Il Lungo percorso
La situazione del calcio italiano ormai da anni è critica.
Dal 2006 in poi abbiamo vissuto sulla longevità degli eroi mondiali senza avere un vero ricambio generazionale.
Paradossalmente, il mondiale 2006 – a livello di programmazione – ci ha fatto regredire, avendo nascosto le falle che già si stavano creando per il ritiro progressivo dei “fenomeni” del passato.
In aggiunta, la crisi economica italiana ha portato le squadre del nostro massimo campionato a non riuscire più a primeggiare in Europa, non potendo acquistare i giocatori migliori al mondo.
Basta pensare che:
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negli anni d’oro a cavallo tra gli ’80 e i ’90 tutti i giocatori più forti al mondo erano in Serie A (Francescoli al Cagliari, Scifo e Martin Vasquez al Torino, Falcao alla Roma, Zico all’Udinese ecc.);
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oggi, invece, i più forti – se per caso passano per la Serie A – si spostano poi in altri campionati (Cavani, Pogba…) oppure non passano neanche da noi, preferendo altri campionati (Messi, Cristiano Ronaldo, Neymar, Mbappé ecc…).
👉 La presenza di campioni in un campionato eleva il livello del campionato stesso, migliorando così le capacità dei calciatori italiani ed aumentando la concorrenza, innalzando l’asticella del talento.
Ad oggi in Italia non è stato creato un progetto formativo tecnico che preveda delle linee guida comuni.
In poche parole, non esiste una vera identità tecnica italiana.
Cosa serve per poter creare un’identità calcistica?

Sicuramente partire dal “basso”, intendendo:
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settore giovanile (età),
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mondo dilettantistico (categoria).
Innalzando il livello generale del movimento calcistico:
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i giocatori giovanili potranno arrivare più pronti al salto nelle squadre professionistiche;
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i tecnici potranno concentrarsi sull’elevazione del talento;
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i dilettanti potranno essere più bravi, aumentando la concorrenza per il passaggio nelle serie professionistiche.
Per fare tutto ciò bisogna elevare il livello dei tecnici, dando:
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linee guida precise,
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un percorso formativo obbligatorio, continuo e concreto.
La situazione al momento del fallimento mondiale del 2017

La prima situazione per gestire una crisi rimane sicuramente valutare il passato ed il quadro qualitativo e quantitativo dell’intero circuito da analizzare.
Per questo partiremo dall’analisi statistica che la stessa FIGC ha fatto del panorama calcistico a fine 2016.
“I numeri della FIGC – Il Bilancio Integrato si riferisce alle attività della stagione agonistica 2015/2016 e, come i due precedenti, è una fonte preziosa per fotografare la situazione del calcio in Italia.
La FIGC può vantare 1.353.886 tesserati, di cui 1.062.294 calciatori, 70.868 squadre e 13.120 società.
Basta pensare che ogni giorno scendono in campo circa 1.600 partite ufficiali che sono dirette da 33.674 arbitri.
Analizzando l’ultimo quinquennio c’è una diminuzione di club (-2,4%) ma al netto di un aumento di squadre giovanili (+1,2%).
I calciatori sono in diminuzione (-1,3%) mentre aumentano allenatori (+2,9%) e soprattutto i preparatori (+7,4%), quest’ultima è la categoria che è cresciuta di più in questi cinque anni.” (www.figc.it)
“L’analisi regionale vede la Lombardia primeggiare in tutti i settori: 181.000 calciatori, 10.000 tecnici, 4.400 arbitri, 1.577 società, 13.574 squadre.
Per quanto concerne i calciatori e le squadre segue il Veneto con 108.000 tesserati e 7.743 club, mentre il Lazio è secondo in fatto di arbitri con 3.278 fischietti, e la Campania è seconda con 1.469 società affiliate alla FIGC.
Complessivamente i tesserati della Federcalcio rappresentano in media circa un quarto di quelli totali del CONI (che è formato da 45 Federazioni sportive), pur vedendosi dimezzato il proprio contributo da parte dell’ente olimpico italiano.
Il conto economico del calcio italiano è stato pari a 3.372 milioni di euro, con un sbilancio di 529 milioni, accumulato per il 99% dai campionati professionistici” (www.figc.it).
A livello economico il calcio italiano muove un indotto impressionante:
“vale l’11% del PIL del calcio mondiale e produce un fatturato complessivo pari a 3,7 miliardi di euro: il 69,6% di questo deriva dai campionati di Serie A, Serie B e Serie C. Nonostante questo il contributo che viene versato dal CONI alla FIGC si è quasi dimezzato nel giro di un decennio: passando da oltre 80 milioni ai 40,1 attuali” (www.figc.it).
“I numeri del tifo in Italia – Il nostro Paese conta ben 32 milioni di appassionati, un numero sensibilmente cresciuto in questi ultimi 5 anni e che vede un incremento del tifo femminile (+42%) e dei residenti in città non capoluogo di provincia (+70%).
La Nazionale resta al centro dell’attenzione degli italiani come attestano anche i dati degli ascolti televisivi del 2016: 10,4 milioni a partita in media, ma bisogna considerare che lo scorso anno si è disputato il Campionato europeo di calcio” (www.figc.it).
Il professionismo
Attualmente il calcio professionistico italiano vede 102 società:
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20 in Serie A,
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22 in Serie B,
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60 in Lega Pro (www.calcioefinanza.it).
Tutte le società professionistiche hanno l’obbligo di avere alcune squadre giovanili (almeno Under 15, Under 17 e Berretti o Primavera).
Il dilettantismo
Il dilettantismo è il movimento numerico più elevato che possa esserci a livello di sport (soprattutto giovanile) in Italia.
“Il numero complessivo dei giovani calciatori tesserati ammonta a 827.784 (dato che comprende i tesserati per il Settore Giovanile e Scolastico, con l’aggiunta dei “giovani dilettanti”, dei “giovani di serie” e della categoria Juniores).
