Il Metodo Reggio Emilia: una filosofia di insegnamento

Di:   ScienzeMotorie  |  20 Giugno 2019

Il Metodo Reggio Emilia è un metodo innovativo e stimolante per l’educazione della prima infanzia che dà valore al bambino e lo considera forte, capace e resiliente ; ricco di meraviglia e conoscenza. Ogni bambino porta con sé una profonda curiosità e potenzialità e questa innata curiosità porta il loro interesse a comprendere il loro mondo e il loro posto al suo interno.

Innanzitutto, è importante rendersi conto che la filosofia di Reggio Emilia è semplicemente questa: una filosofia. I centri educativi che ne sono guidati non sono “accreditati a Reggio Emilia” in quanto non esiste un processo formale per questo. La filosofia guida semplicemente le decisioni degli insegnanti su come si avvicinano all’educazione.

Storia del Metodo Reggio Emilia

Il Metodo Reggio Emilia è nato nella città (e nelle aree limitrofe) di Reggio Emilia in Italia, in un movimento verso un’educazione progressiva e cooperativa della prima infanzia.

Le origini del Reggio Approach

Nel 1994, per rispondere alle innumerevoli richieste internazionali, il Comune di Reggio Emilia, nell’impossibilità strutturale di farvi fronte direttamente, ha promosso la costituzione di una società che ne possa supportare l’azione.

Nasce così Reggio Children – Centro Internazionale per la difesa e la promozione dei diritti e delle potenzialità delle bambine e dei bambini, da un’idea di Loris Malaguzzi, che non ha modo e tempo di vederla realizzata, e dal sostegno di un gruppo di cittadini e amministratori.

Successo Internazionale

Il Reggio Approach ha avuto successo prima all’estero che in Italia perché, probabilmente, negli anni Settanta e Ottanta – quando il Reggio Emilia Approach ha iniziato a farsi conoscere – nei paesi del Nord Europa e negli Stati Uniti vi era una maggiore sensibilità e attenzione verso un’educazione innovativa per la fascia 0-6 anni, rispetto a quanta, all’epoca, ve ne fosse in Italia. Negli anni, però, il Reggio Emilia Approach si è fatto conoscere anche in Italia, anche grazie alla convenzione con il Miur del 1997 e a progetti di formazione con diverse realtà nazionali, come il nido scuola Eni a San Donato Milanese e il Centro per l’infanzia Ponzano Children, realizzato dal gruppo Benetton.

Nella prima metà degli anni Settanta ci furono le prime visite di delegazioni da Svizzera, Francia, Spagna, Bulgaria, Giappone, Cuba. Nel 1979 si avvia un intenso scambio con rappresentanze svedesi che culmina nel 1981 con l’esposizione al Moderna Museet di Stoccolma della mostra “L’occhio se salta il muro”, testimonianza del lavoro dei nidi e delle scuole dell’infanzia reggiane che aveva debuttato l’anno precedente a Reggio.

Non ci sono scuole di formazione internazionali per formare un insegnante di Metodo Reggio Emilia. Al di fuori della città di Reggio Emilia, tutte le scuole dell’infanzia sono di ispirazione reggiana, utilizzando un adattamento dell’approccio specifico alle esigenze della propria comunità.

Questo è importante, poiché ogni studente, insegnante, genitore, comunità e città sono diversi.
Nessuna comunità di ispirazione reggiana dovrebbe apparire uguale a se stessa, poiché i bisogni e gli interessi dei bambini all’interno di ciascuna comunità saranno diversi.

Solitamente l’approccio Reggiano è applicato alle scuole dell’infanzia e alle strutture della prima infanzia, ma molti pensano che, con la comprensione dei principi generali, questo ispirante approccio guidato dai bambini possa essere adattato anche alla casa.

