Postura: disallineamenti e comportamento muscolare

Di:   Riccardo Barigelli Calcari  |  7 Giugno 2022

La postura umana è comunemente intesa come la relazione tra le parti del corpo in stazione eretta.

Essa è considerata ergonomicamente vantaggiosa quando si sta in piedi, meccanicamente efficace quando ci si muove e di supporto per la normale funzione degli organi interni.

La postura del corpo è descritta e considerata in tre piani di riferimento: sagittale, coronale e trasversale.

Kendall et al. hanno definito come buona postura lo stato di equilibrio muscolare e scheletrico che protegge le strutture di sostegno del corpo da lesioni o deformità progressive, indipendentemente dalla posizione in cui queste strutture lavorano o riposano. In tali condizioni, i muscoli funzionano nel modo più efficiente e gli organi toracici e addominali assumono posizioni ottimali.

Postura scorretta

Lo stesso autore definisce il termine postura scorretta come una imprecisione usata nella pratica clinica per descrivere una relazione tra varie parti del corpo che può essere considerata difettosa e che potrebbe estendersi dalla postura non perfetta a quella patologica.

Il compito più difficile di descrivere una buona postura del corpo riguarda l’allineamento sul piano sagittale, mentre sia il piano frontale che quello trasversale sono solitamente considerati simmetrici. In realtà quest’ultima è una semplificazione: l’essere umano non è perfettamente simmetrico né sul piano coronale né su quello assiale.

La curvatura sagittale fisiologica della colonna vertebrale rappresenta una caratteristica tipica di una buona postura.

La colonna vertebrale cervicale e lombare sono curvate anteriormente (lordosi), mentre il segmento toracico posteriormente (cifosi).

La testa rimane orizzontale, il che significa che il livello degli occhi corrisponde al piano orizzontale, mentre il mento è posizionato appena sopra lo sterno. Il bacino è inclinato anteriormente e le articolazioni degli arti inferiori rimangono in posizione neutra.

Allineamento ideale nella postura

La postura ottimale del corpo è rappresentata da un allineamento ideale: la linea della testa, partendo dal meato uditivo esterno (o dal processo mastoideo dell’osso temporale), dovrebbe passare verticalmente attraverso l’acromion, i corpi vertebrali lombari, il promontorio sacrale, poi leggermente dietro all’asse dell’articolazione dell’anca, leggermente avanti all’asse dell’articolazione del ginocchio e terminare al malleolo laterale o leggermente davanti ad esso.

  • Meato uditivo esterno (o processo mastoideo dell’osso temporale)
  • Acromion
  • Corpi vertebrali lombari
  • Promontorio sacrale
  • Leggermente dietro all’asse dell’articolazione dell’anca
  • Leggermente avanti all’asse dell’articolazione del ginocchio
  • Malleolo laterale o leggermente avanti ad esso

L’andamento di questa linea in una buona postura del corpo si sovrappone alla linea di base che unisce il centro di gravità con il punto centrale dell’area di appoggio.

La descrizione dettagliata di una buona postura del corpo sul piano sagittale non è esplicita e la caratterizzazione delle deviazioni può essere ambigua.

Disallineamenti della postura

Da un punto di vista clinico, i disturbi della postura umana possono essere classificati come strutturali o non strutturali.

I disallineamenti strutturali (dismorfismi) comprendono entità cliniche specifiche: scoliosi idiopatica, cifosi giovanile di Scheuermann, malformazione vertebrale congenita, sequele di osteomielite della colonna vertebrale, spondilolistesi e altre entità cliniche che producono disturbi della postura, ad esempio ipercifosi toracica, dorso piatto e errate posizioni del bacino.

Il termine “strutturali” indica la presenza di anomalie morfologiche all’interno delle ossa e dei tessuti molli (fasce, muscoli, legamenti, tendini).

Inoltre, i disallineamenti strutturali rivelano un problema clinico più grave in quanto sono meno flessibili e meno inclini alla correzione rispetto ai disturbi non strutturali (paramorfismi).

Principali tipi di disallineamenti posturali sagittali

I tipi più comuni di disallineamenti non strutturali della postura corporea sul piano sagittale, sia nei bambini che negli adulti, sono:

  1. Postura lordotica
  2. Cifotica, che a volte può coesistere con quella lordotica come postura cifotica-lordotica
  3. A dorso piatto
  4. Sway-back

Principali disallineamenti posturali

L’analisi biomeccanica dell’allineamento corporeo e l’analisi funzionale dei muscoli coinvolti in ciascun tipo di postura errata rivelano il comportamento dei gruppi muscolari, che rimangono l’obiettivo della gestione correttiva. È fondamentale pertanto il concetto di classificazione funzionale dei muscoli.

Classificazione muscolare funzionale di Bergmark e Richardson

Bergmark e Richardson et al. hanno descritto la specificità funzionale dei muscoli scheletrici, espressa in condizioni normali e in risposta allo stress.