L’incidenza dei giovani calciatori tesserati per la FIGC sulla popolazione italiana è particolarmente rilevante: la fascia d’età tra i 5 e i 16 anni incide per il 19,8% della popolazione italiana di quell’età (nella fascia 11-12 anni raggiunge il picco del 24,6%)” (www.figc.it).
Valutati un po’ di numeri e di statistiche si può immediatamente capire che a livello di quantità, interesse ed impatto socio-economico il calcio italiano non è in crisi.
La crisi sarà quindi da ricercare in altri aspetti. In principal modo una crisi tecnica.
- La domanda sorge spontanea: di chi è la colpa della crisi tecnica?
- Chi deve Insegnare ai ragazzi a giocare?
Altra domanda che potrebbe avvicinarsi ancora di più al problema:
chi deve Insegnare agli istruttori ed ai tecnici ad insegnare?
I patentini
Cominciamo oggettivamente a capire come una persona comune Deve Formarsi per poter cominciare a fare l’istruttore o l’allenatore.
Di seguito la proposta formativa presa direttamente dal sito della FIGC (www.figc.it) .
Corso per Allenatore Giovani Calciatori UEFA Grassroots C Licence

Il Corso per Giovani calciatori UEFA Grassroots C Licence, organizzato sul territorio, è incentrato sulla formazione di allenatori di giovani calciatori, che andranno ad operare nei settori giovanili in tutte le categorie ad esclusione dei campionati Primavera.
Il Corso che ha la durata complessiva di 10 settimane, per un totale di 124 ore di lezione; più 20ore di tirocinio (10 sedute di allenamento) e più gli arbitraggi di 5 gare delle categorie “Pulcini ed “Esordienti”.
Approfondisce le tematiche relative al mondo del calcio giovanile, dall’insegnamento della tecnica e tattica calcistica, alla metodologia dell’allenamento, dalla psicopedagogia alla la medicina sportiva e al regolamento di giuoco.
Per poter accedere a questo Corso, è sufficiente aver compiuto 18 anni ed essere residenti nella regione o nelle provincie limitrofe (questo aspetto è specificato ogni volta nei singoli bandi di concorso) del luogo in cui si svolge il Corso.
Per potersi iscrivere non è necessaria nessuna abilitazione ottenuta precedentemente; chiaramente, qualora le richieste di partecipazione al Corso fossero superiore ai posti disponibili, il Settore Tecnico, attraverso un’analisi dei titoli presentati – esplicitato nel Bando relativo al Corso stesso -, provvederà a stabilire una graduatoria di ammissione per la scelta dei partecipanti (www.figc.it).
Corso per Allenatore Dilettante
Questo Corso, organizzato sul territorio, forma gli allenatori che andranno ad operare nel Calcio dilettantistico, più precisamente nei campionati di Prima, Seconda e Terza Categoria e negli Juniores Regionali, per i quali, il patentino rilasciato dopo la riuscita conclusione degli esami, abilita il tesseramento come allenatore responsabile.
Il carico formativo del Corso è di 72 ore, svolte su 3 settimane di lezione, in cui si approfondiscono tematiche relative al calcio dilettantistico come l’insegnamento della tecnica e tattica calcistica, la metodologia dell’allenamento, la psicologia, la medicina sportiva, le carte federali ed il regolamento di gioco.
Per poter accedere a questo Corso, è sufficiente aver compiuto 23 anni ed essere residenti nella regione o nelle provincie limitrofe (questo aspetto è specificato ogni volta nei singoli bandi di concorso) del luogo in cui si svolge il Corso.
Per potersi iscrivere non è necessaria nessuna abilitazione ottenuta precedentemente; chiaramente, qualora le richieste di partecipazione al Corso fossero superiore ai posti disponibili, il Settore Tecnico, attraverso un’analisi dei titoli presentati – esplicitato nel Bando relativo al Corso stesso -, provvederà a stabilire una graduatoria di ammissione per la scelta dei partecipanti (www.figc.it).
Corso per Allenatore di Base UEFA B

Il Corso per Allenatore di Base, organizzato dal Settore Tecnico sul territorio in collaborazione con la Lega Nazionale Dilettanti o l’Associazione Italiana Allenatori Calcio, rappresenta il primo step obbligatorio per chi voglia continuare successivamente la propria formazione come allenatore.
Il Corso offre una formazione a tutto tondo sia sul calcio giovanile che sul calcio dilettantistico; al termine delle lezioni, infatti, gli allenatori che riescono a superare l’esame ottengono un’abilitazione che gli consente di guidare tutte le squadre giovanili, ad eccezione di quelle partecipanti al campionato Primavera, e tutte le prime squadre nei campionati organizzati dalla Lega Nazionale Dilettanti, inclusa la Serie D.
Il Corso si articola su 144 ore di lezione in 6 settimane in cui vengono affrontati argomenti come la tecnica e tattica calcistica, la metodologia dell’allenamento, la psicologia, la medicina sportiva, le carte federali ed il regolamento di gioco.
All’interno del Corso, inoltre vi sono lezioni di primo soccorso BLS-D. All’interno del Corso, una settimana è dedicata allo studio sul campo di realtà di settore giovanile e calcio dilettantistiche segnalatesi per la loro qualità, attraverso un tirocinio didattico guidato dai docenti del Settore Tecnico.
Per poter accedere a questo Corso, è sufficiente aver compiuto 23 anni ed essere residenti nella regione o nelle provincie limitrofe (questo aspetto è specificato ogni volta nei singoli bandi di concorso) del luogo in cui si svolge il Corso.
Per potersi iscrivere non è necessaria nessuna abilitazione ottenuta precedentemente; chiaramente, qualora le richieste di partecipazione al Corso fossero superiore ai posti disponibili, il Settore Tecnico, attraverso un’analisi dei titoli presentati – esplicitato nel Bando relativo al Corso stesso -, provvederà a stabilire una graduatoria di ammissione per la scelta dei partecipanti, che viene decisa, inoltre, dal superamento di una prova pratica di tecnica calcistica effettuata pochi giorni prima dell’inizio delle lezioni (www.figc.it).