Il Metodo Reggio Emilia è un metodo innovativo e stimolante per l’educazione della prima infanzia cge considere il bambino forte, capace e resiliente

L’avanguardia nel mondo

La crescente fama internazionale nel 1991 ha un’impennata, quando una giuria di esperti, attraverso la prestigiosa rivista statunitense “Newsweek”, identifica nella Scuola comunale dell’infanzia Diana, in rappresentanza della rete dei servizi comunali, l’istituzione più all’avanguardia nel mondo rispetto all’educazione dell’infanzia.

Negli anni si intensificano la consulenza, gli scambi e le collaborazioni. Dal 1995 si avvia un dialogo dal carattere eccezionale con il Professor Jerome Bruner: l’illustre psicologo ogni anno si reca a Reggio per iniziative e incontri, ove nel 1997 viene insignito della cittadinanza onoraria e nel giugno 2003 della Laurea ad Honorem dall’Ateneo di Modena e Reggio Emilia. Negli stessi anni si consolida il rapporto avviatosi nel tempo con Howard Gardner e Project Zero dell’Università di Harvard, con cui si sviluppano progetti di ricerca e collaborazione. Sono degli stessi anni i rapporti con il Ministero della Pubblica Istruzione Italiana, che non solo riconosce ufficialmente, per la prima volta dopo oltre trent’anni di vita, il valore dell’esperienza reggiana, ma che propone anche una convenzione con il Comune di Reggio Emilia per la qualificazione della scuola dell’infanzia statale in Italia.

Principi fondamentali del Metodo Reggio Emilia

Il bambino

La filosofia di Reggio Emilia valorizza il bambino come centrale per il proprio apprendimento, non semplicemente come una nave vuota che aspetta di essere riempita di conoscenza. I bambini sono in grado di perseguire i propri interessi e rivisitare e sviluppare idee al proprio ritmo.

L’ambiente

Un ambiente di ispirazione reggiana, spesso definito “il terzo insegnante”, è aperto e scorrevole. Permette l’esplorazione, il gioco e l’apprendimento ininterrotti. Gli spazi esterni sono apprezzati tanto quanto le aule formali, e il design dello spazio dovrebbe consentire ai bambini di muoversi liberamente tra i due. Inoltre, è importante che i bambini abbiano libero accesso a risorse stimolanti, in quanto non possono essere i proprietari del loro viaggio di apprendimento senza questo.

L’insegnante

Gli insegnanti sono incoraggiati ad osservare i bambini piuttosto che a dirigerli. È importante che i bambini possano sperimentare a modo loro, commettere errori e trovare nuove soluzioni. Il ruolo dell’insegnante è quello di spostare gentilmente gli studenti verso le aree di loro interesse, e questo può essere fatto solo attraverso un’attenta osservazione svolta nel tempo.

I bambini sono in grado di costruire il proprio apprendimento

Sono guidati dai loro interessi per capire e sapere di più. I bambini formano una comprensione di sè stessi e del loro posto nel mondo attraverso le loro interazioni con gli altri.

Vi è una forte attenzione alla collaborazione sociale, lavorando in gruppi, in cui ogni bambino è un partecipante alla pari e vedendo i propri pensieri e domande valutati nel tempo. L’adulto non è il donatore della conoscenza. I bambini cercano la conoscenza attraverso le proprie indagini.

I bambini sono comunicatori

La comunicazione è un processo, un modo di scoprire le cose, fare domande, usare la lingua come un gioco. Giocare con suoni e ritmo e rima; divertirsi nel processo di comunicazione.

I bambini sono incoraggiati a usare il linguaggio per investigare ed esplorare, per riflettere sulle loro esperienze. Sono ascoltati con rispetto, credendo che le loro domande e osservazioni siano un’opportunità per imparare e cercare insieme. È un processo; un processo continuo. Un processo collaborativo. Piuttosto che il bambino che fa una domanda e l’adulto che offre le risposte, la ricerca viene intrapresa insieme.

