Introduzione alla Ginnastica Correttiva

Di:   Andrea Delvecchio  |  19 Maggio 2022

L’approccio multifattoriale della ginnastica correttiva, può migliorare in relazione alla qualità delle informazioni e dell’esperienza del professionista.

Cos’è una catena muscolare?

La catena muscolare non è altro che un insieme di muscoli intimamente connessi tra loro con una specifica finalità funzionale, svincolandosi dalla “teoria” dei muscoli isolati che li identifica solamente per la loro origine, inserzione, azione e innervazione.

Quando si parla di movimento, troppo spesso, i muscoli vengono analizzati solo per la loro funzione segmentaria e mai considerati in una visione d’insieme.

Una semplice flessione del busto in avanti o un gesto tecnico sportivo sono movimenti composti che richiedono l’intervento di più muscoli in sincronia e sinergia, finalizzati al raggiungimento di quel determinato movimento e fine.

Questa “connessione” funzionale che si viene a creare viene definita come catena muscolare o catena miofasciale, il cui scopo è assolvere a diversi compiti motori complessi che il singolo muscolo non potrebbe svolgere singolarmente.

Prendiamo ad esempio i muscoli ischio – crurali in maniera “isolata”: essi sono biarticolari e la loro azione principale è quella di flessori del ginocchio e estensione d’anca, ma in una visione d’insieme fanno parte della catena statica posteriore che ha come scopo funzionale quello del mantenimento dell’equilibrio in posizione ortostatica e la gestione della flessione del corpo in modalità eccentrica.

La catena posteriore statica assolve a questi compiti coinvolgendo non solo gli ischio – crurali, ma un insieme di muscoli, tendini e tessuto connettivo, dalla fascia plantare a quella epicranica.

Concetto di catena: il ruolo del connettivo

È proprio il tessuto connettivo a fungere da continuum tridimensionale, consentendo a tutti i sistemi corporei di operare in modo integrato.

Il connettivo non ha solo la funzione di rivestire il muscolo, il tendine o l’osso ma permea anche il tessuto muscolare, suddividendolo in subunità di varie dimensioni, creando una continuità tra i vari distretti.

Si forma in questo modo quella che viene definita come catena muscolare che possiede delle specifiche capacità funzionali e che subisce alterazioni provenienti da agenti esterni o da modificazioni fisiologiche interne lungo tutta la sua via.

Il connettivo non permea e ricopre solo l’apparato locomotore, ma riveste anche l’apparato viscerale, creando una connessione tra i due sistemi e influenza dell’uno sull’altro sotto regia del sistema nervoso centrale.

Connettivo

Connettivo e tensegrità

Il corpo umano possiede una caratteristica significativa: è una struttura che mantiene la sua integrità nonostante non abbia ancoraggi esterni, divenendo quindi un sistema finitamente chiuso e integro a prescindere dalla postura adottata o dal gesto motorio eseguito.

Questa caratteristica è resa possibile dal sostegno che tessuto connettivo, muscoli, tendini e articolazioni attuano in sinergia regolando la tensione del nostro sistema.

Si parla quindi di tensegrità: basata su una completa continuità del sistema muscolo – scheletrico equilibrato da forze tensili, il cui scopo è distribuire l’applicazione del carico esterno sull’intera struttura e non sulla singola area di applicazione della forza stessa.

Come già riportato in precedenza il connettivo oltre a permeare le fibre muscolari svolge anche funzione di rivestimento dell’apparato locomotore e dell’apparato viscerale, creando un legame e influenza reciproca dell’uno sull’altro.

Tuttavia gli studi in questo ambito sono ancori molto pochi e basati su modelli teorici, come riporta T. Myers in una recente pubblicazione, dove scrive: “I modelli che cercano di rappresentare il corpo umano attraverso il continuum fasciale si basano su concetti validi ma che, attualmente, non comprendono tutte le sfumature del vivente.

Per questo bisogna ricordare che si tratta di rappresentazioni teoriche che necessitano di ulteriori passi in avanti per comprendere meglio la fascia in presenza di anomalie anatomiche soggettive, di patologie, locali e sistemiche.

Abbiamo bisogno di sapere come cambia l’istologia della fascia in base all’età, in base all’assunzione giornaliera di farmaci e come queste variabili possono influenzare l’adattamento del continuum miofasciale.”

In sintesi il tessuto connettivo e la fascia sono soggette ad alterazioni di varia natura e non dipendono soltanto da “perturbazioni” del sistema muscolo – scheletrico, ma sono a loro volta intimamente connesse con lo stile di vita, l’età e le varie e possibili patologie sistemiche del soggetto.

Perché valutare la catena e non il singolo muscolo: dal globale all’analitico

Si parla spesso di valutazione globale riferendoci ad un esame con approccio generale al problema, che ci fa inquadrare la situazione osservando il corpo nella sua totalità e non soffermandosi sul problema specifico come si può invece fare con un esame di tipo analitico.