Corso per Allenatori Professionisti di 2a Categoria UEFA A

Il Corso UEFA A viene svolto centralmente a Coverciano ed è il primo livello di Corso rivolto specificatamente alla formazione di allenatori calcio per le categorie professioniste. Al termine delle lezioni, infatti, il positivo superamento degli esami assicura l’abilitazione per condurre tutte le formazioni giovanili, comprese le squadre Primavera, e le prime squadre fino alla Lega PRO inclusa, nonché al tesseramento come allenatore in seconda in Serie A e in Serie B.
Il Corso si articola in 192 ore di formazione. La didattica include elementi di tecnica e tattica calcistica – di cui una parte dedicata alla match analysis e allo scouting – metodologia dell’allenamento, psicologia sportiva, comunicazione, medicina sportiva, carte federali e regolamento di gioco.
Per poter accedere al Corso, i candidati devono aver compiuto il 30esimo anno di età ed essere in possesso del diploma Allenatore di Base – UEFA B; chiaramente, qualora le richieste di partecipazione al Corso fossero superiore ai posti disponibili, il Settore Tecnico, attraverso un’analisi dei titoli presentati – esplicitato nel Bando relativo al Corso stesso -, provvede a stabilire una graduatoria di ammissione per la scelta dei partecipanti (www.figc.it).
Corso per Allenatori Professionisti di 1a Categoria UEFA PRO
Il Corso UEFA PRO viene svolto centralmente a Coverciano una volta all’anno, nel periodo compreso tra ottobre e luglio, con la sessione degli esami finali prevista per settembre; rappresenta il massimo livello riconosciuto dalla FIGC in materia di formazione tecnica. Al termine delle lezioni, infatti, il positivo superamento degli esami assicura l’abilitazione per condurre qualsiasi squadra, incluse quelle di Serie A e Serie B.
Il Corso si articola in 256 ore di formazione. Oltre agli elementi classici dei Corsi Allenatori, come le lezioni di tecnica e tattica calcistica – di cui una parte dedicata alla match analysis – metodologia dell’allenamento, psicologia sportiva, comunicazione, medicina sportiva, carte federali e regolamento di gioco, il Corso prevede numerosi stage presso squadre di Serie A e B, dove i partecipanti effettuano un vero e proprio tirocinio formativo sotto la guida dei docenti della Scuola Allenatori.
Per poter accedere al Corso, i candidati devono aver compiuto il 32esimo anno di età ed essere in possesso del diploma Allenatore di Base – UEFA A; chiaramente, qualora le richieste di partecipazione al Corso fossero superiore ai posti disponibili, il Settore Tecnico, attraverso un’analisi dei titoli presentati – esplicitato nel Bando relativo al Corso stesso – provvede a stabilire una graduatoria di ammissione per la scelta dei partecipanti (www.figc.it).
In aggiunta ci sono alcuni corsi di formazione specifici
- Corso di Specializzazione per Allenatore di Portieri di prima squadra e settore giovanile
- Corso per Allenatori di Calcio a Cinque di primo Livello
- Corso per Preparatori Atletici
- Corso per Direttore Sportivo
- Corso per Osservatore Calcistico per Società Professionistiche
- Corso per Allenatore di Calcio a 5
- Corso per Allenatore di Portieri per Dilettanti e Settore Giovanile
- Corso per Collaboratore della gestione sportiva

Potremmo dire che sulla carta le proposte formative per INSEGNARE a chi deve INSEGNARE sembrerebbero esaurienti (negli anni successivi al 2017 oltretutto sono stati suddivisi i patentini Uefa C e Uefa D tra calcio giovanile e calcio adulti dilettantistico ed insieme permettono di avere la qualifica Uefa B, inoltre è variato il criterio di ammissione ai corsi centrali).
Ci sono però alcuni aspetti realmente importanti da analizzare:
Quanto realmente di ciò che viene insegnato viene appreso
Su questo punto bisogna fare una distinzione importante sul tipo di discenti (i futuri allenatori) presenti ai vari corsi (in special modo corsi Uefa C e Uefa D per partire dalla base del calcio giovanile). Quindi la prima domanda sarà: chi verrà a seguire i corsi abilitanti della federazione? Sicuramente degli appassionati di calcio che possiamo dividere in alcune tipologie:
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L’ex giocatore di buon livello che spesso fa fatica a “svoltare” dalla sua carriera di giocatore a quella di istruttore e allenatore; perciò vede il corso solo come un “pagare per avere il patentino”, “faccio sacrifici alcuni mesi, poi posso allenare”. Solitamente a questi iscritti ai corsi non rimane molto di quello che viene detto, avendo in molti la presunzione di sapere le cose visto il loro passato calcistico (riempiendo così i campi di allenamento di frasi del tipo: “ai miei tempi”, “quando giocavo io”, “la terza categoria dei miei tempi oggi sarebbe la promozione”…) e rendendo negativo il metodo di insegnamento.
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L’appassionato con scarse doti calcistiche che, al contrario di prima, è una “spugna”, assorbe tutto ciò che viene passato al corso. Solitamente questi corsisti riportano in maniera maniacale tutte le lezioni, non riuscendo però a personalizzarle alla propria squadra ed a renderle attuabili sul campo. Spesso si vedono esercizi studiati per determinati obiettivi diventare lavori con tutt’altra finalità per via della scelta sbagliata della proposta in base al livello del gruppo, oppure semplicemente dell’errore negli spazi in cui viene costruito l’esercizio.