Molti studi hanno confermato che i singoli muscoli scheletrici reagiscono in modo diverso a eventi comuni, come la lesione dell’articolazione associata, la presenza o l’assenza di carico gravitazionale o modelli specifici di utilizzo (ad esempio esercizi balistici) ossia mediante inibizione o eccitazione riflessa.

L’inibizione determina un’ipoattività muscolare che può manifestarsi clinicamente come debolezza muscolare.

L’eccitazione provoca invece un’iperattività muscolare che può manifestarsi clinicamente come una riduzione della flessibilità.

Tale riduzione viene solitamente segnalata all’esame clinico come accorciamento muscolare, il quale, va evidenziato, non comporta di fatto l’accorciamento delle fibre muscolari.

Gruppi muscolari che mantengono una buona postura del corpo

Gli stessi autori, Bergmark e Richardson, hanno proposto di classificare i muscoli scheletrici in due gruppi:

  1. Monoarticolari, detti anche muscoli locali o stabilizzatori;
  2. Multiarticolari, detti anche muscoli globali o stabilizzatori/mobilizzatori, a seconda del sottogruppo

Secondo gli autori, l’adeguata cooperazione tra questi due gruppi consente di trasferire il carico dal torace al bacino in modo sicuro, attraverso i segmenti spinali stabilizzati, e di ridurre al minimo le forze applicate alla colonna lombare durante le attività funzionali.

Nel dettaglio il gruppo monoarticolari comprende i muscoli profondi del tronco: il multifido, il trasverso dell’addome, gli interspinosi, gli intertrasversali, i semispinali, la porzione posteriore dell’obliquo interno, le fibre mediali del quadrato dei lombi, la porzione centrale dell’erector spinae, il diaframma e i muscoli del pavimento pelvico.

Questi muscoli sono collegati alla stabilizzazione articolare e sono in grado di controllare la posizione delle articolazioni o dei segmenti spinali. Gli stabilizzatori sono responsabili della prevenzione degli spostamenti locali di un particolare segmento spinale. Forniscono una stabilità segmentale tridimensionale per mantenere stabilità meccanica all’intera colonna vertebrale. In risposta allo stress è probabile che i muscoli locali subiscano un’inibizione riflessa (ipoattività). Può essere causata da una lesione all’articolazione associata, da esercizi balistici ripetitivi o dalla mancanza di uso e di carico gravitazionale.

Muscoli multiarticolari globali

I muscoli multiarticolari globali comprendono muscoli di grandi dimensioni che tendono ad essere situati superficialmente nel tronco e negli arti. Questo gruppo muscolare svolge la funzione di stabilizzazione e di generazione di forza in più articolazioni contemporaneamente. Questi muscoli sono considerati filogeneticamente i più antichi.

I muscoli globali si dividono in due sottogruppi: gli stabilizzatori e i mobilizzatori.

  • Gli stabilizzatori globali comprendono i muscoli antigravitari responsabili del mantenimento della postura eretta. Questo gruppo di muscoli comprende il trapezio (parte media e inferiore), l’erettore spinale (parte lombare), l’iliaco, il grande e medio gluteo, il grande adduttore e l’adduttore breve. Questi muscoli sono responsabili della stabilizzazione della posizione dell’articolazione durante l’esecuzione del movimento articolare.
  • I mobilizzatori comprendono i muscoli non legati all’azione posturale antigravitaria, come ad esempio gli erettori spinali (parte toracica), il retto addominale, l’obliquo esterno dell’addome, la porzione anteriore dell’obliquo interno dell’addome, la porzione laterale del quadrato dei lombi, lo psoas, gli hamstrings, il tensore della fascia lata, il retto femorale e l’adduttore lungo.

Questi muscoli sono fondamentalmente responsabili dell’esecuzione di movimenti attivi nelle articolazioni.

Gruppi muscolari che funzionano in caso di postura errata del corpo

L’esposizione del corpo umano alle forze di gravità, ad esempio quando si sta in piedi o si cammina, è necessaria per garantire una corretta attività dei muscoli scheletrici responsabili del mantenimento di una buona postura.

Quando questi muscoli non vengono stimolati a resistere alla forza di gravità per un periodo prolungato, ad esempio quando si sta seduti o sdraiati, la loro funzione stabilizzatrice viene disturbata dalla reazione di ipoattività, con conseguente debolezza e atrofia muscolare.

Il deficit di stabilità del sistema locomotore innesca un meccanismo di compensazione: la funzione di stabilizzazione viene superata dai muscoli mobilizzatori. Tuttavia, come effetto collaterale, tale compensazione porta a un aumento dell’attività dei mobilizzatori (iperattività). Di conseguenza, a una diminuzione della loro flessibilità, che può portare a sua volta a reazioni patologiche all’interno del sistema muscolo-scheletrico.

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