Riccardo De Luca

Riccardo De Luca è il miglior pentatleta italiano, 5° alle ultime Olimpiadi

PERCORSO:

Riccardo De Luca, classe ’86, residente a Mentana (Roma), atleta di punta della Nazionale italiana di pentathlon moderno e del C.S. Carabinieri. Scoperto e cresciuto alla corte del talent scout ed ex campione di pentathlon Pietro Serena, Riccardo è primatista mondiale della specialità combined (9’40”00 stabilito ai mondiali di Roma 2012).

Impressionante il curriculum sportivo di De Luca. Nato atleticamente presso il prestigioso Centro di avviamento al P.M. di Montelibretti, ha iniziato l’attività con la società Mezzaluna, passando quindi al C.S. Carabinieri. È campione del mondo a squadre in carica e vice campione d’Europa uscente.

Vincitore dell’argento individuale agli europei juniores di Budapest 2007 e di numerosi titoli italiani, vanta anche un terzo posto in coppa del mondo a Berlino nel 2010. Oltre al primato mondiale stabilito nella combined, Riccardo ha conquistato nel 2012 il bronzo nella world cup a Rio de Janeiro (BRA). Alle Olimpiadi di Rio 2016 è arrivato quinto con qualche rimpianto.

 

Giacomo:
“Come è iniziato il tuo percorso nel Pentathlon Moderno?”

Riccardo De Luca:
“Mi sono avvicinato al Pentathlon in maniera decisamente casuale. Fino all’età di 13 anni non avevo idea di cosa fosse questo sport, penso che nemmeno lo avessi mai sentito nominare. Essendo un ragazzo molto esuberante credo che i miei genitori siano stati ben felici quando c’è stata l’occasione di andare a provare questo sport grazie a un collega di mia madre, Pietro Serena, che era stato un commissario tecnico della nazionale.

Quando nei giorni di prova sono stato messo prima nella pista di atletica a correre poi con una pistola in mano o con la spada a fare dei combattimenti, mi sono appassionato tantissimo e da lì ho cominciato a fare questo sport sempre più seriamente.

Non è stato facile trovare il giusto equilibrio tra i tanti allenamenti che necessita il pentathlon, lo studio e la vita da ragazzo. In fondo avevo solo 13/14 anni, avevo appena finito le scuole medie e mi ero iscritto alla scuola geometri. Passo dopo passo, i sacrifici e le esigenze che richiede questo sport quando si inizia a fare sul serio, sono importanti e ci vuole tanto tanto impegno per mantenere il giusto equilibrio.

Quindi diciamo che da lì mi ha incuriosito sempre di più questo sport multidisciplinare e poi come vedete è diventata la mia carriera. Per quanto riguarda la mia disciplina preferita, diciamo che col passare degli anni è cambiata a seconda dei periodi, come la scherma, la corsa o l’equitazione. Ma sinceramente quella che mi ha portato più successo e più soddisfazione, ora come ora è il combined, ovvero il tiro combinato con la corsa. E devo dire che ho ottenuto molti successi grazie a questa disciplina.”

 

Giacomo:
“Parlaci del Pentathlon Moderno”

 

Riccardo De Luca:
“Come dice il nome stesso il Pentathlon è uno sport composto da 5 discipline che sono il nuoto, la corsa, il tiro, la scherma e l’equitazione. Al contrario di altri sport multidisciplinari come il triathlon noi non facciamo tutto insieme, ma ogni disciplina ha il suo spazio e viene vissuta separatamente dagli atleti.

Nella disciplina d’apertura, ogni concorrente ha un incontro di sessanta secondi contro ciascuno degli altri. L’arma usata è la spada (vedi alla voce «scherma») e gli incontri sono a «morte improvvisa», vale a dire che il primo schermidore a mettere a segno una stoccata vince. Se nessuno dei due riesce a vincere nel tempo stabilito, entrambi risultano sconfitti.

Il nuoto è considerato la disciplina in cui è più difficile migliorarsi in modo sensibile se ci si avvicina tardi allo sport. Di conseguenza, molti pentatleti di alto livello provengono dal nuoto. Sia uomini che donne gareggiano nei 200 metri stile libero, in batterie la cui composizione è stabilita in base ai migliori tempi personali. Completare il percorso in 2’30” per gli uomini e 2’40” per le donne equivale 1000 punti.

Nel salto a ostacoli i cavalli vengono assegnati ai concorrenti tramite un sorteggio che si svolge poco prima dell’inizio della gara, con l’idea di saggiare la loro maestria nel padroneggiare un animale sconosciuto. A questo punto i pentatleti hanno a disposizione venti minuti per cavalcare i loro nuovi destrieri su un campo pratica. Il percorso vero e proprio deve includere dodici ostacoli, tra cui un salto doppio e uno triplo. I punti vengono assegnati sulla base di un tempo prestabilito per portare a termine il percorso, tempo che varia a seconda della lunghezza del percorso. Un cavaliere che compie un percorso netto entro il limite di tempo guadagna 1200 punti. Ogni secondo in più comporta una penalità di 4 punti.