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Chi abbina la sua esperienza sul campo a quella da istruttore; potremmo pensare che questi soggetti siano perfetti per i corsi federali, in realtà solitamente sono soggetti che ricercano la loro cultura calcistica, oltre che nel corso per il patentino, in un’altra miriade di corsi. Vediamo spesso corsi di aggiornamento fatti da importanti società calcistiche che possono essere degli aiuti concreti alla crescita del movimento calcistico ma non devono essere delle linee guida per gli istruttori (questo rimarrà un punto focale della relazione sulle criticità attuali)
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Chi realmente segue il corso ed impara. È doveroso inserire anche soggetti che realmente traggono vantaggio dalla frequentazione del corso, anche se è più idoneo concentrarsi sulle criticità e quindi sugli altri tipi di corsisti.
Quanto i corsi di base preparano al lavoro sul campo
Su questo punto dobbiamo precisare che la buona riuscita di un corso si vede nel RISULTATO e non nel CONTENUTO.
Se il sistema calcio è in crisi e gli allenatori giovanili sono poco preparati probabilmente una parte di colpa sarà anche nel “progetto formativo” proposto dalla federazione, in parte magari nel suo contenuto ma soprattutto nel suo modo di presentare la proposta.
In questo caso bisogna notare che i corsi base sono sviluppati in tempi molto concentrati, non sono selettivi ma solo informativi ed hanno dei corsi di aggiornamento obbligatori di tempistiche brevi (solo per obbligo burocratico) in cui vengono spesso riproposti gli stessi argomenti del corso, in una giornata di formazione teorica o teorico/pratica ma poco coinvolgente.
L’orgoglio non basta
L’Italia è sempre stato un popolo orgoglioso che nelle difficoltà tirava fuori più di quello che poteva e ciò è confermato e dimostrato anche nel calcio (vedasi gli ultimi 2 mondiali vinti in mezzo a mille problematiche che hanno spronato il gruppo azzurro invece di affossarlo).
Il problema è che (tralasciando l’attualità socio-politica in cui questo orgoglio nazionale sta un po’ venendo meno) con l’orgoglio non si costruisce un futuro ma si migliora un presente.
Possiamo considerare l’orgoglio un po’ come “doping positivo” in cui le prestazioni vengono aumentate per un determinato periodo, ma non corrispondono alle vere capacità di un gruppo che può quindi essere sovrastimato. Inoltre in questo caso l’orgoglio non è bastato (altrimenti avremmo passato lo spareggio).
Ora, appurato che l’orgoglio (e l’immobilismo legato ad esso) non potrà farci evolvere, bisogna decidere che strada prendere per il futuro del calcio in Italia.
Rattoppare
Si potrebbe “rattoppare” prendendo un allenatore della nazionale di “grido” (che sicuramente è un’ottima soluzione se legata anche ad altri progetti) guardando la punta dell’iceberg, magari rinforzando i poteri dell’allenatore, aumentando gli incontri della nazionale maggiore, inserendo nuovi stage a Coverciano, per poi lamentarci sempre che non nascono più i talenti come Baggio, Del Piero, Pirlo eccetera.
Una situazione già vista nell’ultimo europeo dove la sagacia tattica e la capacità di caricare il gruppo di un mister come Antonio Conte ha permesso ad alcuni giocatori che hanno dimostrato prima e dopo l’Europeo di non avere un curriculum di primo livello, di esprimersi a livelli altissimi e non sfigurare nella competizione internazionale.
Non può essere una soluzione per creare basi solide.
Copiare
Alcuni altri paesi sono passati da momenti bui (primo esempio la Germania), oppure sono cresciuti ed hanno raggiunto un livello mai avuto prima (Francia e soprattutto Spagna).
Potremmo prendere ad esempio le loro scuole di pensiero ed i loro metodi per attuarli.
C’è un vecchio detto che dice che “chi segue la fila non potrà mai arrivare primo”. Potremmo essere noi più bravi, ad esempio, degli spagnoli ad attuare la loro filosofia di calcio?
Io non penso che noi italiani per cultura calcistica potremo mai attuare il Tiki-Taka tanto caro agli iberici, non è nel nostro dna calcistico e non lo è mai stato neanche nei tempi in cui le squadre italiane dettavano legge in Europa e nel Mondo.
Già ad oggi (per quello che dicevamo prima della presenza di corsi privati che utilizzano le varie metodologie delle squadre più famose) abbiamo importato in Italia metodologie di squadre vincenti in Europa (Barcellona su tutte) col risultato di rendere le nostre squadre, soprattutto giovanili, delle brutte copie di quei team e con la conseguenza più grave ancora di snaturare completamente le caratteristiche del nostro calcio.
Giusto sicuramente prendere spunto da tutto il mondo (ed anche da altri sport) per migliorare, ma non attuabile la copia precisa di ciò che viene fatto all’estero.
Fermarsi e ripartire
Cosa fare quindi per poter tornare uno dei paesi più importanti del panorama calcistico mondiale? Sicuramente un progetto a lungo termine, partendo da un anno zero (per forza il 2018) dove bisognerà:
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Rianalizzare le problematiche
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Ripartire con un uomo forte alla punta (sia gestionale che tecnico)
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Progettare un lavoro a lungo termine (ragionare sugli 8 anni minimo)
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Investire
Vediamo questi punti spiegati singolarmente e concretamente a cosa dovrebbero portarci:
Rianalizzare le problematiche
Ciò che si sta già facendo (e che in parte ha tentato di fare anche questa relazione), analizzando a 360 gradi il mondo calcistico, partendo dalla parte tecnica, passando per la gestione sia pratica che economico finanziaria, il marketing, i rapporti con le società private, con le altre federazioni, con gli organi statali e con le varie associazioni; valutarne le cose positive e quelle negative per poter così scegliere le problematiche da correggere e le eccellenze da mantenere e migliorare maggiormente.
Ripartire con un uomo forte alla punta (sia gestionale che tecnico)
L’Italia calcistica non può aspettare un progetto a lungo termine per tornare in auge. Infatti stiamo distinguendo il lungo percorso da fare per ristrutturare e ricreare una fisionomia calcistica da un ritorno immediato tra le squadre protagoniste nelle competizioni europee.
