23 giugno 2022

La valutazione del somatotipo è una tecnica che trova le sue radici in antiche e suggestive ideologie, riconducibili alle teorie tipologiche della personalità di Ippocrate. Secondo queste teorie, corpo, psiche e stato di salute sono collegati, influenzandosi a vicenda.

Ippocrate può essere considerato il precursore delle teorie tipologiche essendo stato il primo a proporre un ideale di corrispondenza tra caratteristiche fisiche e stato di salute. Ippocrate nella teoria dei 4 umori (fluidi corporei: sangue, flegma, bile gialla e bile nera) suggerisce come le diverse proporzioni tra questi fluidi o umori possono determinare e generare cambiamenti nello stato di salute dell’individuo. In particolare, secondo queste teorie e le successive evoluzioni, il temperamento sanguigno è caratteristico di persone impulsive, vivaci e protettive verso l’esterno, il temperamento flemmatico è proprio di persone controllate, prudenti e introspettive, il soggetto collerico presenta una personalità aggressiva e suscettibile (bile gialla), mentre il temperamento malinconico è tipico di una persona triste, pessimista e ansiosa.

Dopo Ippocrate, Ernst Kretschmer, nel 1925, propose una teoria basata su osservazioni cliniche effettuate su soggetti sani e su soggetti affetti da disturbi psichici. Nei suoi studi vengono proposte tre conformazioni fisiche principali, più una accessoria, associate alla predisposizione verso condizioni patologiche.

Prima tipologia

La prima tipologia fu chiamata astenica e comprendeva persone longilinee ed esili, predisposte ad ammalarsi di schizofrenia.

Seconda tipologia

La seconda conformazione era quella atletica, che includeva persone con scheletro e muscolatura molto sviluppati, identificati come soggetti predisposti a lentezza di pensiero e irritabilità (Kretschmer, 1921).

Terza tipologia

La terza tipologia, quella picnica, includeva persone con rotondità di contorni, ampiezza della cavità addominale e abbondanti depositi di grasso, le quali erano soggette a disturbi maniaco-depressivi.

Tipologia displasica

Infine, la tipologia displasica, considerata come una tipologia accessoria, raggruppava tutti i soggetti con uno sviluppo disarmonico, quindi con delle proporzioni anomale e mescolanze costituzionali per le quali i maschi potevano presentare caratteristiche femminili e viceversa, frequentemente predisposti all’epilessia.

Successivamente, nel 1942, William Sheldon individuò, attraverso studi fotografici, tre tipologie morfologiche alle quali, come i suoi predecessori, associò particolari caratteristiche psicologiche. Sheldon riprese quanto affermato da Hunter nel 1880, secondo cui la classificazione dei tipi costituzionali si basa sullo sviluppo relativo dei complessi organici derivanti dai foglietti embrionali: endoderma, mesoderma e ectoderma.

Tipi di struttura corporea

Secondo Sheldon (Sheldon, 1954), i tipi di struttura corporea (o somatotipo) possono essere classificati in:

  • Endomorfico (da endoderma): sviluppa l’apparato digerente e respiratorio, ha un fisico rotondeggiante e presenta una personalità socievole, a tratti pigra e incline alla vita sedentaria, viene definito viscerotonico, cioè emotivo e viscerale.
  • Mesomorfico (da mesoderma): propenso allo sviluppo dell’apparato muscolo-scheletrico, del cuore e dei vasi sanguigni. È un soggetto dall’aspetto robusto e muscoloso con una personalità energica, ambiziosa, avventurosa e a tratti aggressiva. Sheldon lo considera somatotonico, ossia attivo e muscolare.
  • Ectomorfico (da ectoderma): dà origine alla pelle e al sistema nervoso, presenta un corpo longilineo con poca massa muscolare, la sua personalità è riservata, timida, inibita e caratterizzata da autocontrollo e tendenza a nutrire preoccupazioni. Viene indicato come cerebrotonico, quindi riflessivo e cerebrale.

