Il concetto di validità nella ricerca scientifica è l’indicatore fondamentale della solidità e attendibilità dei risultati e delle conclusioni tratte da uno studio. La sua robustezza è intrinsecamente legata alla metodologia con cui la ricerca è stata condotta.
Tipi di Validità e Minacce alla Solidità
La validità si classifica in diverse forme, ognuna essenziale per la credibilità dello studio:
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Validità Interna: Si riferisce alla correttezza del disegno sperimentale all’interno dello studio. È minacciata da errori sistematici (bias), variabili confondenti, misclassificazione dei dati e l’errore di selezione del campione.
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Validità Esterna (Generalizzabilità): Definisce quanto i risultati ottenuti in uno specifico setting di ricerca possano essere applicati a popolazioni, contesti e condizioni diverse.
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Validità Statistica: Si concentra sull’accuratezza delle analisi e sul controllo degli errori casuali che possono alterare la precisione dei risultati.
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Validità Convergente: È applicabile in contesti specifici, come il campionamento sistematico (tipico di RCT e coorti) e il cambiamento selettivo (come negli studi caso/controllo retrospettivi non rappresentativi dell’utenza).
Strumenti per la Valutazione Critica degli Studi
Per poter giudicare l’affidabilità di una ricerca, l’Evidence-Based Practice (EBP) si avvale di specifici strumenti di valutazione critica (critical appraisal) (Fawkes et coll., 2015). Tra i più riconosciuti a livello internazionale ci sono:
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CAPS (Critical Appraisal Skills Programme)
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CEBM (Centre for Evidence Based Medicine)
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JBI (Joanna Briggs Institute)
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PEDro (Physiotherapy Evidence Database)
Il dato clinico che deve sostenere l’EBP deve possedere un binomio imprescindibile: validità e rilevanza clinica. In questo contesto, la Validità Esterna è cruciale, poiché è ciò che permette di trasferire e valutare le prove di efficacia di un trattamento, inclusi quelli in ambito posturologico, nella pratica reale.
Il Paradosso Efficacia vs. Efficienza Clinica Quotidiana
Gli studi di massimo rigore scientifico, come i Randomized Controlled Trials (RCT), incontrano un dilemma nella pratica clinica.
Per preservare la Validità Interna, l’RCT necessita di un campione selezionato ed omogeneo, escludendo spesso pazienti con comorbilità. Questa necessità metodologica, finalizzata a isolare l’effetto, è in netto contrasto con la realtà sanitaria: nella pratica quotidiana, il paziente non può essere selezionato in base all’omogeneità clinica, specialmente in ambiti come la posturologia, dove la complessità è la norma.
Di conseguenza, l’efficacia in scienza (la capacità di raggiungere l’obiettivo prefissato) spesso non si traduce nell’efficienza della vita professionale (la capacità di ottenere un risultato terapeutico con il minimo impiego di risorse). L’obiettivo raggiunto in condizioni ideali (efficacia) non sempre è sostenibile e applicabile nel mondo reale (efficienza).
| Metodi a confronto | Metodo riduzionista | Metodo complessista |
| Metodi di studio | Lineare | Globale |
| Tipologia di ragionamento | Ragionamento deduttivo | Ragionamento induttivo |
| Procedimento | Dal generale al particolare | Dal particolare al generale |
| Popolazione campione | Omogena | Eterogenea |
| Pazienti | Prescelti | Tutti |
| Modalità | Standard | Complessa con molte variabili |
| Condizioni | Ideali | Quotidiane |
| Professionisti | Specialisti | Tutti |
Le Sfide del Governo Clinico e l’Uso Intelligente delle Linee Guida
L’applicazione dell’Evidence-Based Nursing (EBN) o EBP è ostacolata da limiti sistemici.
Si evidenzia che il governo clinico (Swanson et coll., 2010) non riesce a fornire ai professionisti gli strumenti essenziali per la pratica riabilitativa quotidiana. Inoltre, sebbene processi di miglioramento della qualità come gli AUDIT clinici (Jamtvedt et coll., 2003) si siano dimostrati efficaci nel migliorare l’EBP a livello di sistema, non sempre si rivelano immediatamente operativi ed efficaci nella singola pratica clinica quotidiana.
Consultare una Linea Guida (LG) è un’azione corretta. Tuttavia, l’applicazione meccanica e non critica è considerata un errore. L’uso corretto richiede un uso intelligente della ragione, dove il professionista deve bilanciare la logica dell’evidenza scientifica con la ragionevolezza dell’adattamento al singolo paziente e al suo contesto unico.















