lower limb injuries during sports participation: a systematic review.
  1. www.fibaeurope.com BASKETBALL INJURIES – Prevention

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