Attività fisica in gravidanza

Donna incinta che corre lungo un sentiero costiero vicino al mare, indossa maglietta rosa e pantaloni sportivi neri. Sullo sfondo l'oceano.
10 settembre 2015

Studi Recenti e Risposte Metaboliche

I ricercatori stanno raccogliendo da poco tempo indicazioni relative all’impatto dell’attività fisica, dell’allenamento e delle condizioni ambientali sulla madre e sul feto. È interessante stabilire in che misura la gravidanza costituisce un sovraccarico durante l’attività fisica. In uno studio era stata valutata la risposta metabolica all’esercizio fisico di 13 donne in un periodo che andava dal 6° mese di gravidanza sino a 6 settimane successive al parto. I paramenti fisiologici rilevati ogni 4 settimane includendo la frequenza cardiaca e il consumo di ossigeno nel corso di un lavoro al cicloergometro o all’ergometro trasportatore. La marcia implicava un aumento delle frequenza cardiaca e del consumo di ossigeno correlabile all’aumento della massa corporea; viceversa, nel corso dell’esercizio al cicloergometro, che non è antigravitario, la risposta cardiovascolare e metabolica rimaneva immutata nel periodo di studio.

Questi, e altri dati successivi, suggeriscono che le modalità di risposta all’esercizio fisico sono da considerare del tutto normali e fisiologiche delle donna gravida e non sono certo diverse da quelle connesse all’aumento della massa corporea e alla relativa scarsa mobilità legata alla presenza del feto. Inoltre, la gravidanza non riduce la massima potenza aerobica. Tuttavia, con il progredire della gravidanza, l’aumento di massa corporea rappresenta un sovraccarico progressivo nel corso di lavori antigravitari come camminare, corricchiare, salire le scale e inoltre può ridursi l’efficienza biomeccanica. Si è osservato che, nella fase tardiva della gravidanza, aumenta la risposta ventilatoria per lavori sub-massimali. Questo effetto è stato attribuito all’azione del progesterone che aumenterebbe la risposta ventilatoria allo stimolo chimico dell’anidride carbonica.

Effetto dell’attività fisica della madre sul feto

Donna incinta che tiene il pancione con entrambe le mani, mostrando la linea nigra.

 

Un’area di relativo interesse scientifico è rappresentata dagli effetti di un’intensa attività fisica della madre sul feto. Le ipotesi circa le possibili controindicazioni per l’accrescimento del feto legate all’attività fisica della madre sono le seguenti:

– ridotto flusso di sangue placentare ad cui risulta ipossia fetale,

– ipertermia fetale,

– ridotto apporto di glucosio al feto.

Certo, nel consigliare attività fisica a una donna gravida occorre considerare che ogni situazione che comporta riduzione del flusso al sangue al feto va vista con cautela. Nel corpo umano non si dispone di molti dati al riguardo, tuttavia vi sono osservazioni sperimentali su altri mammiferi. In uno studio su pecore qualsiasi a termine de gestazione si è visto che dopo corsa su ergometro trasportatore sin a esaurimento si verificava una riduzione del flusso di sangue all’utero e della pressione parziale dell’ossigeno. Malgrado questo, si osservava però una miglior estrazione di ossigeno da parte di tessuti utero-placentari e del feto. Si osservava invece una significativa riduzione dell’apporto di ossigeno al feto in seguito a legature di un’arteria ombelicale.

I ricercatori hanno concluso che un esercizio fisico intenso da parte della madre è ben tollerata dal feto, ma potrebbe risultare dannoso se esiste una limitazione al flusso di sangue a livello delle circolazione ombelicale.

Opinione corrente

Per una donna che è sempre rimasta fisicamente attiva e in buona salute, che non presenta fattori di rischio cardiovascolare e che ha un discorso di gravidanza assolutamente normale, trenta o quaranta minuti di attività fisica di bassa intensità (quindi aerobica) non compromettono l’apporto di ossigeno al feto né modificazione la situazione acido-base né inducono effetti da considerare negativi sia alla madre sia al feto.

Risulta anzi che un’attività fisica regolare è utile non solo a mantenere in buona condizione l’apparato cardiovascolare ma induce anche alcuni effetti tipici dell’allenamento, L’effetto dell’attivazione degli ormoni del sistema nervoso ortosimpatico sicuramente dirotta parte del sangue dalla circolazione uterina e viscerale verso i muscoli. Tuttavia questo può risultare pericoloso per il feto sono nel caso che esistano restrizioni alla circolazione placentare. Pertanto vale il criterio di suggerire moderazione a una donna gravida nell’intraprendere attività fisica, in particolare se il discorso delle gravidanza non è perfettamente fisiologico. Inoltre un’attività fisica in stato avanzato di gravidanza può accentuare la normale risposta ipoglicemica che si verifica in seguito all’aumentata assunzione di glucosio da parte dei muscoli, questo può indurre un insufficiente apporto di glucosio al feto.

Clima caldo e ipertermia del feto

Un’altra eventualità da considerare è rappresentata dall’associazione di ridotto flusso di sangue a feto e ridotta dispersione termica in caso di esercizio prolungato a temperatura ambiente elevata, con conseguente ipertermia del feto. È noto che l’ipertermia influisce negativamente sullo sviluppo del feto, in particolare sullo sviluppo del sistema nervoso, pertanto si sconsiglia, in particolare nel primo trimestre di gestazione, di effettuare attività fisica in clima caldo; si suggerisce per contro di effettuare l’attività stessa nella parte più fresca della giornata, limitandosi a brevi periodi e provvedendo al reintegro di acqua. Il nuoto è un’attività altamente consigliata.

Conclusioni

In definitiva ciò che si raccomanda è che, per una gravidanza normale, la donna sappia regolare il suo impegno in base al suo livello di efficienza fisica e quindi alle sue capacità. Al riguardo va detto che una regolare attività fisica di tipo aerobico è molto importante per garantire un buono stato di salute e di benessere e anche per contrastare il fenomeno dell’aumento di peso, in particolare nella fase finale della gravidanza. Rimane tuttavia poco chiaro se esiste un qualche effetto positivo sulla madre e sul feto con un impegno fisico elevato e se l’attività fisica in gravidanza migliora in qualche modo il decorso della gravidanza stessa, del travaglio e del parto. L’attività fisica iniziata 6-8 settimane successive al parto, non induce alcun effetto negativo sulla lattazione, né in termini di volume né di composizione del late, e inoltre migliora globalmente la situazione cardiovascolare.

Bibliografia:
Fisiologia applicata allo sport. Aspetti energetici, nutrimenti e performance Autori: McArdle – Katch – Katch, Editore: Casa Editrice Ambrosiana
Fisiologia dell’esercizio fisico e dello sport Autori: Wilmore Jack H.; Costill David L.

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