Per chiudere c’è il comibined, con le discipline del tiro e della corsa in un unico evento. La partenza è scaglionata, in quanto agli atleti vengono assegnati handicap sulla base del punteggio accumulato negli eventi precedenti. La gara inizia con una corsa di circa 20 metri fino al poligono di tiro, dove ogni pentatleta ha a disposizione 70 secondi per colpire 5 bersagli del diametro di 59,5 mm da una distanza di 10 m con una pistola ad aria compressa (o a laser).

Gli atleti che riescono a colpire tutti e cinque i bersagli entro il tempo stabilito possono proseguire per la prima delle tre frazioni di corsa da 1000 m. La procedura di tiro si ripete dopo la prima e la seconda corsa di 1000 m. La terza corsa si conclude sulla linea d’arrivo. Grazie al sistema degli handicap, il primo a tagliare il traguardo è il vincitore dell’intera competizione.”

Giacomo:
“C’è uno sport che preferisci? E come incidono le varie discipline?”

Riccardo De Luca:
“Probabilmente la più importante è la scherma: se fai una buona prestazione lì, l’intera gara si indirizza bene. Poi ovviamente ognuno ha le sue caratteristiche, e quindi ha la disciplina che assolutamente non deve sbagliare perché sono le “colonne” della tua gara. Per me sono appunto la scherma e poi la combinata di tiro e corsa, che mi ha sempre dato soddisfazioni e mi piace anche praticare. La trovo spettacolare e più interessante delle due gare separate di prima.”

Giacomo:
“Come è stata l’esperienza delle Olimpiadi?”

Riccardo De Luca:
“È stata un’esperienza e un’emozione unica che auguro a qualsiasi altro atleta. Nel 2012 era la mia prima volta, il risultato ottenuto non è stato dei migliori, in verità le mie aspettative e speranze erano più ambiziose. A livello emotivo non è stato facile reagire e guardare avanti per altri 4 anni, ma a mente fredda ho capito gli errori che hanno limitato le mie capacità e da lì in poi mi sono rimesso in gioco al 100%.

La prima Olimpiade è come coronare un sogno, nell’affrontare la seconda l’orgoglio è lo stesso, ma c’è maggior lucidità. A Londra purtroppo l’emozione mi ha fatto un brutto scherzo, ero distratto. Quello su cui stiamo insistendo da parecchio tempo è proprio questo, cercare di dare il massimo ed essere lucidi anche nelle condizioni di massimo stress.

È tutto unico e speciale, dalla gioia che ti trasmettono le feste e gli incoraggiamenti degli amici all’incitamento dalle migliaia di persone che sono presenti per l’evento fino a quella più seria e professionale del team tecnico e degli atleti pronti a gareggiare nei giorni seguenti.”

Giacomo:
“Come ti alleni e come ti alimenti?”

Riccardo De Luca:
“Fondamentalmente ci alleniamo tutto il giorno, a parte lo spazio per il pranzo e quello che io chiamo il sesto sport che è il riposo. Non c’è molto tempo per fare altro, i volumi di allenamento sono molto importanti.

Per quanto riguarda l’alimentazione possiamo avere un regime un po’ più elastico rispetto ad altri sport, anche perché allenandoci praticamente sempre e in tante discipline diverse il nostro metabolismo è molto veloce. Certamente ci vuole grande attenzione perché è facile riscontrare gli effetti di una cattiva alimentazione nelle risposte che dà il mio corpo alle sollecitazioni. Soprattutto quando si avvicinano gli eventi importanti l’attenzione diventa massima.

Abbiamo un staff tecnico molto importante perché abbiamo allenatori per ogni disciplina e un preparatore atletico che in questo momento è Andrea Passerini, un grande professionista anche in grado di innovare che nel nostro sport è spesso una cosa fondamentale. Questo staff numeroso ci permette di distribuire gli allenamenti tecnici e quelli fisici in modo da far rifiatare il corpo e non stressa troppo la mente visto che comunque si tratta di allenarsi almeno 7 ore ogni giorno.”

Giacomo:
“Cosa diresti a un ragazzo per convincerlo a praticare il pentathlon??”

Riccardo De Luca:
“Innanzitutto, la cosa importante è praticare uno sport, sia a livello fisico sia mentale. Per il pentathlon, può essere l’ideale per chi ha obiettivi ambiziosi e tanta pazienza. Servono infatti molti anni per arrivare ad alti livelli, è difficile ottenere risultati a 20 anni. Io ad esempio lo pratico da quando avevo circa 12-13 anni ma è soltanto da 2 o 3 anni che sto avendo soddisfazioni concrete.”

 

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