Il monitoraggio del carico esterno di lavoro in un giocatore durante il Return to Play e la soggettività dell’atleta
Importanza del monitoraggio del carico esterno nel rientro post-infortunio
Nell’ultima fase di rientro post-infortunio diventa di fondamentale importanza il monitoraggio del carico esterno a cui l’atleta è sottoposto durante le sedute specifiche in campo.
Quanta distanza percorre? A quale velocità? Quante accelerazioni e decelerazioni esegue? In base all’obiettivo prefissato dell’allenamento, abbiamo lavorato troppo o troppo poco? Attraverso l’utilizzo dei GPS, è possibile valutare se gli obiettivi della seduta sono stati raggiunti o se sia necessario modificare qualcosa in vista dell’allenamento successivo. Nella mia esperienza personale, la valutazione del carico esterno mi ha permesso di comprendere meglio il tipo di atleta che stavo ricondizionando, conoscere i suoi dati precedenti all’infortunio e definire su quali aspetti concentrare maggiormente le sedute. Da queste considerazioni nasce la necessità di individuare cosa monitorare nelle diverse fasi del recupero dell’atleta durante il lavoro in campo.

Fasi di rientro e progressione dei carichi secondo la letteratura
Partendo dallo studio di Windt del 2022 (Quantifying Return-to-play Progressions in Team Sports Using Training Load Metrics) che illustra una pianificazione del rientro dell’atleta in gruppo tramite il monitoraggio dei valori del carico esterno durante le sedute individualizzate. Nello studio, gli autori individuano sostanzialmente 3 fasi per l’attività di rientro del giocatore che devono garantire un incremento graduale degli stimoli fisici sport specifici. Nella prima fase, troviamo il riadattamento alla tolleranza dei carichi base ovvero corsa moderata, basse accelerazioni per poi passare ad una fase intermedia di esposizione alle corse ad alta intensità, accelerazioni e decelerazioni in maniera controllata avvicinandosi gradualmente al modello prestato del singolo atleta. In fine è presente la fase di Return-to-performance in cui c’è un ripristino dei carichi di lavoro simili a quelli della partita con il riadattamento del giocatore all’eseguire esercitazioni tecnico tattiche complete con valori simili o superiori ai dati precedenti l’infortunio. Ovviamente per avere un monitoraggio corretto di quanto esponiamo un giocatore a determinati tipi di richieste fisiche, il controllo dei dati tramite GPS permette una valutazione perfetta del carico esterno e di conseguenza la possibilità di modulare e controllare le sedute in tutte le fasi di rientro dell’atleta nel gruppo squadra. In questo articolo, analizzerò come gestisco il monitoraggio del carico esterno in base alle fasi di lavoro e al tipo di ruolo.

