Cartilagine, Tendini e Legamenti

Cartilagine, Tendini e Legamenti
07 giugno 2018

L’apparato locomotore umano deve molto, in termini di sostegno, protezione e capacità di movimento, ad una serie di tessuti connettivi, in particolare tendini e cartilagine, nei quali la sostanza intercellulare è abbondante e risulta costituita soprattutto da fibre collagene.

Cartilagini

Il tessuto cartilagineo può venire distinto per la variabilità strutturale della sostanza intercellulare di cui è composto. La cartilagine ialina è quella maggiormente interessante sotto il profilo della traumatologia e dell’apparato locomotore.

La cartilagine agisce come un cuscino, proteggendo le ossa durante il movimento. Negli anziani e in chi pratica sport intenso, la cartilagine può iniziare a diminuire e logorarsi fino a portare ad un attrito e dolore, specialmente nelle articolazioni molto utilizzate come le ginocchia

Le cartilagini appartengono ai tessuti connettivi ricchi di sostanza intercellulare e di fibre. Le cartilagini si distinguono in:

  • ialina,
  • elastica

La cartilagine ialina funziona soprattutto da ammortizzatore di pressione, ed è quindi presente sulle superfici articolari. È composta da 70-75% di acqua, dal 5% di mucopolisaccaridi, dal 5% di proteine e da 15-20% di collagene. Essa, data la compattezza del suo tessuto, non dispone di vasi sanguigni, ed il suo nutrimento è assicurato per diffusione dei vasi presenti nell’involucro connettivale. Questa diffusione è facilitata dall’alternanza di compressione e decompressione, come nel caso delle spugne; ostacolata qualora la pressione, anche leggera ( o la decompressione), persista per un tempo troppo lungo.

La cartilagine elastica ha la proprietà di essere molto flessibile, come nel padiglione auricolare.

La cartilagine fibrosa, oltre che essere resistente alle pressioni, resiste anche alle trazioni. È presente, tra l’altro, nei dischi intervertebrali e nei menischi. Il carico critico per i dischi intervertebrali in soggetti giovani, è di circa 1000 kg. Sul 5° disco lombare di un soggetto di 75 kg. di peso che tiene sollevato un carico di 50 kg. con il busto in flessione anteriore, si esercita una pressione di circa 720 kg. Si potrebbe pensare, allora, che i sollevatori di peso superino addirittura il carico critico dei dischi. Esso, contrariamente alle valutazioni teoriche, non viene raggiunto per l’intervento di numerosi e ancora poco chiariti fattori di compenso: la tecnica esecutiva del gesto, per esempio, col dorso piatto, e con una traiettoria che assicura la massima vicinanza del peso al baricentro; l’intervento di una muscolatura funzionale all’assorbimento di parte del carico; la pressione intra – addominale che agisce in senso antigravitazionale.

Tendini e Legamenti

In particolare il tessuto connettivo fibrillare denso è l’elemento basilare dei tendini e dei legamenti che hanno struttura generale simile anche se i legamenti sono composti da fibre meno compatte, servono per connettere le ossa fra loro, le fibrille costituenti non sono sempre parallele e sono maggiormente appiattiti rispetto ai tendini. Caratterizzato da una prevalenza di fasci di fibre collagene, risulta privo di elasticità ed è localizzato in regioni sottoposte a notevoli sollecitazioni di tipo meccanico.

Le fibre, disposte parallelamente in direzione della trazione, consentono al tessuto di opporre notevole resistenza all’azione traente. Quando inizia la contrazione muscolare l’ondulazione dei fasci tendinei scompare. Tale meccanismo è fonte di protezione nei confronti di precoci rotture poiché, in tal modo, i tendini trasferiscono gradualmente sull’osso l’azione traente esercitata dal muscolo.

L’aumento della resistenza delle strutture tendinee alla trazione è conseguenza di un adattamento qualitativo e quantitativo.

L’aumento della sezione tendinea e della resistenza alla trazione delle fibre tendinee, soprattutto dopo training prolungato, è associato ad una parallela diminuzione, relativamente trascurabile, della loro capacità di dilatazione.

La presenza di materiale tendineo sufficientemente adatto ad elevate sollecitazioni, caratterizzato da ricambio energetico e funzionale, rappresenta dunque, a livello soprattutto sportivo, la base per un costante rendimento, riducendo inoltre il rischio di eventuali rotture.

Fenomeni degenerativi

Come tutti i tessuti, anche quello connettivo va incontro a fenomeni degenerativi con il tempo:

  • si riducono i mucopolisaccaridi,
  • aumenta il collagene,
  • diminuisce il contenuto di acqua e la capacità di idratazione.

