Disequilibri del movimento e postura

Di:   Roberto Benis  |  15 Luglio 2022

Il movimento attivo e la postura sono intimamente legati seppure sembra che siano strutture gerarchiche distanti e per certi versi antitetiche.

A livello nervoso infatti il movimento è controllato dal sistema piramidale, un sistema volontario i cui centri superiori si localizzano nell’encefalo e più precisamente nella corteccia celebrale (Kandel et al., 2003).

La postura invece a livello nervoso è controllata dal sistema extra piramidale, un sistema involontario i cui centri superiori sono dislocati in varie aree quali ad esempio i nuclei vestibolari, i nuclei grigi centrali, il tessuto striatum, il cervelletto, i nuclei rossi, l’oliva bulbare, il collicolo (Kandel et al., 2003).

Controllo nervoso

Il controllo nervoso non è l’unico fattore distintivo tra i due sistemi, quello di movimento e quello posturale, anche le caratteristiche muscolari sia anatomiche che istologiche concorrono a differenziare i due sistemi. La muscolatura breve e tonica infatti è molto più utilizzata dal sistema posturale rispetto a quella lunga e fasica che viene maggiormente utilizzata nel movimento attivo (Raimondi et al., 2003), le caratteristiche istologiche delle due tipologie muscolari sono altrettanto diverse pertanto i “muscoli posturali” saranno caratterizzati da una quantità maggiore di fibre ossidative ed aerobiche a differenza dei “muscoli del movimento” che saranno caratterizzati da una quantità maggiore di fibre glicolitiche ed anaerobiche.

Oltre alle caratteristiche biologiche ed istochimiche delle tipologie di fibre vanno anche presi in considerazione le caratteristiche funzionali di queste due tipologie differenti di muscolatura, in quanto la muscolatura tonica sembra essere più soggetta ad irrigidirsi o a retrarsi mentre la muscolatura fasica sembra essere più soggetta ad indebolirsi od inibirsi (Janda, 1987). Lo stesso autore fornisce una lista di gruppi muscolari che seguono il destino dell’irrigidimento e quelli che seguono invece in destino dell’indebolimento.

Muscolatura tonica
soggetta a irrigidirsi o a retrarsi
Muscolatura fasica
soggetta a indebolirsi o inibirsi
Grastrocnemio – Soleo Peronieri
Tibiale posteriore Tibiale anteriori
Adduttori dell’anca Vasto mediale e laterale
Hamstrings Grande, medio e piccolo gluteo
Retto del femore Retto dell’addome
Ileopsoas Gran dentato
Tensore fascia lata Romboidi
Piriforme Trapezio inferiore
Estensori toraco lombari Flessori cervicali profondi
Quadrato dei lombi Estensori degli arti superiori
Gran pettorale
Trapezio superiore
Elevatore della scapola
Scaleni
Sternocleidomastoideo
Scaleni
Flessori degli arti superiori

Movimento attivo dell’uomo

Il movimento attivo dell’uomo influenza pertanto la postura e la postura può essere a sua volta favorente o limitante un determinato movimento. Il movimento umano ottimale è infatti generato da un corretto bilanciamento delle caratteristiche della curva tensione-lunghezza muscolare, della curva forza-velocità muscolare e della cinematica articolare quindi della coordinazione.

La sedentarietà, l’errato movimento e lo svolgimento di gesti stereotipati in ridotti angoli di escursione articolare possono portare ad una alterazione sia funzionale che strutturale delle caratteristiche strutturali e funzionali del sistema muscolo-scheletrico con un relativo e conseguente decremento della qualità del movimento quotidiano e quindi dello stile di vita.

L’influenza reciproca tra squilibri del movimento può essere quindi riassunta nel seguente diagramma di flusso.

postura e movimento

Relazioni reciproche

Il diagramma mostra le relazioni reciproche e la compenetrazione delle principali modifiche che possono verificarsi nel corpo umano quando uno schema di movimento viene alterato.

L’alterazione di uno schema fisiologico di movimento comporta, nelle sue prime fasi, un aumento del dispendio energetico oppure lo stesso schema del movimento viene ad essere alterato proprio per cercare di risparmiare energie visto il progressivo instaurarsi di rigidità muscolo fasciali che modificano inevitabilmente la postura.

In questo contesto, il tempo di permanenza del soggetto in una condizione di squilibrio e di mancanza di informazioni corrette gioca un ruolo fondamentale nella strutturazione e nell’apprendimento del nuovo schema di movimento e posturale, che nelle primissime fasi di instaurazione risulta sicuramente un compenso utile per il corpo ma che con il tempo si trasforma in una limitazione della funzionalità dei distretti corporei coinvolti.

Complicazioni fascio-muscolo-scheletriche

Da queste limitazioni possono quindi generarsi una serie di complicazioni fascio-muscolo-scheletriche che possono evolvere in:

  • aumento del dispendio energetico giornaliero: sensazione di stanchezza e riduzione cronica delle energie;
  • perdita di funzioni e movimenti consueti con relativa sostituzione di movimenti con para-funzioni (ovvero funzioni che assomigliano a quella originaria ma che attivano muscoli differenti provocando stress ripetuti);
  • instaurazione di schemi di movimento alterati e fuori dal rispetto delle leggi dell’ergonomia e della corretta biomeccanica corporea;
  • strutturazione di schemi posturali squilibrati e aumento delle eventuali disfunzioni recettoriali già presenti;
  • aumento del rischio di infortunio;
  • sovraccarico funzionale di determinati distretti corporei sfociando in problematiche di natura prettamente sanitaria come infiammazioni acuti o problemi cronici degenerativi;
  • riduzione della qualità di vita.

Questo approccio al movimento integrato con la postura, in cui la postura stessa non diviene il fine ultimo del processo lavorativo del Metodo di Esercizio Correttivo® ma bensì il tramite attraverso cui migliorare il movimento umano, è un approccio che trova conforto nei lavori di altri autori quali Janda e colleghi (Page at al., 2010).

Metodo Esercizio Correttivo

Il Metodo di Esercizio Correttivo® incentra quindi il proprio intervento sul riequilibrio muscolare e sugli esercizi di integrazione coordinativa al fine di lavorare correttamente il sistema fascio-muscolo-scheletrico offrendo nuovamente all’utente che vi avvicina una ritrovata libertà del movimento all’interno di schemi motori e posturali maggiormente vicini alla biomeccanica corretta del movimento umano. Con questa ottica quindi il Metodo di Esercizio Correttivo® può essere utilizzato in tutti quei casi di:

  • prevenzione danni articolari da disfunzioni da movimento, sedentarietà e sovraccarico;
  • recupero di posture non corrette e poco ergonomiche (paramorfismi);
  • screening posturali e funzionali sportivi;
  • integrazione di esercizi utili anche a coloro che svolgono attività fisica ma che hanno avuto esperienze di dolori e fastidi muscolari, riduzione delle prestazioni, riduzioni del movimento sano dovuto ad una postura poco corretta;
  • rientro in campo degli sportivi dopo un periodo di riabilitazione post-infortunio o operazione.

Esercizio Correttivo® non ha controindicazioni se non nei casi in cui vi sono delle patologie sistemiche e metaboliche che limitano l’esecuzione di alcuni esercizi del metodo di lavoro. In questi casi o in casi di infortuni presenti o sospetti è sempre meglio consultare il medico prima di intraprendere il programma di allenamento.

Libro Esercizio Correttivo