Esercizio Fisico: la Chiave del Dimagrimento!

Due persone che corrono tenendosi per mano sotto un ponte, con la scritta “ESERCIZIO FISICO REGOLARE” e il logo di Scienze Motorie con l’indirizzo scienzemotorie.com.
09 dicembre 2016

Con il benessere tecnologico sta aumentando a dismisura l’ipocinesi, principale fattore di rischio per l’insorgenza di patologie a carattere metabolico e cardiovascolare.

In Europa, oltre la metà degli adulti sono in sovrappeso o sono obesi. Negli ultimi tre decenni, la prevalenza di obesità infantile, causata dalla scarsa o mancata attività fisica, è aumentata del 250%. Gli italiani sono tra i più sedentari, con il 60% che dichiara completa inattività.
Le conseguenze della mancanza di esercizio fisico si ripercuotono sulla salute con un pesante impatto negativo in termini di costi per il sistema sanitario e con una stima di un milione di decessi l’anno.

È evidente allora che ridurre sovrappeso e obesità diventa un obiettivo prioritario, come testimonia la copiosa attività di ricerca in questo ambito, volta a sostenere, in primo luogo, un cambiamento di stile di vita, in ogni fascia di età e di conseguenza benefici significativi per la salute.

I professionisti del movimento svolgono un ruolo fondamentale nel prescrivere e somministrare la giusta dose di attività fisica a ciascun individuo, tenendo conto del limite oltre il quale il grasso in eccesso, non è più solo un problema estetico, ma diventa la causa principale di diverse patologie.

Il tessuto adiposo: riserva di grasso e organo endocrino

Se lo si guarda con gli occhi di un vecchio fisiologo (1960), il tessuto adiposo è deputato soprattutto all’accumulo di grasso, sotto forma di trigliceridi.

Studi recenti (2000), evidenziano che vi sono due tipi distinti di tessuto adiposo, bianco e bruno, che svolgono ruoli specifici.
– Gli adipociti del tessuto adiposo bianco, sono cellule di forma sferica, di grandi dimensioni, formate da una singola grande goccia lipidica, contenente per lo più trigliceridi. Il tessuto adiposo bianco, oltre ad avere la funzione principale di deposito, svolge un ruolo importante come organo endocrino.
– Gli adipociti del tessuto adiposo bruno, sono cellule di forma diversa, di dimensioni più piccole, formate da tante piccole gocce lipidiche della stessa natura. Il tessuto adiposo bruno, oltre a fungere da deposito, viene principalmente coinvolto nella produzione di calore (termogenesi).

Secondo le più recenti scoperte scientifiche,

gli adipociti non sono più considerate delle cellule in stand-by passivo, ma producono e rilasciano ormoni peptidici, che segnalano lo stato delle riserve energetiche e coordinano il metabolismo dei grassi e dei carboidrati dell’intero organismo. Questi ormoni peptidici, noti come adipochine, possono agire sia localmente (azione autocrina e paracrina), sia in modo sistemico (azione endocrina), comunicando al cervello informazioni sulla disponibilità di riserve energetiche (trigliceridi) depositate nel tessuto adiposo o in altri tessuti.

Nello specifico, la leptina è un’adipochina che agisce sui recettori dell’ipotalamo per diminuire l’appetito, aumenta la spesa energetica e favorisce la riduzione della massa grassa; l’adiponectina, con la sua azione antinfiammatoria e vasoprotettiva, previene le malattie cardiovascolari e il diabete di tipo II, aumenta i livelli di colesterolo HDL, riduce la sintesi di trigliceridi e favorisce la riduzione della massa grassa.

Le gocce lipidiche presenti negli adipociti, sono come serbatoi di carburante, i cui trigliceridi prima di essere utilizzati, devono essere idrolizzati (scissi) in acidi grassi (AG) e glicerolo (GLY), mediante una reazione sottoposta a controllo ormonale, nota come lipolisi.
Gli AG liberati dalla lipolisi, vengono rimossi dall’adipocita e rilasciati nel torrente ematico per poi essere trasportati, dalla proteina plasmatica albumina, o nel fegato, per produrre altri TG o nel muscolo per essere utilizzati come combustibili metabolici per fornire energia (trasporto dell’AG dentro il mitocondrio e ossidazione dell’AG tramite B-ossidazione e ciclo di Krebs).
Il GLY, viene captato e metabolizzato dal fegato per poi essere convertito in piruvato (glicolisi) o in glucosio (gluconeogenesi).