Per questo servirà un commissario tecnico in grado di rialzare il livello internazionale della nazionale maggiore con gli elementi che si troverà a disposizione ed in grado anche di sopportare le critiche che, in un popolo calcisticamente esigente e con la cultura del risultato come quello italiano, arriveranno sicuramente.
A questo proposito servirà anche un uomo a capo della FIGC che sia in grado, una volta stabilito la strada da intraprendere, di proseguire il lavoro senza farsi condizionare da eventi esterni imprevisti (risultati o critiche varie) e da eventi interni di contorno al puro risultato tecnico (sponsor, pressioni, ecc.).
Progettare un lavoro a lungo termine (ragionare sugli 8 anni minimo)
Anche se l’Italia calcistica non può pazientemente attendere che i risultati maturino dopo anni di semina è l’unico modo per poter avere un livello duraturo nel tempo. Perché bisogna parlare di minimo 8 anni?
Perché per costruire giocatori con una certa filosofia calcistica bisognerà partire da “terreno fertile” che è rappresentato da ragazzi che oggi affrontano ancora categorie non agonistiche (o magari non giocano ancora), perciò facendo i conti del tempo per formare dei giocatori di circa 20 anni bisognerà partire da ragazzi di massimo 11/12 anni, arrivando così a raccogliere i primi frutti diretti del lavoro dopo circa 8-10 anni (anche se in parte si comincerà a vedere una crescita generale già dopo pochi anni dall’inizio del progetto, grazie al libero mercato ed alla concorrenza che farà per forza di cose innalzare il livello di apprendimento e quindi del gioco).
Investire
In ogni ambito della vita per ottenere risultati bisogna investire, sia in beni che in capacità (risorse umane) e gli investimenti dovranno essere ben programmati e mirati, con il rischio anche di dover scontentare alcune fazioni a discapito di altre.
Bisognerà quindi alternare uomini di calcio a uomini di campo; la differenza sostanziale anche all’interno della federazione sarà che gli uomini di calcio dovranno essere ex giocatori che metteranno a disposizione il loro vissuto di atleta di alto livello per perfezionare gli atleti di alto livello (potranno essere molto importanti nella gestione delle pressioni, dei pre gara, dell’extracalcio) mentre gli uomini di campo dovranno essere persone che mettono a disposizione le loro conoscenze e competenze di insegnamento nell’ambito calcistico.
Ognuno dovrebbe mettere a disposizione le proprie competenze per un mix positivo al panorama calcistico (a volte gli ex giocatori non sono bravi comunicatori e non hanno “l’arte di insegnare” che dev’essere una caratteristica innata (migliorabile) come potrebbe essere la capacità di vendere o lo stesso talento calcistico.
Bisognerebbe però anche investire sul futuro e non sul passato, mentre molte volte si sono viste disparità economiche enormi tra chi in passato era stato un “nome” importante e chi arriva da percorsi meno pubblici. Se si sceglie poi di utilizzare il nome di ex giocatori per innalzare la mediaticità bisognerà dargli ruoli di testimonial o ruoli mediatici, ma dovranno essere giudicati per le loro capacità tecniche allo stesso modo di chi non può esibire un passato famoso.
Perseverare andando oltre i risultati

Punto già toccato quando si parlava della forza di chi dovrà stare al vertice della piramide. Bisogna puntare ad una programmazione e togliersi dalla testa i risultati immediati, meglio se dovessero venire annate positive, ma anche questo aspetto non dovrà far perdere di vista il progetto.
A livello calcistico privato (soprattutto nelle prime squadre ed a cascata nei settori giovanili) dalla serie A alla terza categoria, nei momenti in cui si insedia una nuova dirigenza si parla sempre di progetto, puntualmente terminato al momento in cui non vengono 3 risultati utili di fila in prima squadra (che a volte non può permettersi retrocessioni o mancate promozioni).
Terminato il ciclo della prima squadra spesso cambiano i vertici della società (che siano amministrativi o tecnici) e chi arriva, dall’allenatore al presidente al ds, parla di nuovo progetto (solitamente tutti usano parlare di 3 anni dove nel primo si valuta, nel secondo si investe e nel terzo si raggiunge l’obiettivo, ciò però risulta quasi sempre utopistico se non fallimentare) e si interrompe il progetto precedente, cambiandone gli interpreti, le finalità e le modalità col risultato di non avere mai progetti.
La FIGC anche se deve rimanere su certi standard ha la fortuna di stare a capo del movimento calcio, quindi può non assoggettarsi a fattori esterni che potrebbero condizionare il progetto.
L’obiettivo della ricostruzione dovrà sicuramente subire molte critiche e aspettare che gli stessi critici nell’arco degli anni si ritrovino sul carro dei vincitori a progetto ultimato.
Questo sarà l’unico modo per realizzare realmente un cambiamento epocale del panorama calcistico italiano.
Le scelte sbagliate, l’illusione europea e la nuova situazione 2022
Per iniziare questo capitolo bisogna fare un salto temporale.
La situazione precedentemente descritta risaliva al 14 novembre 2017, giorno successivo alla partita Italia – Svezia (primo fallimento mondiale) e nell’analisi presa in considerazione la federazione ha scelto la soluzione del “rattoppo” scegliendo Roberto Mancini alla guida tecnica della Nazionale maggiore.
Vista la scelta rianaliziamo la “profezia” esplicata nelle pagine precedenti:
“Si potrebbe “rattoppare” prendendo un allenatore della nazionale di “grido” (che sicuramente è un’ottima soluzione se legata anche ad altri progetti) guardando la punta dell’iceberg, magari rinforzando i poteri dell’allenatore, aumentando gli incontri della nazionale maggiore, inserendo nuovi stage a Coverciano…”
Rattoppare non basta
Il nuovo corso del C.T. ha da subito riportato entusiasmo ed il suo modo di far interpretare ai giocatori un tipo do calcio propositivo e dominante nel palleggio ha cementato un gruppo che è arrivato fino alla vittoria dell’Europeo.