Quando si parla di catene muscolari è sempre utile ragionare e lavorare in ottica globale per poi passare successivamente ad un approccio mirato: questo ci consentirà di valutare l’intera catena nella sua totalità, successivamente nei singoli segmenti potenzialmente in disfunzione e solo dopo averli lavorati individualmente rivalutarli in concatenazione.

Prendiamo per esempio una retrazione dei muscoli ischiocrurali: se valutiamo in maniera globale la loro “elasticità” attraverso un bending test potremmo solo supporre un loro accorciamento notando una serie di compensi in ogni segmento della catena statica posteriore come per esempio un’accentuata cifosi dorsale o uno shift posteriore del bacino. Passando invece ad un esame analitico, testando il loro grado di elasticità direttamente con un test chinesiologico isolandoli dal contesto, potremmo notare un loro insufficiente rom articolare. Solo in un secondo momento, dopo averli normalizzati (che si tratti di detensionare o potenziare), rieffettuando l’esame globale (bending test) noteremo un miglioramento sul rom e armonia del gesto.

Il passaggio quindi obbligato è sempre un ritorno finale al lavoro globale in quanto l’obiettivo deve sempre essere un gesto armonico e funzionale nella sua totalità e non sul singolo segmento.

modello analitico e globale

Catene muscolari e autori

Tanti autori nel corso degli anni si sono approcciati al concetto di catene muscolari e alla funzione del tessuto connettivo in questo ambito, i primi studi sembrano risalire addirittura agli ultimi anni del 1800.

Cronologicamente e per importanza di pubblicazioni risaliamo fino 1972 con Denys – Struyf, autrice che fa parte della scuola francese insieme ai vari Mezieres e Souchard, che hanno per primi studiato, ampliato e lavorato sul concetto di catena muscolare e lavoro in globalità.

La loro idea verteva molto sulla presenza di sole catene rette, anteriore, posteriore e del cingolo scapolo-omerale braccio compreso.

È Busquet che nel 1994 evolve il pensiero di catene muscolari precedentemente sviluppato inserendo le catene crociate dando una tridimensionalità al concetto facendo intendere un possibile coinvolgimento delle stesse nell’esecuzione di movimento o di un gesto sportivo.

Nel 1996 Stecco riprende i concetti degli autori precedenti e li applicata in ambito fisioterapico e di terapia manuale, lavorando a livello manuale sul connettivo e conseguentemente sulla fascia, ampliando notevolmente il concetto di fascia stessa.

Arriviamo al 2001 con Myers, uno dei massimi autori in questo ambito, dopo svariate pubblicazioni elabora il concetto di continuum miofasciale e crea una propria classificazione delle catene miofasciali rielaborando e ampliando gli schemi di Busquet.

Ultimo autore in ordine cronologico è l’italianissimo Colonna che nel 2006, dopo molti anni di studio e ricerca in questo ambito, elabora il suo testo analizzando le catene muscolari da un punto di vista clinico e di esercizio terapeutico.

Busquet prima, Myers e Colonna poi seguono una linea simile nella nomenclatura, anatomia e funzione delle catene miofasciali, discostandosi solo nell’inclusione o meno di determinati muscoli nelle catene di riferimento, pur non cambiando la linea guida comune adottata di funzione delle catene stesse.

Catene muscolari e la loro funzione

Nei prossimi quattro articoli parleremo delle principali catene muscolari coinvolte in diversi gesti sportivi o movimenti quotidiani, selezionando solo le principali coinvolte e di più facile analisi e intervento.

Analizzeremo quindi l’anatomia, la funzione, un possibile gesto sportivo nel quale vengono coinvolte, i possibili test e gli esercizi correttivi delle seguenti catene muscolari:

  • Estensoria, fortemente coinvolta nella pesistica olimpica (weightlifting), gesto dello strappo (snatch).
  • Flessoria, stimolata in modo particolare dal ciclista nel gesto ciclico della pedalata e nel mantenimento della posizione in sella.
  • Spirale Anteriore, riconducibile al gesto sportivo del tennista che colpisce la palla sul dritto.
  • Spirale Posteriore, stimolata dal golfista nel drive iniziale.

Il nostro fine sarà quello di fornire degli strumenti valutativi e pratici che ci permettano di analizzare il gesto sportivo, capirne il coinvolgimento muscolare e delle loro catene muscolari annesse, per poi testarne la forza e/o elasticità e intervenire di conseguenza per risolvere inbalance.

Bibliografia:

  • S. Adstrum et al. Defining the fascial system, J Bodyw Mor Ther 2017
  • Thomas W. Mayers. Meridiani Miofasciali. Terza Ed. Tecniche nuove, Milano, 2016
  • Bruno Bordoni, Thomas Mayers. A Review of the Theoretical Fascial Models: Biotensegrity, Fascintegrity, and Myofascial Chains,2020 Feb ;12(2)
  • Saverio Colonna. Le catene miofasciali in medicina manuale, il rachide Edizioni Martina, Bologna, 2006

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