Nel libro del 1954Atlas of Men: A guide for somatotyping the adult man at all ages ”, Sheldon classifica tutti i possibili biotipi secondo una scala da 1 a 7 per ciascuno dei tre modelli somatici.

La metodologia di Sheldon presenta tuttavia delle lacune, stabilendo ad esempio, l’appartenenza a un determinato somatotipo in maniera soggettiva, affidandosi al metodo fotoscopico. Senza avvalersi di misure obiettive come quelle antropometriche, che verranno invece introdotte dai ricercatori successivi.

Il metodo di Richard Parnell

Nel 1958, infatti, Richard Parnell (Carter, 1987) introdusse il concetto secondo cui lo sviluppo della tipologia morfologica raggiunta in un certo periodo della vita viene condizionata da fattori genetici e ambientali.

Il metodo proposto da Parnell utilizza l’antropometria per stimare l’appartenenza dei soggetti a una delle categorie morfologiche o biotipi che, diversamente da Sheldon, definisce come grasso, muscoloso e lineare, sostituendoli alle terminologie di endomorfo, mesomorfo ed ectomorfo.

Nel 1967, da alcuni collaboratori statunitensi di Sheldon, Barbara H. Heath e J.E. Lindsay Carter, nasce il famoso metodo Heath-Carter (Carter, 1980; Carter, 1990). Questo approccio non si basa più sull’osservazione del fenotipo, ma sull’utilizzo di misurazioni antropometriche. Secondo Heath e Carter, la morfologia dei soggetti misurati può essere categorizzata in una tra 13 combinazioni o categorie somatotipiche.

Il metodo Heath-Carter

Il metodo Heath-Carter è quello più utilizzato attualmente e può essere condotto a partire da 3 metodologie di valutazione:

  • Metodo antropometrico, in cui viene utilizzata l’antropometria per stimare il somatotipo.
  • Metodo fotoscopico, in base al quale vengono espresse valutazioni su fotografie standardizzate.
  • Metodo antropometrico e fotoscopico, ritenuto come metodo gold standard, che combina antropometria e valutazioni fotoscopiche.

Secondo Heath e Carter, il somatotipo, analogamente a quanto proposto da Sheldon, si valuta sulla base di tre numeri, dove il primo indica l’endomorfia, il secondo la mesomorfia e il terzo la componente ectomorfa; le componenti del somatotipo possono variare nel tempo, come conseguenza di un intervento nutrizionale, di un programma di attività fisica o semplicemente con l’invecchiamento. Quindi la scala di valori risulta essere “aperta”, con un valore minimo pari a 0,5. Una componente inferiore a 2,5 viene considerata bassa. Da 3,0 a 5,0 media e da 5,5 a 7,0 alta. Valori più alti di 7,5 sono considerati estremi.

Contrariamente al limite superiore pari a 7 fissato da Sheldon, le componenti del somatotipo, secondo Heath e Carter, possono raggiungere punteggi più elevati. L’endomorfia può variare da 0,5 a 16, la mesomorfia da 0,5 a 12 e l’ectomorfia da 0,5 a 9. Tuttavia, secondo gli Autori, questi valori non sono da considerarsi limitativi, sono solo quelli finora riscontrati, pertanto la scala risulta aperta e modificabile, qualora si manifestassero soggetti con punteggi superiori a quelli finora osservati.

Determinazione del somatotipo

Per determinare il somatotipo su base antropometrica sono necessarie 10 misure:

  • peso corporeo;
  • statura;
  • pannicolo adiposo al tricipite;
  • pannicolo adiposo sottoscapolare;
  • pannicolo adiposo sopraspinale che tuttavia in alcuni testi può essere indicata con il termine soprailiaca anteriore;
  • pannicolo adiposo misurato medialmente sul polpaccio;
  • diametro dell’omero;
  • diametro del femore;
  • circonferenza del braccio contratto;
  • circonferenza del polpaccio.

Una volta rilevate le 10 misure antropometriche necessarie si può procedere al calcolo delle tre componenti del somatotipo in due modi, utilizzando apposite equazioni oppure una scheda di valutazione.

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