14 gennaio 2016

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Danilo Callegari sintetizza così quello che fa nella vita:
“Adoro misurarmi con me stesso in condizioni psico-fisiche difficili, scoprendo luoghi incontaminati dove la natura fa da padrona, e la vita, per noi esseri umani, è resa quasi impossibile.”

Parole perfette per una persona che ha deciso tanti anni fa di misurarsi con imprese al limite dell’umano, affrontando la natura e se stesso con spirito temerario, sempre alla ricerca di imprese all’apparenza impossibili.
Ma è proprio qui che sta l’eccezionalità di Danilo: il suo rapporto del tutto particolare con il concetto di impossibile.

Sono ormai molte le “avventure” che Danilo Callegari ha portato a termine e che lo hanno visto correre, nuotare, arrampicarsi e pedalare attraverso montagne, mari e deserti di tutto il mondo.

L’ultima in ordine di tempo è “Africa Extreme 2015“, l’incredibile avventura che ha portato l’alpinista/esploratore friulano ad affrontare 50km di nuoto continuativo in Oceano, partendo da Zanzibar e arrivando a Bagamoyo.

Ha proseguito poi di corsa, passando da Bagamoyo fino al campo base del Kilimanjaro, coprendo una maratona al giorno, lungo le strade sterrate che percorrono l’arido ed inospitale entroterra della Tanzania e salendo e scendendo su altopiani attraversando immense zone di savana.

Ha infine chiuso questa sua incredibile avventura salendo sulla cima del Kilimanjaro (5.895 m), senza campi intermedi, con partenza dalla base e arrivo direttamente in vetta.

Nel 2014 è stato protagonista della scalata in solitaria, in completo stile alpino e senza l’ausilio di ossigeno supplementare dello  Shisha Pangma, la cui altezza lo pone ad essere il quattordicesimo “ottomila” e quindi la quattordicesima montagna più alta della Terra con i suoi 8.027 metri di altitudine.

Nel 2013 ha concluso con successo il Progetto Magellano, dove ha percorso  380 miglia nautiche ovvero 700 km in acque salate con una temperatura media che si aggira attorno ai 2° C nel periodo in cui ha effettuato la traversata.

Nel 2012 ha conquistato la seconda delle sette cime del suo progetto “7 Summits solo Project“: l’Ebrus.
Questa montagna con i suoi 5.642 metri di altitudine è la cima più alta d’Europa.

Dopo aver scalato l’Elbrus e raggiunto la cima, Danilo è rientrato in Italia in bicicletta attraverso Russia, Ucraina, Romania, Ungheria e Slovenia pedalando per 4.000 km. L’intero progetto si è svolto in 3 mesi entrando il 22 dicembre nella piazza centrale di Pordenone.

Imprese di questo tipo non si fanno per caso, sono frutto di una grandissima preparazione fisica, tecnica ma anche e soprattutto mentale. La determinazione di Danilo nell’affrontare le sue “missioni”, dalla pianificazione all’allenamento, dalla voglia di vincere le sfide alla forza per non mollare mai, è stupefacente.
Non a caso una delle frasi che  gli sentirete più spesso pronunciare è questa: “I limiti esistono soltanto nella nostra testa”.

Danilo Callegari oltre all’alpinismo pratica anche il paracadutismo, che ha imparato e perfezionato durante la sua esperienza nei reparti speciali dell’Esercito Italiano, del quale è stato membro operativo per tre anni.
Nel periodo di tempo passato nel corpo dei paracadutisti ha vissuto in prima persona la cruda e triste realtà della guerra. In missione per oltre cinque mesi nel deserto iracheno, ha vissuto un’esperienza importante che, come ammette con decisione lui stesso, gli ha insegnato a vedere la vita con occhi diversi e a guardare il mondo in modo attento e meditato.

Questo approccio maturo e consapevole gli permette di affrontare le avventure sportive in modo molto razionale e programmato, avendo chiara la percezione che l’imponderabile e il pericolo della vita sono sempre in gioco.

Visita il sito di Danilo Callegari:

www.danilocallegari.com

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