Prima di analizzare rapidamente la vittoria della massima competizione europea per nazionali è importante ribadire che in un lavoro intensivo sulla struttura tecnica per ottenere un vero cambiamento ci vorrà un tempo minimo orientativamente di 8 anni.
Questo può solo significare che il risultato dell’Europeo, sia in positivo che in negativo, non sarebbe stato certamente collegato al progetto di cambiamento (al massimo, se fosse realmente iniziato un lavoro di rinnovamento, sarebbe servito come leva positiva).
Una domanda spontanea quindi potrebbe essere: perché la Nazionale ha vinto l’Europeo?
L’araba Fenice
L’araba fenice è un animale mitologico che risorge dalle ceneri dopo la sua morte, proprio come ha sempre fatto l’Italia in ogni situazione storica.
Il c.t. Mancini ha amalgamato un gruppo partendo dallo staff tecnico che oltre ad essere preparato era legato da profonda amicizia e da un tres d’union indelebile di impresa leggendaria: lo scudetto della Sampdoria del 1990 con la finale di coppa dei campioni dell’anno successivo.
Vialli (che formava con Mancini una coppia gol spettacolare), Evani (che da anni si trova nei ranghi tecnici giovanili federali), Salsano (storico vice di Mancini in varie squadre), Attilio Lombardo (l’indimenticato Popeye blucerchiato) e Nuciari (portiere di riserva di quella mitica squadra, oggi preparatore dei portieri).
Questo gruppo, con anche storie particolarmente commoventi da raccontare quale ad esempio il coraggio di affrontare un tumore al pancreas di Gianluca Vialli, ha potuto trasmettere quell’aria di invincibilità che era tipico della sorprendente squadra di Genova allenata da Vujadin Boskov.
I risultati portano ad entusiasmo ed il divertimento porta a voglia di lavorare ed alzare sempre di più l’asticella degli obiettivi. Ecco il giochino perfetto creato dal mister.
In quell’europeo l’Italia vinceva le gare ancora prima di giocarle, grazie a questa “aria d’impresa”.
La dimostrazione di questo fatto sono le ultime due partite superate ai calci di rigore (i rigori non sono assolutamente questione di fortuna ma hanno una percentuale minore di abilità tecnica ed una maggiore di aspetto mentale che è, appunto, risultato fondamentale per l’Europeo).
Se analizzando a fondo questa vittoria conveniamo che l’Europeo è figlio dell’orgoglio nazionale riscatenato in maniera egregia dal c.t. allora possiamo riprendere una frase già letta precedentemente:
“Possiamo considerare l’orgoglio un po’ come “doping positivo” in cui le prestazioni vengono aumentate per un determinato periodo, ma non corrispondono alle vere capacità di un gruppo che può quindi essere sovrastimato”
I piccoli cambiamenti federali
Nel 2018-2019 i tesserati per la FIGC ammontano a quasi 1,4 milioni, di cui il 78% rappresentato dai calciatori (quasi 1,1 milioni), il 18% dai dirigenti (237.338) e il restante 4% dagli arbitri (31.534) e dai tecnici tesserati (31.031).
Risultano inoltre presenti 12.127 società e 64.827 squadre, che hanno disputato nel 2018-2019 un totale di 571.865 partite ufficiali (di cui il 65% di livello giovanile), all’interno dei 14.008 campi sportivi omologati per la pratica calcistica nel nostro Paese. (www.FIGC.it – Report calcio)
Il calcio dilettantistico e giovanile continua a rappresentare dal punto di vista delle dimensioni dell’attività il principale movimento sportivo in Italia.
Nel 2018-2019 si contano un totale di 12.032 società e 64.372 squadre; il numero complessivo di calciatori tesserati è pari a 1,05 milioni, di cui il 65,7% per quanto riguarda l’attività nei campionati di livello giovanile.
Al progressivo decremento intervenuto negli ultimi anni nel numero di società (in diminuzione del 9% tra il 2016-2017 e il 2018-2019) si contrappone un positivo incremento del numero di calciatori tesserati nell’ambito del Settore Giovanile e Scolastico (+2,4% nel medesimo triennio), mentre prosegue il calo dei giocatori tesserati per l’attività dilettantistica (-2,7%) (www.FIGC.it – Report calcio).

Nessun cambio di rotta
Come possiamo vedere, dopo il primo fallimento mondiale i numeri dei tesserati sono incrementati nei vari aspetti, ma no è certamente l’aspetto preponderante per un miglioramento (alla quantità bisognerà aggiungere la qualità).
Da appuntare anche che, successivamente a questo report è scoppiata la pandemia che ha cambiato il modo di intendere lo sport, oltra alla vita, in ogni parte del pianeta.
A livello federale sono stati aggiunti alcuni corsi per restare al passo coi tempi, quale ad esempio il patentino per Match Analysis oppure sono variate le categorie inserendo nella primavera 4 livelli con promozioni o retrocessioni, ma in realtà non è stata inserita nessuna novità importante nel modo di proporre le linee guida calcistiche italiane.
Analizzato il primo fallimento e la “reazione” pronta ma assolutamente non congrua e duratura (data, come abbiamo visto, dall’arma a doppio taglio dell’Orgoglio) proviamo a proporre una strada… un lungo percorso… per tornare a primeggiare in campo internazionale dove, in passato, si è sempre riconosciuta l’impronta italiana nel calcio mondiale.
Se cresce la base sale la punta
Il progetto tecnico
Dopo un’analisi dei difetti finora riscontrati nel panorama calcistico italiano si può cominciare ad analizzare cosa dover fare per ripartire, quindi dove mettere la lente di ingrandimento ed incentrare gli sforzi.
