Fascia: anatomia e funzione

Di:   Roberto Benis  |  18 Maggio 2022

L’Oxford Dictionaries definisce la fascia come “una sottile guaina di tessuto fibroso che racchiude un muscolo o un altro organo”. Altri autori di testi di anatomia umana (Balboni, 1975), definiscono la fascia come un “organo accessorio, lamina connettivale che avvolge singoli muscoli o gruppi di muscoli delimitando una loggia fibrosa”. Da queste definizioni si capisce che la fascia non ha ricoperto in passato un ruolo molto importante nel mondo medico, mentre oggi si assiste ad un grande interesse verso questo sistema, avvalorato anche dai molti studi scientifici che sono stati fatti.

La fascia è un tessuto visco-elastico ininterrotto con formazione tridimensionale, essa circonda e collega ogni muscolo e organo formando un sistema funzionale continuo.

Con il termine “fascia” si considera qualsiasi tessuto connettivo denso e irregolare del corpo umano: comprese le aponeurosi, le capsule articolari o guaine muscolari come l’endomisio, il perimisio e l’epimisio.

  • L’epimisio collega ogni muscolo e continua nei tendini che collegano i muscoli alle ossa.
  • Il perimisio divide il muscolo in fascicoli o fasci di fibre muscolari.
  • L’endomisio è una rete continua di tessuto connettivo che ricopre le fibre muscolari singole.

Funzione propriocettiva della fascia

La fascia è innervata per lo più dai nervi che generano una funzione propriocettiva, essa è intimamente coinvolta con il sistema nervoso autonomo e sensoriale, il ruolo di trasmissione dei segnali elettrici a tutto il corpo e quindi di informazione propriocettiva è gestito dal collagene, uno dei principali componenti della fascia, che sembrerebbe avere proprietà semiconduttive, piezoelettriche e fotoconduttive.

Le forze meccaniche esercitate sulla e dalla fascia regolano la sintesi di citochine, la produzione di componenti della matrice extracellulare e altri processi essenziali per il rimodellamento tissutale. I fibroblasti hanno la capacità di trasformarsi in miofibroblasti e assumere un comportamento contrattile di natura miofasciale. I muscoli scheletrici avvolti dalla fascia non funzionano pertanto in maniera indipendente: essi sono legati dal tessuto connettivo formando “catene” di tessuti che vengono dette miofasciali. L’esistenza di tali collegamenti è stata dimostrata per la muscolatura ventrale e dorsale del corpo, non sono disponibili ancora molti dati per la fusione morfologica dei muscoli laterali. È stato trovato invece un solido collegamento fasciale tra la fascia ileotibiale, la fascia crurale e la fascia del muscolo peroniero lungo (Wilke et al., 2015).

Embriologia della fascia

Come tutti i tessuti connettivi anche la fascia deriva dal mesoderma ovvero lo strato intermedio dei tre foglietti tissutali embrionali che si forma a partire dalla 3° settimana di vita embrionale e dal mesenchima. Ovvero il tessuto connettivo embrionale dal quale hanno origine una grande quantità di tessuti (es: sangue, tessuto connettivo propriamente detto, tessuto osseo e tessuto cartilagineo).

La fascia ha come elementi base:

  • sostanza fondamentale;
  • fibre;
  • elementi cellulari.

La sostanza fondamentale è un materiale viscoso contenente acqua, proteoglicani, glicoproteine di struttura e mucopolisaccaridi. Ha la funzione di assorbire gli shock, resistere alle compressioni, lubrificare e regolare gli scambi intercellulari.

Le fibre che costituiscono la fascia sono: il collagene (si trova nel derma, osso, tendini, cartilagine, disco, vasi, intestino, utero, polmone, membrane basali), le fibre reticolari (mesenchima, membrane basali, sarcolemma, guaine dei nervi periferici) e le fibre elastiche (tonaca delle arterie, legamenti, tendini). Gli elementi cellulari sono costituiti per la maggior parte da fibroblasti.

mesoderma

Anatomia della fascia

La Fascia, come indicato da Willard (2012), è suddivisa in due livelli principali definiti superficiale e profondo (ad eccezione della regione palmare e plantare), e in tre sistemi definiti biomeccanico, meningeo e viscerale:

  • superficiale (sistema biomeccanico);
  • profonda;
  • sistema meningeo;
  • sistema viscerale.

I due livelli della fascia sono separati da tessuto adiposo e in esso si ritrova un reticolo di tralci connettivali che interconnettono i diversi strati.

Fascia superficiale

La fascia superficiale è lo strato cilindro più esterno ricoprente tutto il corpo e presente sotto il derma.

La fascia superficiale è composta da tessuto adiposo e connettivo lasso, quest’ultimo è sottocutaneo e al suo interno può esserci una trama di fibre collagene e, in maggiori quantità, elastiche. Essa rappresenta un’importante sede di stoccaggio di acqua e grasso, protegge da deformazioni e insulti meccanici e termici (strato isolante), è una via di passaggio per nervi e vasi sanguigni e permette lo scorrimento della pelle sopra la fascia profonda. Particolarmente evidente a livello delle giunzioni altamente mobili e sul dorso della mano, dove la pelle ha una notevole libertà di movimento per poter scorrere facilmente sopra tendini estensori durante movimenti delle dita.

