Perché un nuovo allenatore moltiplica i tuoi infortuni muscolari
La logica del cambio allenatore
Nel calcio professionistico, la frenesia di ottenere risultati immediati spinge spesso i club a compiere la scelta più drastica: cambiare allenatore. È la mossa simbolo della gestione moderna — un gesto impulsivo ma apparentemente risolutivo, pensato per produrre quello che i dirigenti definiscono “effetto shock”. Nella logica della dirigenza, cambiare il tecnico equivale a riaccendere la motivazione, rivitalizzare la squadra e correggere bruscamente una rotta negativa. Tuttavia, la scienza dei dati e della biomeccanica suggerisce che questo “shock tattico” ha un prezzo molto più alto di quanto appaia in superficie.
L’aumento del rischio di infortuni

Studi recenti hanno dimostrato che, nelle settimane immediatamente successive a un cambio di allenatore, l’incidenza degli infortuni muscolari nei calciatori professionisti cresce in modo significativo — in alcuni casi, fino a più del doppio rispetto ai periodi di stabilità tecnica. Dietro la narrativa del “nuovo inizio” si nasconde dunque un aumento concreto del rischio biomeccanico, che ha conseguenze dirette sulle prestazioni, sulla salute degli atleti e sui bilanci dei club.
L’epidemia silenziosa degli infortuni muscolari
Gli infortuni muscolari non da contatto nel calcio d’élite
Gli infortuni muscolari da stiramento, non derivanti da contatto, rappresentano il problema di salute più comune nella medicina sportiva contemporanea. Nel calcio d’élite costituiscono oltre un terzo di tutti gli infortuni che comportano perdita di tempo di gioco. Sono eventi multifattoriali, legati a variabili fisiologiche, biomeccaniche e gestionali: sprint, cambi di direzione, affaticamento neuromuscolare e accumulo di carico sono solo alcune delle cause note.a
L’impatto della stabilità tecnica sul rischio di infortuni

Ma oltre all’aspetto biomeccanico, esiste una dimensione organizzativa spesso trascurata: la stabilità tecnica. Quando un club cambia allenatore, non cambia solo lo schema tattico: cambiano i carichi, le metodologie, i tempi, la distribuzione degli sforzi e perfino le routine quotidiane. Ogni variazione di questo equilibrio incide direttamente sull’esposizione al rischio.
Il prezzo economico degli infortuni muscolari
Il costo economico, inoltre, è tutt’altro che marginale. Secondo stime UEFA, un giocatore della prima squadra infortunato per un mese può costare mediamente intorno ai 500.000 euro in stipendi e mancata disponibilità. Per un club di alto livello, ogni stiramento non prevenuto può equivalere a un piccolo investimento perso.
Lo studio che ha misurato l’effetto del cambio allenatore
Lo studio sulla Super League Turca
Un contributo fondamentale alla comprensione di questo fenomeno proviene da uno studio prospettico di coorte condotto nella Super League Turca (Dönmez et al., 2018), un campionato noto per l’alta frequenza di turnover tecnico. I ricercatori hanno seguito per tre stagioni consecutive (2014–2017) due squadre professionistiche di Ankara, analizzando un totale di 118 giocatori (64 della Squadra A e 54 della Squadra B), per un’esposizione complessiva di oltre 53.000 ore di allenamento e partita.
Metodologia e accuratezza diagnostica
Il protocollo di raccolta dati era conforme alla dichiarazione di consenso FIFA sullo studio epidemiologico degli infortuni, e ogni diagnosi di stiramento muscolare è stata confermata tramite risonanza magnetica (MRI), garantendo un’elevata accuratezza diagnostica.
Incidenza e gravità degli infortuni muscolari
Nel triennio di osservazione sono stati registrati 124 infortuni muscolari, con un’incidenza complessiva di 2.3 infortuni ogni 1000 ore di esposizione. Come in molti studi precedenti (Ekstrand et al., 2021), il rischio è risultato dieci volte superiore durante le partite (13.6 infortuni/1000 h) rispetto alle sessioni di allenamento (1.2/1000 h).
Il tempo medio di assenza è stato di 13 giorni, con la maggior parte delle lesioni classificate come “moderate” (8–28 giorni di assenza, 69.4% del totale). Gli infortuni gravi, oltre i 28 giorni, hanno rappresentato il 10.5%.
Anatomia del rischio: dove colpisce lo shock
Distribuzione, gravità e recidive degli infortuni muscolari
Oltre il 90% delle lesioni ha interessato i principali gruppi muscolari degli arti inferiori, in linea con l’epidemiologia classica:
- Ischiocrurali (41.9%)
- Adduttori (24.2%)
- Gastrocnemio/Soleo (14.5%)
- Quadricipiti (12.1%)
Le lesioni a ischiocrurali e quadricipiti hanno comportato i tempi di recupero più lunghi (mediana: 15 giorni), e la gravità radiologica si è rivelata un buon predittore del tempo di ritorno in campo (RTP). Le recidive hanno rappresentato il 18% degli infortuni totali, con durata media di assenza superiore (19 giorni contro 13) e una maggiore percentuale di gravità. La probabilità di recidiva non era correlata né all’età né alla posizione in campo, ma aumentava nei mesi invernali, in particolare a dicembre, forse per effetto combinato di congestione di partite e condizioni ambientali.
Questi numeri, di per sé, sono coerenti con quanto emerso in altri contesti europei. La vera novità dello studio, tuttavia, emerge dal confronto tra le due squadre: una stabile, una instabile.
Perché succede: la fisiologia dello shock
L’aumento degli infortuni post-cambio allenatore non è casuale, ma la conseguenza diretta di un doppio meccanismo — gestionale e psicologico — che agisce simultaneamente.
L’aumento improvviso del carico di lavoro.
Un nuovo tecnico, desideroso di imprimere subito la propria impronta, tende a criticare implicitamente i metodi del predecessore e ad alzare bruscamente l’intensità e il volume degli allenamenti. L’obiettivo è “dare una scossa”, ma la fisiologia insegna che il corpo umano si adatta solo gradualmente agli stimoli. Un incremento non progressivo del carico acuto è tra i fattori di rischio più documentati per le lesioni muscolari.
In termini di load management, si tratta di un tipico sbilanciamento dell’Acute:Chronic Workload Ratio (ACWR): l’esposizione acuta supera la capacità cronica dell’atleta di tollerare stress meccanico, generando microtraumi che evolvono in stiramenti o strappi.
La spinta psicologica dei giocatori.
Quando arriva un nuovo allenatore, il clima nello spogliatoio cambia radicalmente. Chi non giocava vede un’occasione per guadagnarsi spazio, chi era titolare vuole confermare il proprio status. L’effetto collettivo è un aumento inconsapevole dell’intensità interna degli allenamenti: sprint più esplosivi, contrasti più vigorosi, soglie di fatica superate. È un fenomeno osservato in molte dinamiche di gruppo: la competizione interna, quando si riaccende improvvisamente, produce una tensione neuromuscolare maggiore rispetto a quella che si osserva in contesti stabili.
Il risultato di queste due spinte — una top-down, l’altra bottom-up — è un ambiente di sovraccarico acuto non controllato, che amplifica il rischio di lesione muscolare.
Cosa possono fare preparatori e staff medici