Il punto principale diventa il dover far crescere tutto il sistema calcistico e non solo i top (le nazionali) perché se tutta la base cresce, la punta si alzerà in maniera esponenziale.
Come si vede bene dalla rappresentazione grafica non avrebbe senso lavorare solo sulla punta della piramide ma il lavoro dovrà essere fatto dal “basso” per crescere, aumentare il livello, la concorrenza e quindi le capacità singole e di squadra.
Come fare a far crescere il sistema dalla base?
Ci vogliono 3 aspetti fondamentali: una filosofia comune, il miglioramento del livello dei tecnici ed il miglioramento diretto del livello dei giocatori.
Filosofia Comune
Rimane l’aspetto fondamentale per poter riorganizzare il calcio in Italia.
Il calcio deve avere una filosofia comune; si deve dare un’identità al movimento calcistico italiano partendo da determinati principi.
Deve rinascere un orgoglio nazionale e delle linee guida organizzate e decise in anticipo, con delle verifiche costanti per valutare se tutti gli addetti ai lavori stanno rispettando le consegne scelte.
La confusione e quindi non identità si è notata anche nelle ultime qualificazioni mondiali, quelle che hanno portato alla non qualificazione con la Svezia, dove il CT è passato da un 4 2 4 spregiudicato ad un 4 3 3 per tenere palla e coprire meglio gli spazi ad un 3 5 2 per esaltare alcuni giocatori o alcuni “blocchi storici”, col risultato che la nostra nazionale non ha avuto una fisionomia che ti permette nei momenti di difficoltà di automatizzare i gesti e le gestioni e di mantenerti nella “zona di confort” permettendo di ridurre al minimo l’errore.
Miglioramento del livello dei tecnici
La filosofia calcistica parte dal settore tecnico, ma il miglioramento vero, quello pratico calcistico parte da chi calca i campi da gioco ogni settimana, cioè dai tecnici.
Avendo analizzato la scarsa propensione dei tecnici per gli aggiornamenti della figc ed avendo soprattutto visto che molti tecnici cercano aggiornamenti privati fatti ad esempio da settori giovanili importanti, bisognerà trovare il modo di creare aggiornamenti continui e duraturi nell’arco di un’intera stagione, che siano stimolanti (punto più importante) e finalizzati all’insegnamento della filosofia comune precedentemente scelta oltre che, aspetto non marginale, all’insegnamento di come trasmettere gli argomenti appresi ad un gruppo di giovani calciatori.
Miglioramento diretto del livello dei giocatori
Nella vita hanno sempre insegnato che una cosa per farla come si vuole bisogna eseguirla in prima persona.
Il miglioramento dei tecnici è fondamentale perché servirà ad innalzare il livello della famosa base della piramide ma se si vogliono insegnare i principi base ai giocatori con più possibilità di fare i professionisti (e quindi con più possibilità di rappresentare in futuro la nostra nazione) bisognerà allenarli direttamente con tecnici federali che avranno sposato in pieno il progetto di rinnovamento del calcio italiano. Si dice sempre che in Italia i giovani non vogliono fare sacrificio, che non giocano più negli oratori, che non sono coordinati ecc…; invece di lamentarci bisognerà trovare una soluzione attraverso la filosofia scelta con l’allenamento settimanale diretto.
Per questo dovranno essere potenziati, aumentati e migliorati i centri federali territoriali, creando dei veri punti di riferimento per il calcio, non solo a livello teorico ma con allenamenti quotidiani delle varie fasce di età.
I centri di formazione federale

“A due anni dall’avvio del progetto dei Centri Federali Territoriali nell’ottobre 2015, la FIGC continua a svolgere un ruolo rilevante nella formazione tecnica dei talenti under 14 tesserati per i club dilettantistici e giovanili: attraverso l’opera svolta nei CFT è possibile infatti monitorare l’attività dei giovani calciatori nel medio e lungo termine, sviluppare un percorso di formazione tecnico sportiva coordinato, ridurre la dispersione dei talenti, definire un indirizzo formativo ed educativo centrale, contrastare l’abbandono dell’attività sportiva da parte dei giovani.
Il progetto si svilupperà fino al 2020 con un investimento totale di quasi 9 milioni di euro (e ulteriori 9 milioni l’anno una volta a regime). Al termine del quinquennio è prevista l’operatività di 200 Centri Federali Territoriali. Con le nuove aperture, saranno quindi 30 i CFT operativi in tutta Italia” (www.figc.it) .
Questo dovrebbe essere lo scenario ad oggi dei centri federali territoriali; nella realtà dei fatti questi centri sono serviti molto come campagna elettorale, come “scatola vuota” con bei progetti sulla carta ma pochissimi riscontri efficaci sul campo. Numeri da poter snocciolare alle riunioni ma non effettivi momenti di crescita e miglioramento.
Dalla teoria alla pratica
Analizzati tutti gli aspetti negativi, valutate le possibili soluzioni teoriche riportiamo ed esponiamo il progetto nella sua realizzazione pratica.
Ripartendo dalla filosofia di calcio comune si parte da un elenco di caratteristiche fisiche, tecniche, tattiche e di principi fondamentali su cui lavorare.
Caratteristiche e principi
- Coordinazione con e senza palla
- Capacità di gestione del corpo rispetto a palla e avversario
- Capacità di gestione delle traiettorie
- Bilateralità nel gesto atletico
- Velocità di pensiero (cognitiva)
- Velocità di reazione ad uno stimolo (psicocinetica)
Capacità di scelta (caratteriale) - Capacità di sofferenza (caratteriale)
- Gestione di entrambi i piedi
- Controllo orientato
- Frequenza tecnica
- Capacità tattiche individuali
- Marcamento
- Smarcamento
Tutte queste caratteristiche (da scovare nei giocatori) e questi principi (da allenare e perfezionare) dovranno portare alla modernizzazione del gioco all’italiana (nel senso positivo del termine, fatto di tattica, attenzione e capacità di sacrificio) e quindi ad un’identità del gioco di tutti i ragazzi italiani che si affacceranno alle nazionali.