La mobilità è promossa dalla presenza di più strati di fibre di collagene accoppiati all’elastina (Kawamata et al., 2003).

Ci sono alcuni siti dove la pelle è strettamente legata ai tessuti sottostanti per impedire o limitare il movimento come nei distretti palmare o plantare delle mani e dei piedi. Se il movimento fosse permesso dentro piani fasciali determinerebbe un contrasto con l’esigenza di facilitare una presa salda. Per tale motivo il tessuto connettivo lasso è scarso sotto la pelle nella zona palmo-plantare ed è completamente assente nelle pieghe delle dita, sui lati palmari delle articolazioni interfalangee, cosicché la pelle copra immediatamente le guaine tendinee fasciali. In queste zone la funzione di protezione della fascia è debole e questo spiega il motivo per cui punture sulle pieghe comportano un rischio di infezione per queste strutture (Fifield, 1939).

Fascia profonda

La fascia profonda è situata sotto la fascia superficiale ed è costituita da strati sovrapposti di fibre connettivali a diverso orientamento come le fibre collagene ondulate e le fibre elastiche, disposte secondo andamento trasversale, longitudinale e obliquo. Queste fibre conferiscono ai vari livelli delle caratteristiche biomeccaniche diverse (es: la muscolatura del trasverso dell’addome costituisce la parte attiva della fascia profonda). La fascia profonda costituisce quindi uno strato cilindrico piuttosto coeso intorno al corpo (tronco ed arti) ed allo stesso tempo forma una membrana che riveste la parte esterna muscolare.

Fascia e rapporti con il sistema muscolare e nervoso

Il sistema fasciale si continua all’interno dei gruppi muscolari e dei singoli muscoli tramite espansioni profonde (Turrina et al., 2013) che andando dall’esterno verso l’interno possono essere classificati in: epimisio, perimisio e endomisio. Queste espansioni hanno degli specifici significati funzionali:

  • l’epimisio avvolge l’intero muscolo, svolge un ruolo di contenimento, trasmissione delle forze, scorrimento e alloggiamento di strutture vascolo-nervose;
  • il perimisio avvolge il fascicolo muscolare, svolge un ruolo di contenimento, rende parzialmente indipendenti i fascicoli, connette le fibre sinergiche veicolando le forze verso il tendine, e funge da inserzione;
  • l’endomisio avvolge e connette le singole fibre muscolari ed ha un ruolo strutturale e funzionale durante la contrazione.

La fascia ha delle proprietà recettoriali ben identificate grazie alla presenza di recettori nervosi come ad esempio i corpusoli di Ruffini e di Pacini, questa caratteristica può dare alterazioni proprio-recettoriali (ad esempio nel low-back-pain), oltre che fornire feedback sensoriali sul movimento (Brumagne et al., 2010).

La continuità del tessuto connettivo in tutto il corpo, il ruolo meccanico della fascia e la capacità dei fibroblasti di comunicare tra loro mediante giunzioni, indica che la fascia può servire come sistema di segnalazione meccano-sensibile. Con una funzione di integrazione analoga a quella del sistema nervoso (Langevin et al., 2011). Si tratta infatti di una componente chiave di un sistema di tensegrità che opera a vari livelli in tutto il corpo e che è stato considerato anche in dettaglio da Lindsay (2008).

Miofibroblasti e tessuto cicatriziale

Altre componenti importanti della fascia sono i cosiddetti miofibroblasti, connessi con il il tessuto cicatriziale.

Il termine “miofibroblasti” è nato da studi sulla cicatrizzazione nel 1950 (Gabbiani, 2003). I miofibroblasti sono considerati come fibroblasti che acquisiscono le caratteristiche di cellule muscolari lisce quando il tessuto di granulazione si sviluppa in una ferita. L’accumulo di stress tra le fibre di actina e lo sviluppo di aderenze e di giunzioni tra le cellule permettono a queste ultime di diventare contrattili, contribuendo così a chiudere i margini di una ferita (Gabbiani, 2007).

Dopo la chiusura della ferita, i miofibroblasti normalmente diminuiscono in numero per apoptosi (Desmouliere et al., 1997). Tuttavia, in alcune circostanze patologiche, essi possono permanere e la loro presenza a lungo termine si pensa possa essere associata con un intero spettro di condizioni fibrotiche (Gabbiani, 2003).

Considerazioni finali sulla fascia

Appare evidente come il sistema miofasciale rivesta un importante ruolo strutturale e funzionale nel nostro organismo: ad ogni contrazione muscolare corrisponde una risposta da parte delle strutture tendinee e del sistema fasciale che coordinano il movimento, con un ruolo di “direttore d’orchestra”.

Questa complessa struttura è parte integrante e integrata dell’apparato muscolo-scheletrico e pertanto non può essere ridotta a mero contenitore. I risultati degli ultimi studi anatomici e fisiologici sul sistema miofasciale hanno chiaramente dimostrato come anche l’analisi basilare dei nostri organi e del loro funzionamento debba considerarsi tutt’altro che esaurita. Il sistema fasciale, considerato classicamente un “accessorio” dell’apparato locomotore, ha ricevuto negli ultimi 20 anni una notevole attenzione da parte degli studiosi ma sicuramente le conoscenze su questo argomento non sono ancora del tutto esaurite.

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