Il rientro alla corsa
Gestione del rientro alla corsa e controllo delle velocità
Nella prima fase del lavoro sul campo, solitamente organizzo il rientro alla corsa in fasce di velocità, incrementando progressivamente i valori da 10-11 km/h fino a circa 18 km/h nelle sedute aerobiche, per poi includere l’HSR e gli sprint nell’ultima fase di recupero. Il monitoraggio del carico esterno tramite GPS ha permesso di gestire un incremento graduale del volume di corsa e di valutare l’intensità effettiva dell’esercizio.
Utilizzo del GPS per la valutazione della capacità di sostenere il carico
Ciò ha consentito di comprendere se l’atleta fosse in grado di sostenere la richiesta fisica, valutando la capacità di mantenere determinate fasce di velocità. Ad esempio, in un lavoro intermittente sui 100 metri a 15 km/h, il giocatore deve completare la distanza in circa 24 secondi. Attraverso il GPS possiamo osservare per quanto tempo riesce a mantenere la soglia di velocità desiderata, se ricorre a continue accelerazioni per restarvi o se tende a lavorare a una velocità superiore. Questi dati ci offrono indicazioni concrete sulla capacità effettiva dell’atleta di eseguire il compito richiesto, aiutandoci a decidere se sia necessaria una regressione del carico o se, al contrario, si possa procedere con un incremento nell’allenamento successivo.
Accelerazioni e decelerazioni
Monitoraggio di accelerazioni e decelerazioni nel Return to Play
Durante il Return to Play, l’introduzione di accelerazioni e decelerazioni, sia lineari che con cambi di direzione, rappresenta un aspetto cruciale, sia nel lavoro a secco sia in quello con palla. Mentre la corsa lineare è facilmente valutabile anche a occhio o con l’uso di un cronometro, la quantificazione delle frenate e delle accelerazioni ad alta intensità richiede strumenti specifici per il monitoraggio del carico esterno, come i GPS. Inoltre, l’esposizione a esercitazioni ad alto impatto neuromuscolare soprattutto dopo un lungo stop causato da un infortunio, deve avvenire in modo progressivo, consentendo al giocatore di recuperare fiducia nell’esecuzione del gesto motorio specifico.
Interpretazione dei dati e risposta dell’atleta al carico
Ogni esercizio e seduta, in base all’obiettivo, è pianificato per verificare attraverso i dati fisici raccolti se il giocatore è stato in grado di sostenere il carico previsto. Ad esempio, se un esercizio prevede 8 decelerazioni oltre i 2,5 m/s² (parametro utilizzato per indicare frenate ad alta intensità), ma il GPS registra solo 2 eventi, la valutazione può condurre a due interpretazioni:
- Errore metodologico nella proposta, che non ha generato lo stimolo desiderato;
- Esecuzione incompleta o timorosa da parte dell’atleta.
Nel primo caso la seduta va modificata per raggiungere il carico fisico previsto; nel secondo, è necessario comprendere le cause psicologiche o percettive che hanno limitato l’impegno. Durante il periodo di infortunio, infatti, la soggettività mentale del giocatore assume un ruolo determinante: il mancato raggiungimento dell’obiettivo può derivare da insicurezza, paura del dolore o scarsa fiducia nel gesto. In tali situazioni è opportuno regredire l’esercizio o lavorare sulla fiducia dell’atleta nell’esecuzione, fino a consentire l’esecuzione corretta e qualitativamente valida.

Le differenze di carico esterno per ruolo e la conseguente gestione nella valutazione dei dati.
Monitoraggio del carico esterno e valori di riferimento pre-infortunio
Nel corso della stagione, il monitoraggio del carico esterno deve includere anche l’analisi dei dati pre-infortunio dell’atleta, sia negli allenamenti sia in partita, per conoscere i suoi valori abituali: metri percorsi sopra le soglie di alta intensità, numero di sprint, e richieste fisiche specifiche in base al ruolo. Nella fase finale del Return to Play, prossima al rientro in gruppo, le valutazioni devono basarsi sulla specificità del ruolo. Un difensore centrale, ad esempio, presenta richieste prestative molto differenti rispetto ad un esterno, e le sedute devono essere strutturate in modo da rispecchiare tali esigenze.
Specificità di ruolo e applicazione nel Return to Play
È fondamentale quindi verificare, dopo ogni seduta, se l’atleta stia effettivamente svolgendo esercitazioni che riproducono le richieste del suo ruolo in partita. Per esempio, un esterno che, nelle sue prestazioni abituali, percorreva mediamente 50 metri sopra i 25 km/h per seduta, deve ritrovare tali intensità di corsa anche durante il lavoro individualizzato. Se questo obiettivo non viene raggiunto, il dato oggettivo suggerisce che il giocatore non è stato riadattato alle reali esigenze della prestazione calcistica e potrebbe non essere pronto a sostenere una seduta completa con la squadra, con il rischio di incorrere in ulteriori problematiche. Collegandomi a questo, la gestione delle sedute soprattutto a ridosso del rientro in gruppo, deve basarsi su allenamenti ruolo specifici che siano in grado di simulare anche se ovviamente con un minor volume di lavoro la prestazione singola dell’atleta pre infortunio. Tramite il monitoraggio del carico esterno con GPS, possiamo quindi variare le nostre scelte incentrando il lavoro sulle azioni che l’atleta compie maggiormente durante l’attività agonistica.
Windt J., Gabber T.J., Ferris D., Johnstone R.D. (2022). Quantifying return-to-play progressions in team sports using training load metrics. Sports Medicine-Open, 8(1), 86. DOI: 10.1186/s40798-022-00415-6.














