In queste ultime settimane sono usciti vari articoli sulla carta stampata, ripresi su internet e commentati in varie trasmissioni televisive, che evidenziano un aumento esponenziale di infortuni nel calcio professionistico in questo inizio di stagione, in particolare nel massimo campionato italiano.
Il dibattito su questa presunta evidenza è stata accompagnata a critiche, in alcuni casi neanche troppo velate, ai preparatori atletici delle squadre di serie A.
In virtù di questa premessa, in accordo con la Redazione, abbiamo ritenuto quindi utile approfondire l’argomento, affrontandolo con l’unico approccio possibile ovvero con rigoroso metodo scientifico.
Dobbiamo quindi rispondere alla domanda fondamentale ovvero se sia vero che, in questo inizio di stagione 2022/23 vi sia stato un aumento esponenziale degli infortuni nella nostra Serie A.
Per rispondere a questa domanda dobbiamo esaminare i dati epidemiologici a disposizione su riviste e/o pubblicazioni scientifiche.
Inoltre dobbiamo chiarire quali tipologie di infortuni possono essere attribuiti a presunte metodologie sbagliate in fase di preparazione atletica.
Classificazione degli infortuni
La classificazione ampiamente accettata in Italia sugli infortuni li suddivide in:
- lesioni da trauma diretto o contusioni;
- lesioni da trauma indiretto.
Le prime si riferiscono a traumi a seguito di scontri con avversari, compagni o terreno di gioco, gli infortuni da trauma indiretto “hanno un’eziologia multifattoriale e dunque un’efficace azione preventiva dovrebbe tenere conto delle caratteristiche biologiche, anatomiche, biomeccaniche nonché dei fattori psicosociali come lo stile di vita dell’atleta e la sua capacità di gestire l’ansia”.
Quindi, mentre i traumi diretti sono riferibili, nella quasi totalità dei casi, a fatti “accidentali”, i traumi indiretti sono quelli che certamente risentono dei mezzi e metodi di allenamento nonché della sua periodizzazione.
Pertanto, al fine di valutare se vi sia stato un aumento di infortuni in questo inizio di stagione legato ad una errata preparazione atletica, dovremmo considerare casistiche con i soli traumi indiretti.
Per rispondere quindi alla domanda, se vi sia stato un aumento esponenziale degli infortuni nella nostra Serie A, sono state fatte ricerche per reperire dati sugli infortuni.
Dati degli infortuni
Allo scopo si evidenzia che non sono stati reperiti studi o dati epidemiologici raccolti con criterio scientifico con particolare riferimento ai traumi indiretti, parzializzati allo scorso mese di ottobre o in generale a questo inizio di stagione.
I dati a disposizione di cui si è trovata evidenza sono riferiti alle stagioni passate, gli ultimi raccolti e analizzati su basi scientifiche si riferiscono alla stagione calcistica 21/22.
Sulla base di quanto sopra al momento, e fatti salvi eventuali studi che dovessero emergere in seguito, non risultano quindi evidenze scientifiche che via sia stato un aumento esponenziale di infortuni ne tantomeno legati ad un’errata preparazione atletica.
Quindi da dove nasce questo clamore?
Da un’attenta lettura degli articoli apparsi sui giornali e su internet, ripresi e commentati in televisione, la gran parte di questi fa riferimento al rapporto Howden, International insurance broker, che lo scorso 29 settembre ha pubblicato un interessante studio lo “European Football Injury Index for the 2021/2022 season for the men’s game” che in, estrema sintesi, rivela che “The total number of injuries sustained across all of Europe’s top five leagues was 4,810 over the course of last season – representing a 20% increase on the 2020/2021 season (2020/21 number of injuries was 3,988)”. Per la nostra Serie A un + 7%.
Come si evince dalla sua lettura, però anche questo rapporto si basa su dati per stagione e l’ultima a riferimento è quella 21/22.
Finalità del rapporto “is published against the backdrop of an ongoing debate concerning fixture congestion and demands for football’s authorities to implement radical reforms to the game’s calendar.” Pone la questione sulla sostenibilità dei costi sostenuti a causa di un infortunio “poses the question over whether the costs incurred due to injury are becoming unsustainable”.