L’ambiente è il terzo insegnante

L’ambiente è riconosciuto per il suo potenziale di ispirare i bambini. Un ambiente pieno di luce naturale, ordine e bellezza. Spazi aperti liberi da ingombri, dove ogni materiale è considerato per il suo scopo. Ogni angolo è in continua evoluzione per incoraggiare i bambini a scavare sempre più in profondità nei loro interessi.

Lo spazio incoraggia la collaborazione, la comunicazione e l’esplorazione. Rispetta i bambini in quanto capaci fornendo loro materiali e strumenti autentici. Lo spazio è curato dai bambini e dagli adulti.

L’adulto è un mentore e guida

Il nostro ruolo di adulti è di osservare (i nostri) bambini, ascoltare le loro domande e le loro storie, trovare ciò che li interessa e quindi fornire loro l’opportunità di esplorare ulteriormente questi interessi.

Il Metodo Reggio Emilia ha un approccio progettuale guidato dai bambini. I progetti non sono pianificati in anticipo, emergono in base agli interessi del bambino.

Un’enfasi sulla documentazione dei pensieri dei bambini

Noterai nelle ambientazioni delle scuole che seguono il Metodo Reggio Emilia, che c’è un’enfasi sull’esporre e documentare attentamente i pensieri e la progressione del pensiero dei bambini. Rendendo i loro pensieri visibili in molti modi diversi: fotografie, trascrizioni di pensieri e spiegazioni per bambini, rappresentazioni visive ( disegni, sculture, ecc.), tutti progettati per mostrare il processo di apprendimento del bambino.

Le centinaia di lingue dei bambini

Probabilmente l’aspetto più noto del metodo di Reggio Emilia. La convinzione che i bambini usano molti modi diversi per mostrare la loro comprensione ed esprimere i loro pensieri e la loro creatività.

Un centinaio di modi di pensare, di scoprire, di imparare. Attraverso il disegno e la scultura, attraverso la danza e il movimento, attraverso la pittura e il gioco finto, attraverso la modellazione e la musica, e ciascuna di queste centinaia di lingue deve essere apprezzata e coltivata.

Queste lingue, o modi di apprendimento, fanno tutti parte del bambino. L’apprendimento e il gioco non sono separati.

Il Metodo Reggio Emilia enfatizza l’apprendimento pratico alla scoperta che consente al bambino di usare tutti i suoi sensi e tutte le loro lingue per imparare.

 

I vantaggi del Metodo Reggio Emilia

In che modo il bambino trarrà beneficio da questa filosofia? Di seguito abbiamo elencato diversi fattori che spiegano questo:

1. Incoraggiamento

I bambini negli ambienti sono costruttori attivi di conoscenza, che sono incoraggiati a essere “ricercatori“. La maggior parte delle esperienze educative all’interno delle scuole Reggio Emilia prendono la forma di progetti. I bambini hanno l’opportunità di partecipare attivamente, esplorare e mettere in discussione le cose. C’è anche una forte enfasi sullo sviluppo sociale dei bambini come parte della comunità e le loro relazioni con gli altri bambini, le loro famiglie e gli insegnanti.

2. Esplorativo

L’approccio di Reggio Emilia parte dal presupposto che i bambini usano molti modi diversi per esprimere la loro creatività, comprensione e pensieri (le 100 lingue). Questa prospettiva è stata sostenuta da molti artisti, i quali affermano che questi diversi modi di pensare, esplorare e apprendere sono espressi attraverso il disegno, la scultura, la musica, la danza e il movimento, la pittura e il dramma.

3. Tecniche di problem solving

Ai bambini vengono dati progetti di apprendimento che offrono ampie opportunità di ricerca. La risoluzione di problemi di vita reale tra pari e opportunità per il pensiero creativo e l’esplorazione. I bambini sono collocati in piccoli gruppi con i progetti su cui lavorano, osservati dagli insegnanti. Ai bambini è permesso mettere in discussione l’argomento di interesse. Quindi introducono materiali, domande e opportunità che spingono i bambini a spiegare ulteriormente l’argomento.