Concentrazione: un Pilastro per la Prestazione Atletica

Di:   ScienzeMotorie  |  6 Dicembre 2019

Concentrazione: un Pilastro per la Prestazione Atletica

Molti scienziati dello sport distinguono quattro aspetti della prestazione atletica: fisica, tecnica, tattica e psicologia. Uno dei aspetti più familiari ma non completamente compresi è quello psicologico (o mentale) prima e durante la competizione sportiva. La concentrazione in queste fasi della gara incide spesso in maniera determinante sul livello delle prestazioni.

Quanto sopra mostra il paradosso associato alla psicologia sportiva, come può qualcosa essere così familiare a tutti ma non essere ben capito? L’importanza dell’aspetto psicologico ci è familiare perché ogni giorno vediamo atleti che fanno errori fuori dalle loro caratteristiche (mancan un putt da 1mt, calciano alto un rigore o sbagliano un colpo facile).

Questi errori ci permettono di vedere il lato mentale dello sport e ci permettono di intravedere delle mancanze in concentrazione o prestazioni dovute a fattori psicologici.

Introduzione

La maggior parte degli atleti hanno scoperto dall’esperienza che la concentrazione o la capacità di concentrarsi efficacemente su quello che stanno facendo, ignorando le distrazioni, è una delle chiavi di una performance efficace (Moran, 2004).

Quello che è stato osservato nella ricerca è che gli sportivi hanno sviluppato idee informali su come funzionano i loro sistemi di concentrazione in situazioni di gara competitiva. Ad esempio Lebron James, il famoso giocatore di Basket dei Cleveland Cavaliers, ha parlato della concentrazione come una “doccia”. Non va accessa finché non si vuole fare lavarsi… Non bisogna “uscire dalla doccia” e lasciarla aperta. La spegni, la accendi… devi essere fresco e pronto quando ne hai bisogno.

Quello che forse non sorprende notare è che le idee informali degli atleti sono interconnesse con tecniche idiosincratiche per concentrare le proprie menti in situazioni di gare ravvicinate. Ma è possibile accendere i sistemi psicologici nella nostra mente come si fa con una doccia? ma soprattutto per tutto ciò che è la concentrazione, perché è così importante per gli atleti e perché gli atleti perdono così facilmente il controllo della variabile psicologica in gara?

L’importanza della concentrazione nello sport

Innanzitutto dobbiamo definire cosa è la concentrazione. Moran (2004) afferma che questa si riferisce ad una capacità delle persone di esercitare uno sforzo mentale deliberato su ciò che è più importante in una determinata situazione.

In un contesto sportivo applicato, Perry (2005) afferma che questo può essere suddiviso in quattro parti:

  • focalizzandosi sui segnali pertinenti
  • mantenendo l’attenzione su un periodo di tempo prolungato
  • avendo consapevolezza della situazione
  • spostare l’attenzione quando necessario.

Perché allora la concentrazione è importante nello sport? La ricerca di Jackson & Csikezentmihalyi (1999) ha scoperto che 3 degli 8 componenti identificati di eccezionali prestazioni sono stati legati alla concentrazione. Ricerca che ha confrontato atleti meno vincenti con atleti di successo e ha sempre trovato che il controllo attento è un importante fattore discriminante nel successo.

Moran (2004) ha rivelato che gli atleti di successo hanno meno probabilità di essere distratti da stimoli irrilevanti e mantenere un alto livello di attenzione orientata ai task, evitando tutti gli aspetti in contrasto e concentrandosi sul risultato.

Anche nella ricerca sulla concentrazione di Gould et al. (1992) si è concluso che le prestazioni ottimali erano altamente correlate alla concentrazione. In sintesi tutti gli studi concordano che la concentrazione e la possibilità di concentrarsi, rappresentano la capacità di avere un alto grado di coinvolgimento nel compito che si sta svolgendo con una consapevolezza e un completo assorbimento nell’attività che si sta svolgendo.

L’importanza della concentrazione nello sport è legata a questa idea di uno stato di “flusso” o di uno stato di “picco di prestazione atletica” in cui le componenti fisiche, tecniche, tattiche e psicologiche delle prestazioni sportive si intrecciano per l’atleta nella prestazione prestabilita.

