Emanuele Tibiletti

PERCORSO:

Emanuele Tibiletti ha iniziato il suo percorso nel basket durante gli studi all’Università di Milano quando un amico lo chiamò per affiancarlo, seguendo le squadre giovanili della squadra di Varese. Dopo breve tempo passarono entrambi nello staff della prima squadra e dopo 3 anni Emanuele è passato a Reggio Emilia in serie A2, dopo ha trascorso 6 anni eccezionali che lo hanno portato a una crescita straordinaria con la squadra che è arrivata a giocarsi per due anni consecutivi lo scudetto.

Nel 2017 Emanuele Tibiletti è stato chiamato dalla Mensa Sana Siena.

Giacomo Catalani:
“Quanto è importante per te il confronto con altre metodologie?”

Emanuele Tibiletti:
“Ritengo che il confronto con i colleghi sia determinante, quindi condividere le proprie esperienze è fondamentale per crescere.
La formazione universitaria è stata una base importante che mi ha permesso di costruirmi delle competenze solide in anatomia, fisiologia e tutto il resto, ma poi è stato decisivo l’impegno, la fatica e il sacrificio che ho messo per andare a cercare chi faceva questo lavoro da più tempo di me, cercando di imparare, carpire qualche segreto e inserire nel mio bagaglio più informazioni possibili.

Appena ho tempo mi piace molto andare a seguire altri professionisti durante qualche raduno, magari in estate. Vedere come lavorano anche in altri sport, per esempio, è molto stimolante e ogni volta si ricevono motivazioni importanti che servono per continuare a migliorarsi.

Grazie alla società di Reggio Emilia ho avuto la possibilità di seguire un giocatore americano durante un periodo di preparazione negli Stati Uniti, in un centro di preparazione a Las Vegas. Così ho potuto vedere come anche i giocatori di NBA lavorano e si preparano per la loro stagione.”

Giacomo Catalani:
“Cosa hai trovato di differente negli Stati Uniti?”

Emanuele Tibiletti:
“Mi è sembrato molto interessante e secondo me dovremmo pensare di fare qualcosa di simile anche in Europa, quest’idea di sfruttare anche il tempo della off season per fare dei lavori specifici sugli atleti che possono essere seguiti da team di professionisti altamente qualificati.

Visti gli impegni così ravvicinati, soprattutto per quelle squadre che hanno competizioni europee, è difficile ormai lavorare con costanza e con programmazioni ben studiate. Diventa quindi fondamentale sfruttare al meglio il periodo estivo e per molte squadre e molti giocatori potrebbe essere davvero un investimento importante quello di utilizzare il periodo estivo per investire sulla propria preparazione.”

Giacomo Catalani:
“Qual è il tuo approccio alle strumentazioni?”

Emanuele Tibiletti:
“La mia idea di fondo è trovare una strada che mi porti dei risultati e perfezionare quella, senza voler stravolgere troppo ogni anno il mio metodo di lavoro, macchinari e strategie. Questo non significa non lasciare aperta la possibilità di implementare nuove tecniche, nuovi test o nuove metodologie. Questo anzi riporta al discorso fatto in precedenza quando sottolineavo l’importanza del confronto con altri professionisti e con altre discipline.

Per fare un esempio da qualche anno sto inserendo nel mio lavoro l’utilizzo di macchine isoinerziali che nel calcio utilizzano già da molto, ma che nel basket spesso i giocatori non hanno mai visto. La naturale diffidenza iniziale si dirada quando gli atleti, che conoscono bene il loro corpo, capiscono di star traendo grandi benefici.

Ritengo fondamentale avere un quadro delle condizioni degli atleti sempre aggiornata ed è per questo che utilizzo strumenti come i cardiofrequenzimetri durante gli allenamenti, perché voglio verificare come cambiano i parametri di forza durante le sedute nell’arco di periodi anche medio lunghi.

Grazie a questo approccio è possibile modificare i carichi per capire se stiamo lavorando sulle espressioni di forza che ci interessano, se il lavoro sta andando nella direzione che vogliamo o se il giocatore ha bisogno di più recupero, perché non tutti giocano lo stesso numero di minuti e non tutti rispondono allo stesso modo ai carichi. L’individualizzazione del lavoro è ormai un fattore determinante, soprattutto a livello professionistico.”

Giacomo Catalani:
“Quali sono i pregi della macchine isoinerziali e come le hai conosciute?”

Emanuele Tibiletti:
“Il concetto di allenamento isoinerziale e l’utilizzo di macchine isoinerziali è piuttosto recente, ma sono già tanti i professionisti che hanno scoperto i benefici dell’allenamento isoinerziale per il nostro corpo. Personalmente ne faccio uso soprattutto in ottica preventiva perché permettono un allenamento che porta un grande effetto preventivo delle lesioni e allo stesso tempo offrono un ottimo strumento per il recupero e la riabilitazione.

La prima volta che ho visto utilizzare questo genere di strumenti è stato durante gli allenamenti dell’attuale preparatore di Avellino Silvio Bernabà che per altro, proprio in quel periodo, stava studiando insieme a Roberto Colli come riuscire a produrre degli strumenti isoinerziali a basso costo proprio per venire incontro alla necessità di molti preparatori che non sempre hanno società in grado o con la volontà di investire in macchine del genere e che quindi devono investire in prima persona.”

Giacomo Catalani:
“Qual è il tuo approccio con le esercitazioni con atleti così particolari come quelli del basket?”

Emanuele Tibiletti:
“In uno sport come il basket abbiamo a che fare con atleti con morfologie molto diverse, abbiamo giocatori alti 2 metri e 15 e altri che sono alti 1 metro e 80. Ovviamente non possiamo far fare le stesse identiche cose a tutti quindi è determinante, secondo me, fare un ottimo lavoro di valutazione in modo da avere chiaro cosa poter proporre ad ogni giocatore con l’obiettivo di portare tutti a poter svolgere una gamma più ampia possibile di esercizi.

Negli ultimi anni sto cercando di dare sempre più importanza all’aspetto preventivo perché se è indubbio che la squadra trae giovamento da una condizione fisica ottimale è ancora più vero che se ci sono infortuni o problemi che limitano le possibilità di un atleta il saldo è sicuramente negativo. In questo senso l’inserimento delle macchine isonerziali è proprio nell’ottica di avere massima attenzione agli aspetti preventivi, così come tutto il lavoro propriocettivo che cerco di fare più possibile.”

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