Mental Training: Aiutare a Gestire le tue Energie

Persona seduta con la testa china e un gesso blu sul braccio destro, accompagnata dal testo "MENTAL TRAINING" e logo Scienze Motorie.
19 marzo 2017

Aiutati a Gestire le Energie

Uno degli obiettivi principali dell’essere umano è quello di arrivare ad ottenere il miglior risultato con il minor sacrificio o il minor dispendio di energie fisiche eo mentali.

Il miglioramento del Costo Energetico è un obiettivo fondamentale di ogni atleta di alto livello, in particolare in sport come il ciclimo come troviamo ben chiaro in questo ottimo articolo del Dott. Giovanni Stefania:

—> http://www.scienzemotorie.com/costo-energetico-nel-ciclismo/

La Psicologia dello Sport è un ramo della psicologia che da pochi anni sta prendendo campo tra gli sportivi. Il lavoro dello psicologo dello sport è diventato molto vario e comprensivo di una serie di attività, atte a migliorare e facilitare l’impiego ottimale di forze, aumentare le capacità di concentrazione, migliorare i processi decisionali utili negli sport di squadra, aumentare la capacità immaginativa, elevare la coesione di gruppo e ridurre l’ansia da prestazione attraverso tecniche di rilassamento e training autogeno.

Quando ci alleniamo, spesso, poniamo la nostra attenzione sulla parte fisica e su quella tecnica, tralasciando una fetta importante, che è la preparazione mentale.

Prima di affrontare il tema di questo articolo è fondamentale sottolineare che lo psicologo dello sport che prepara mentalmente un atleta attraverso il Mental Training, ad esempio, non va a lavorare sulle carenze dell’atleta, ma va a incrementare e potenziare la sua forza mentale.

Ma come funziona il Mental Training?

Il motore psicologico di ogni essere umano è la motivazione. Un’atleta motivato in allenamento, ad esempio, avrà la voglia e la forza di mettersi le scarpe ed iniziare a correre. Ma come possiamo motivare un atleta?

Il primo passo del Mental Training è il Goal Setting. Dividere gli obiettivi in breve, medio e lungo termine. L’obiettivo inoltre deve essere reale e tangibile.

Successivamente andremo a controllare il Self Talk. Il dialogo interno spesso causa una modificazione della prestazione sia in allenamento che in gara. Quando siamo in fatica il nostro dialogo interno può essere negativo (“sento le gambe pesanti”, “non corro (o pedalo) in maniera fluida”, “non ce la faccio davanti a questa salita” ecc). Tradurre un self talk negativo in uno positivo (autoconvinzione) aiuta l’atleta a ritrovare l’energia mentale che in quel momento sembra mancargli.

Gestire le energie fisiche attraverso una preparazione mentale (che non sostituisce quella fisica, ma la integra), significa soprattutto tenere sotto controllo il livello di attivazione fisiologica (arousal). In psicologia fisiologica il termine arousal (dall’inglese eccitazione, risveglio) indica l’intensità dell’attivazione psicofisiologica di un organismo. La teoria dell’arousal presuppone che il livello di attivazione vari lungo un continuum che va dal sonno all’eccitazione diffusa.

Quando si deve affrontare una competizione sportiva, o più semplicemente una performance, sportiva ma anche lavorativa, il nostro organismo, nella sua accezione di unità “mente-corpo”, si prepara ad affrontarla attraverso un’attivazione psicofisiologica, cioè mettendo in moto una serie di processi caratteristici:

  • aumento della vigilanza e dell’attenzione (attivazione del sistema nervoso centrale);
  • i muscoli si preparano allo sforzo (attivazione del sistema muscolo-scheletrico);
  • cuore e polmoni si attivano per sopportare lo sforzo (sistema vegetativo simpatico).

Le ricerche in Psicologia dello Sport hanno evidenziato come esista uno strettissimo rapporto tra questa attivazione psicofisiologica e la riuscita di una buona prestazione.

La relazione tra livello di attivazione e prestazione è rappresentata dalla Teoria di Yerkes e Dodson (1908). Questa teoria afferma che il livello della prestazione segue l’andamento di una U rovesciata.

Come vediamo dal grafico, mano a mano che sale l’attivazione sala anche la prestazione, fino ad un picco massimo (peak performance). L’organismo è ricco di energia, il tono muscolare è ad un livello ottimale per conferire forza, precisione ed efficienza al gesto. L’atleta sperimenta un adeguato livello di stress (eustress) e ansia, sente di controllare le proprie azioni, vive un generale senso di benessere ed auto-efficacia, non è disturbato dai propri pensieri poiché è completamente concentrato sulla sua attività.

Con l’aumentare dell’attivazione però, la prestazione torna a calare, perché il tono muscolare è salito eccessivamente (tensione e rigidità muscolare) e interferisce con il gesto, provocando perdita delle coordinazioni fini e diminuzione della fluidità del movimento.

L’atleta può presentare tachicardia, sudorazione, innalzamento della pressione arteriosa, affaticamento precoce. Sul piano emotivo sperimenta elevati livelli di ansia e stress e scarso controllo delle reazioni emotive (scatti di rabbia). A livello cognitivo, infine, può mostrare una diminuzione dell’attenzione e della concentrazione e invasione di pensieri interferenti, catastrofici e di fallimento.

Ogni qualvolta che l’atleta sperimenta un alto livello di attivazione e quindi una bassa prestazione, è lì che lo psicologo dello sport può andare a lavorare.

L'immagine mostra la schiena di un uomo, presumibilmente un adulto, in piedi su una spiaggia, che osserva il tramonto sull'oceano. Indossa una maglietta scura con le parole "MENTAL COACH" stampate in bianco sulla schiena. Il sole sta tramontando all'orizzonte, proiettando una luce dorata e arancione sull'acqua e sul cielo.

Come? Attraverso delle tecniche di rilassamento

Le più importanti ed usate sono il Training Autogeno di Schultz ed il Rilassamento distensivoprogressivo di Jacobson.
Entrambe queste tecniche vanno a gestire il livello di attivazione (sia quando è troppo alto, ma anche quando è troppo basso), insegnando all’atleta a rimanere il più a lungo possibile nella peak performance, risparmiando quindi energie ma mantenendo una prestazione di livello alto. E’ importante, a questo punto, puntualizzare che il livello di arousal ottimale è diverso per ognuno di noi. Per ogni singolo atleta è fondamentale conoscere il proprio livello di attivazione associato al rendimento ottimale e le sue fluttuazioni durante la prestazione.

Lo psicologo dello sport aiuta l’atleta a divenire consapevole e riprodurre tutte quelle condizioni che rendono più probabile il verificarsi di uno stato di flow.

Il Mental Training si avvale di tutte queste tecniche per aiutare l’atleta ad ottimizzare la prestazione sia in allenamento, ma soprattutto in gara.

Corpo e mente si influenzano a vicenda e questa dinamica deve essere tenuta sotto controllo in maniera importante.

Ricordiamoci, infine, che il Mental Training è uno strumento che può essere usato solo da psicologi (cioè laureati in psicologia ed iscritti regolarmente ad un albo) che hanno portato a termine un master di specializzazione il quale ha fornito loro gli strumenti necessari per lavorare in questo ambito.

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