La resistenza dei tendini alla trazione dipende soprattutto dai fasci collageni e dalla loro prevalenza sulla sostanza intercellulare amorfa; ciò si verifica negli adulti e nei soggetti sottoposti ad allenamento finalizzato.

L’allenamento più adatto per aumentare la resistenza dei tendini, è quello prolungato, più che quello intervallato con stimoli intensi e brevi. Il tendine di Achille, per esempio, dopo prolungate sollecitazioni, aumenta la sua capacità di resistenza alla trazione fino oltre i 6 kg. per mm², a fronte dei neppure 5 kg per mm² di un tendine di Achille non allenato. Questo aumento è dovuto sia ad un irrigidimento della sua struttura, sia ad una ipertrofia, ossia ad un incremento della sua sezione.

L’abbondante irrorazione della zona tendinea, dovuta a questo tipo di lavoro di resistenza, assicura inoltre un ricambio energetico e funzionale che previene i rischi di rottura, che, per il tendine di Achille, avviene con un carico totale di trazione di circa 400 kg.

Anche la cartilagine ialina che riveste le superfici articolari, ha la capacità di modificarsi strutturalmente e funzionalmente, per adeguarsi ad un mutato carico di lavoro. Essa si ispessisce, soprattutto al centro ossia dove c’è la massima pressione di contatto tra i due capi dell’articolazione, e maggiormente sulla superficie convessa. In tal modo viene anche assicurata una maggiore congruenza, che permette di sopportare carichi maggiori. Da notare che questo ispessimento si rivela anche dopo ogni singola applicazione di carico (p.e. dopo 10 min. di corsa) ed è dovuto principalmente ad un aumento di liquidi provenienti dalla sinovia e dalla cavità ossea. Fenomeno altrettanto velocemente reversibile. Viceversa, l’ispessimento rivelato dopo un training prolungato nel tempo, è ascrivibile ad un’ipertrofia dei condrociti e ad un aumento di cellule all’interno delle nicchie cartilaginee.

I tendini e i legamenti, hanno un tempo di adattamento al carico molto superiore ai muscoli. Perché questi ultimi, oltre che modificare la struttura del loro tessuti, dispongono anche di numerosi fattori nervosi di regolazione della forza:

  • aumento della frequenza degli impulsi,
  • coinvolgimento di più unità motorie,
  • coordinazione intremuscolare.

Invece, i tendini e i legamenti, per adattarsi ad un determinato carico di trazione, possono solo modificare in senso funzionale la loro struttura, organizzandola e ipertrofizzandola. Ed è chiaro che queste modificazioni tissutali necessitano di un certo tempo per essere compiute e per essere apprezzate, contrariamente all’adattamento nervoso, che è molto rapido. È anche per questo motivo che, in allenamento, l’aumento del carico non dovrebbe procedere in maniera lineare, ma a scalini, sostando su un certo peso per un tempo tale (10-15 gg) da assicurare un adattamento tendine, prima di incrementarlo.

Alcuni integratori hanno dimostrato eccezionali risultati nella riparazione dei danni che coinvolgono le cartilagini articolari.

La cartilagine è un materiale viscoso che ricopre le estremità delle ossa nelle articolazioni. La principale funzione della cartilagine è quella di ridurre l’attrito tra i capi articolari e, dal momento che può cambiare forma quando compressa, fungere da ammortizzatore per le ossa.

Il collagene è la componente primaria della cartilagine, in quanto rappresenta il 67% di essa. Quando la produzione di collagene del corpo si riduce, ne viene interessata l’intera produzione di cartilagine. E così lo sono tutti i sistemi del nostro organismo che contengono cartilagine. Poiché la cartilagine non contiene nervi, non percepiamo alcun dolore quando cominciano a verificarsi modificazioni e degenerazioni di questi tessuti.

Venendo meno la produzione di collagene, si riduce la qualità dell’ammortizzamento tra i capi articolari. Questo è il motivo per cui con l’età, percepiamo come negative l’attivazione fisica di correre e saltare. Da molti anni ormai la glucosamina è stata raccomandata nel trattamento del dolore per le articolazioni. Tuttavia è stato recentemente dimostrato che la glucosamina compare solo fino all’1% nella struttura cartilaginea. Possiamo affermare che, integrando l’alimentazione in maniera corretta forniremo una migliore integrazione della glucosamina stessa e una maggiore riduzione del dolore.

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