I risultati di questo studio rappresentano un segnale di allarme per chi lavora nel settore della performance. Ogni volta che avviene un cambio tecnico, il team di preparazione atletica e quello medico devono considerare il periodo successivo come una fase di rischio elevato, da gestire con precisione scientifica.
Anticipare il rischio.
Le prime due settimane dopo il cambio sono statisticamente le più pericolose. Serve un approccio prudente: monitoraggio quotidiano di carico esterno (GPS, accelerazioni, sprint) e interno (frequenza cardiaca, RPE, wellness).
Controllare l’intensità, non solo il volume.
Il rischio non deriva solo dal numero di sedute, ma dalla loro qualità meccanica. L’introduzione di nuovi metodi — ad esempio, più esercitazioni a campo ridotto o più fasi di pressing — può moltiplicare il numero di azioni eccentriche ad alta intensità.
Educare il nuovo staff.
Il preparatore deve assumere il ruolo di mediatore scientifico. È essenziale spiegare al nuovo allenatore che l’aumento acuto del carico, pur motivato da esigenze tattiche, deve rispettare i principi di progressione graduale.
Gestire il ritorno in campo (RTP).
Le evidenze radiologiche mostrano una correlazione diretta tra grado di lesione e tempo di recupero. Gli staff devono utilizzare la diagnostica per definire protocolli di reinserimento realmente personalizzati, evitando recidive che aggravano ulteriormente il bilancio infortuni.
Un problema che inizia prima del campo
L’impatto delle decisioni dirigenziali sugli infortuni
Molti dei processi che portano a questa escalation di infortuni nascono nelle decisioni dirigenziali, non nei campi di allenamento. I club che vivono nella cultura del “cambiamento reattivo” spesso non considerano il costo fisiologico di tali scelte.
L’importanza dell’adattamento biologico e della stabilità tecnica
La narrativa del “nuovo impulso” trascura la complessità dell’adattamento biologico: ogni variazione improvvisa nelle richieste motorie, nei tempi di lavoro, nei microcicli o nei modelli di forza comporta una perturbazione omeostatica che richiede giorni o settimane per essere assorbita.
In un’industria che misura ogni parametro — dalla velocità di corsa alla distanza percorsa — la variabile “stabilità tecnica” rimane paradossalmente una delle meno monitorate.
Conclusioni: quando lo shock diventa una ferita
Il cambio allenatore come fattore di rischio immediato
I dati non lasciano spazio a interpretazioni: il licenziamento di un allenatore comporta un aumento immediato e significativo del rischio di infortunio muscolare, fino a 2.3 volte nelle due settimane successive. La “scossa” che il club cerca per invertire la tendenza sportiva diventa così una scossa biomeccanica che destabilizza l’intero sistema fisico e psicologico degli atleti.
Stabilità tecnica: prevenzione, salute e sostenibilità
Per i professionisti della preparazione atletica, questo rappresenta un monito e un mandato: la coerenza nel carico è prevenzione, la fretta è rischio. La stabilità dello staff tecnico non è solo una questione di filosofia gestionale, ma un fattore di salute e sostenibilità economica.
Motivazione vs fatica: il vero costo del cambiamento
In definitiva, ogni decisione presa “per cambiare qualcosa” deve essere valutata anche per ciò che cambia nel corpo degli atleti.
Perché se è vero che il calcio è un gioco di errori, l’errore più costoso è quello di confondere la motivazione con la fatica.
Bibliografia
Dönmez G., Kudaş S., Yörübulut M., et al. Evaluation of Muscle Injuries in Professional Football Players: Does Coach Replacement Affect the Injury Rate? (2018).
Ekstrand J. et al., UEFA Elite Club Injury Study (2021).
FIFA Consensus Statement on Injury Definitions and Data Collection (Fuller et al., 2006).
Malone S. et al. (2017). Acute:Chronic Workload Ratio and Injury Risk in Elite Soccer Players.
Orchard J., 2020. Muscle injury epidemiology in football: moving from risk to prevention.