Il rapporto ha quindi finalità diverse rispetto ad un’analisi scientifica riferita al tipo di infortunio in relazione alla preparazione atletica.
Infatti il rapporto non distingue fra traumi diretti e indiretti condizione che abbiamo precisato in premessa.
Conteggio anche dei positivi al covid
Inoltre per le finalità del rapporto fra gli infortuni sono inseriti i positivi per covid-19: “The total injury figures for each league include players who tested positive for Covid-19 or suffered other illnesses during the season. Covid-19 and Illnesses are included as stand-alone categories in the injury analysis sections.”
Inevitabilmente nel biennio pandemico non possono non aver inciso, nell’aumento degli “infortuni” così catalogati, i casi di Covid.
UnO studio del Prof. Marco Giovannelli come termine di confronto rispetto al periodo pre pandemico rileva, con esclusione della stagione 19/20 già condizionata dalla pandemia, un andamento pressoché stabile degli infortuni nell’ultimo quadriennio 2015/2019, peraltro inferiore al quadriennio precedente.
Tralasciando le questioni metodologiche, comunque fondamentali per la finalità di questa ricerca, è utile peraltro rilevare che, vari studi scientifici, hanno evidenziato una doppia correlazione fra epidemia covid e infortuni muscolari.
Caso studio
A tal proposito particolarmente interessante è uno studio coordinato dai ricercatori dell’Università di Tor Vergata e dell’Irccs San Raffaele Pisana di Roma e pubblicato sull’International Journal of Public Health. Dimostra che il virus covid-19 ha influito sia in modo diretto sia indiretto sugli infortuni.
In modo indiretto a seguito dei vari stop dei campionati per il lockdown, così come confermato anche in analoghi studi europei, nel periodo di ripresa dalle attività dopo il primo lockdown del 2020 che il Prof. Marco Giovannelli quantifica con un aumento del 26% degli infortuni muscolari nel periodo di ripresa dalle attività dopo il primo lockdown del 2020.
Lo studio inoltre evidenzia che il virus può avere un’azione diretta sulla biologia muscolare incrementando il rischio infortuni “Considerando l’elevata presenza del recettore ACE2 nei muscoli, l’ipotesi di un danno diretto appare realistica. A maggior ragione se si considera che quella che è la porta di ingresso del virus nelle cellule risulta assente invece nelle articolazioni: esposte ad analogo rischio di infortuni, prima e dopo l’avvento della pandemia. A ciò occorre aggiungere che i muscoli potrebbero risultare più sensibili ad altre condizioni determinate dal virus, soprattutto nel corso della prima ondata di contagi: ovvero la riduzione dell’ossigeno e la compromissione della funzionalità cardiovascolare.”
Per quanto riguarda invece il problema dei calendari di gioco si riporta una dichiarazione del Dott. Francesco Della Villa, Direttore del Centro Studi Isokinetic, intervistato dal Corriere dello Sport. «L’esposizione è sempre il primo fattore. Una delle ragioni per cui abbiamo visto così tanti infortuni nell’ultima giornata è legata al fatto che il calendario è congesto. Avere una partita a una distanza inferiore di quattro giorni rispetto alla precedente comporta un aumento di rischio rispetto a una distanza di sei giorni. Questo è provato scientificamente».
Quest’anno in particolare, con il mondiale “fuori stagione”, il problema del calendario con impegni troppo fitti è particolarmente sentito, anche se questo aspetto in realtà vale solo per i top team.
Conclusioni
In conclusione:
- non sono stati reperiti dati epidemiologici parzializzati e confrontati al mese di ottobre che possono avvalorare scientificamente la tesi che in questo inizio di stagione vi sia un aumento esponenziale di infortuni a seguito di traumi indiretti;
- risultano evidenze scientifiche che dimostrano che il periodo pandemico e il virus covid-19 ha influito sui casi di infortunio da traumi indiretti;
- gli studi e i dati a disposizione possono fornire conclusioni diverse a seconda di come vengono aggregati ed analizzati;
- giocare ripetutamente due partite in meno di 5 giorni aumenta il rischio infortuni.