Metabolismo e Bilancio Energetico

Il bilancio energetico dell’organismo è dato dalla differenza tra l’energia introdotta nell’organismo con l’alimentazione (energia in ingresso) e l’energia spesa, o sotto forma di calore, o utilizzata per compiere lavoro (energia in uscita). È possibile controllare l’energia in ingresso facendo attenzione all’alimentazione.

In quanto all’energia in uscita,

  • una parte di essa è data dalla spesa energetica obbligatoria relativa al funzionamento delle cellule e degli organi (metabolismo basale);
  • una parte è data dalla quantità di energia spesa per la digestione degli alimenti (termogenesi indotta dalla dieta); la parte restante di energia in uscita è quella data dall’attività fisica.

In sostanza, la maggior parte dei processi dell’organismo che consumano energia non sono sotto il controllo cosciente, pertanto il solo modo in cui è possibile aumentare volontariamente la spesa energetica è attraverso l’ esercizio fisico.

Esercizio Fisico: la Chiave del Dimagrimento!

Esercizio fisico e dimagrimento

Il dimagrimento è un obiettivo non facile da raggiungere. L’esercizio fisico di nuova generazione può rappresentare l’ago della bilancia per il successo nel dimagrimento, una volta verificata l’incidenza dell’allenamento, si può procedere con il controllo dell’alimentazione.

L’esercizio fisico è l’unico fattore realmente vincente, perché in grado di agire sui meccanismi fisiologici coinvolti nel processo di dimagrimento:

  1. Stimolazione endocrina.

  2. Dispendio calorico.

  3. Aumento del consumo di ossigeno post-esercizio (EPOC) e aumento temporaneo del metabolismo a riposo (RMR).

  4. Aumento stabile del metabolismo basale (BMR).

E’ interessante notare che durante l’attività fisica cambia la secrezione di numerosi ormoni coinvolti nella regolazione del metabolismo del glucosio e dei grassi (fonti principali di energia). Nello specifico, durante l’ esercizio fisico, aumenta la concentrazione plasmatica di glucagone, cortisolo, catecolamine (adrenalina e noradrenalina) e ormone della crescita che promuovono la lipolisi; contrariamente, la secrezione di insulina, antagonista della lipolisi, diminuisce.

In realtà qualsiasi intensità e qualunque tipologia di esercizio fisico possono indurre il massimo tasso lipolitico, ma questo non significa che basta muoversi per dimagrire: perchè il corpo perda grasso, gli acidi grassi devono essere utilizzati per produrre energia, se ciò non accade, l’organismo li converte di nuovo in grasso (a riposo il 70% degli AG rilasciati dalla lipolisi vengono re-esterificati).

Programmazione dell’allenamento per il dimagrimento

Esiste una fascia ottimale di intensità in cui il tasso di ossidazione degli acidi grassi raggiunge il picco, che corrisponde a valori compresi tra il 55 e il 75% del VO2max (si ossidano in media 0.5-0.6 gr di tessuto adiposo ogni minuto).

Relativamente alle tipologie di esercizio fisico, l’allenamento aerobico è in grado di indurre un elevato dispendio calorico durante l’attività, ma non agisce favorevolmente sulla secrezione ormonale, sull’EPOC e sull’RMR, mentre l’allenamento con sovraccarichi e/o con vibrazioni meccaniche crea un dispendio calorico medio-alto dipendente dal tipo di allenamento, EPOC alto proporzionale all’intensità di esercizio, aumento dell’RMR e del BMR (in relazione al sesso).

Per impostare un programma di allenamento per il dimagrimento è indispensabile eseguire, in primo luogo, una valutazione della composizione corporea (quantità e localizzazione del tessuto adiposo), dello stato di idratazione, del livello di muscolarità, del metabolismo e del modello alimentare del soggetto, con l’ausilio di strumenti specifici. Solo in un momento successivo sarà possibile testare le capacità metaboliche e neuromuscolari del soggetto e creare in lui le condizioni fisiche ottimali per raggiungere il successo.


Bibliografia:

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  2. D’Aria I. Attività fisica, l’OMS fissa le “dosi” minime che prevengono le malattie. Repubblica.it. 6 aprile 2016.
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  5. David L. Nelson, Michael M. Cox. Introduzione alla biochimica di Lehningher. Quarta edizione italiana di E. Melloni, F. Salamino. Zanichelli, 2011.

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  7. A. Di Giulio, A. Fiorilli, C. Stefanelli. Biochimica per le scienze motorie. Brossura, 2011.

  8. D. U. Silverthorn. Fisiologia umana. Sesta edizione italiana di V. F. Sacchi. Pearson, 2013.

  9. J. Achten et al. Determination of the exercise intensity that eliicits maximal fat oxidation. Med sci sports exerc 34:92-97, 2002.

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