Tuttavia queste esperienze sono poche e lontane tra loro e la ragione di questo è che il nostro sistema di concentrazione è molto fragile, con studi che mostrano che la durata media del tempo in cui il pensiero rimane su un oggetto è di circa 5 secondi. Quindi in un giorno di 16 ore potremmo sperimentare fino a 4.000 distinti processi di pensiero.

Gli psicologi cognitivi ritengono che la concentrazione sia controllata principalmente dall’esecutivo centrale della nostra memoria, il cui compito è mantenere attive le piccole quantità di informazioni mentre decidiamo.

La concentrazione è stata più volte definita come importante pilastro della performance sportiva da parte di molti ricercatori come Abernethy (2001, p. 123), ricerche che dicono tutte che è difficile immaginare qualunque abilità che potrebbe essere più importante per le prestazioni atletiche che “prestare attenzione al compito all’attività che si sta facendo in quel determinato momento”.

Qual è la concentrazione efficace?

Abernethy (2001), nel ricercare il rapporto tra l’attenzione e la prestazione atletica, ha individuato 5 principi di concentrazione efficace. Di cui 3 relativi alla creazione della concentrazione e 2 che riguardano la sua rottura e perdita.

  • Il primo principio è che uno stato mentale concentrato richiede uno sforzo mentale deliberato, e uno sforzo intenzionale dell’atleta. Pertanto, un atleta deve prepararsi a concentrarsi piuttosto che stare ad aspettare che si verifichi.
  • Il secondo è che un atleta dovrebbe concentrarsi solo su un pensiero nel medesimo momento anche se la ricerca ha dimostrato che gli atleti esperti possono dividere l’attenzione su più azioni concorrenti, questo processo di pensiero è legato alla nostra memoria di lavoro ed è breve in natura.
  • Il terzo principio è legato all’idea di “flusso” e afferma che un atleta è concentrato in modo ottimale quando si concentra solo su azioni specifiche, pertinenti e sotto controllo.
  • I due principi finali si riferiscono a come gli atleti perdono la concentrazione. Il primo di questi afferma che gli atleti perdono la concentrazione quando il loro focus si allontana dai segnali rilevanti o si concentrano sugli eventi fuori controllo.
  • Il principio finale di una concentrazione efficace precisa che la messa a fuoco può essere spezzata dalla natura disgregatoria di emozioni negative come l’ansia. Ad esempio, l’ansia pregiudica e distrugge il nostro sistema di concentrazione sovraccaricando la memoria di lavoro con le preoccupazioni e limita la capacità degli atleti di concentrarsi sulle indicazioni rilevanti per i task da svolgere.

È interessante notare che Perry (2005) afferma che l’ansia ostacola le prestazioni ottimali inducendo gli atleti a fare affidamento su un esplicito controllo cosciente delle loro abilità. Quello che vediamo è che, sebbene questi principi mirino a spiegare ciò che è necessario per avere una concentrazione efficace, bisogna chiedersi perché gli atleti perdono la loro concentrazione?


Bibliografia:

  • Abernethy, B., 2001. Attention in Sport. The Sport Psychologist, 12(5), pp. 121-129.
  • Jackson, S. & Csikszentmihalyi, M., 1999. Flow in sport. Champaign, IL: Human Kinetics.
  • Mallett, C. J. & Hanrahan, S. J., 1997. Race Modelling: An effective cognitive strategy for the 100m sprinter. The Sport Psychologist, Volume 11, pp. 72-85.
  • Moran, A., 2004. Sport and Exercise Psychology: A Critical Introduction. New York: Routledge.
  • Morgan, W. P., 2000. Psychological factors associated with distance running and the marathon. In: D. R. Lamb & R. Murrary, eds. Marathon Medicine. Carmel, IN: Cooper Publishing Company, pp. 293-310.
  • Orlick, T., 2000. In persuit of excellence: How to win in sport and life through mental training. 3rd ed. Champaign, IL: Human Kinetics.
  • Perry, C., 2005. Concentration: Focus under Pressure. Journal of Sport Psychology, 12(5), pp. 173-186.
  • Wegner, D. M., 2002. Thought suppression and mental control. The Sport Psychologist, 14(3), pp. 159-166.