Squadra corta e stretta in fase difensiva.
- Equilibrio tattico (elemento che ci ha sempre contraddistinto)
- Capacità di marcatura all’interno della zona
- Capacità di adattamento all’avversario pur mantenendo la propria identità
- Possesso palla finalizzato alla giocata nello spazio (il tiki-taka non è nel nostro DNA)
- Capacità di transizione sia mentale che tattica (caratteristica fortemente italiana)
È possibile attraverso questi principi stilare una serie quasi infinita di esercizi; un elenco entro il quale gli allenatori potrebbero attingere se fossero a corto di idee, lasciando però anche libertà e fantasia agli stessi tecnici che vogliono individualizzare i propri allenamenti (sempre all’interno di questi principi).
Il primo obiettivo quindi diventerebbe la creazione di un vademecum del calcio italiano per far vivere un’identità calcistica nazionale.
Questo punto esaudirebbe la richiesta precedente di una FILOSOFIA COMUNE.
Rischio di brutte copie
Questo metodo potrebbe portare alla “creazione” di allenatori cloni uno dell’altro senza personalizzazione degli allenamenti.
Per questo bisognerà suddividere il lavoro sui giocatori dal lavoro sui tecnici (tutti all’interno di questi principi).
Come si possono educare i tecnici ad una filosofia comune e non a scimmiottare gli esercizi senza entrare nei concetti?
Anche qui dobbiamo riprendere un’analisi fatta nelle prime pagine per sapere di cosa hanno bisogno gli allenatori:
Sicuramente non hanno bisogno di corsi monotoni e ripetitivi, o di lezioni astratte e descrittive.
- Perché gli allenatori ricercano il corso della grande società, o la lezione del grande allenatore e considerano i corsi di aggiornamento tecnici della federazione come una perdita di tempo?
- Perché tanti tecnici seguono settimanalmente allenamenti di altri tecnici che stimano?
- Perché alcuni istruttori fanno anni a seguire altri allenatori facendo i “secondi” ed apprendendone la filosofia (e non una serie di esercizi impersonali)?
Questione di APPEAL!
Nessuno li costringe ad andare, a volte spendono anche soldi e tempo ma seguono un vero lavoro sul campo, che serve al mister a preparare la propria squadra alle competizioni e non ha lo scopo solo ed esclusivamente di “insegnare” o “vendere un prodotto”.
Calcolato e valutato questo cosa si potrebbe fare per “istruire” i tecnici ad insegnare?
Bisognerebbe scegliere una serie di TECNICI PROFESSORI, professionisti del calcio e dell’insegnamento che dovranno fare lezioni in aula (soprattutto per insegnare ad insegnare) e sul campo (mentre alleneranno gli atleti) creando così filosofie comuni e capacità di gestione degli allenamenti.
A seguito di quanto scritto vedremo nelle prossime pagine lo schema che porterà in pratica alla creazione del nuovo progetto.
Il Lavoro sui Calciatori (chi saranno i privilegiati?)
Bisogna far crescere la base attraverso la crescita dei tecnici e bisogna cominciare a specializzare i giocatori che hanno la bravura di partire già da un discreto livello (non basta lavorare sulle nazionali e sulle selezioni di giocatori visti una volta nei campionati professionistici).
Quindi da che categoria bisognerebbe cominciare ad allenare i ragazzi direttamente alla federazione con continuità?
Direi che per questioni pratiche non si potranno allenare tutti calciatori di tutte le categorie, fidandosi del lavoro dei tecnici (precedentemente formati) ma bisognerà allenare singolarmente i giocatori a partire dal livello regionale e per consolidare il livello almeno per un anno si potrà cominciare dall’ultimo anno dei giovanissimi (under 15) allenandoli una volta al mese, nell’under 16 una volta ogni 3 settimane, l’under 17 e juniores (o berretti) una volta ogni 15 giorni.
Gestione strutture
Bisogna però, come detto, voltare pagina.
Esiste un principio fondamentale per chi è nel mondo dello sport e si chiama Principio dell’efficacia.
Ciò significa che non è più il momento di creare eventi complementari al calcio solo per accontentare gli sponsor o per ricevere consensi ma bisogna realmente far vivere i centri di formazione federale, con all’interno dei tecnici professionisti (nel vero senso della parola; vuol dire quindi stipendiati, che facciano quello di mestiere).
Le strutture dovranno funzionare tutti i giorni, dal lunedì al sabato ed avere una turnazione quotidiana efficace, utilizzando gli allenamenti delle varie categorie per far crescere i ragazzi e per passare la filosofia della federazione ai tecnici (che avranno sedute dedicate per imparare a trasmettere).
Si potranno gestire gli allenamenti in 2 turni per i ragazzi più un turno per i mister ed inoltre si potranno utilizzare i centri federali al mattino per le attività scolastiche (questo sarebbe un altro aspetto fondamentale, ma molto più complicato da attuare perché la discussione comprenderebbe tutti gli sport, oltre all’istruzione).
Investimento sicuro
L’investimento sicuro consiste nel guardare oltre al bilancio annuale o ai risultati della nazionale maggiore.
Se si vuole realmente far crescere l’ambiente calcio (sappiamo l’importanza dello sport in Italia a livello economico) bisogna lavorare a lungo termine e creare dei piani di rientro pluriennali; sappiamo che il mondo del calcio vive su sponsor, televisioni e tifosi… tutti e tre questi elementi sono disposti ad avvicinarsi ed investire su questo sport se arrivano dei risultati (per arrivare ai risultati bisogna attendere anni di investimento).
Bisogna proprio ragionare sulle nazionali come “il miglior club in Italia” e non come l’insieme dei migliori giocatori (liberandosi del peso di investire ed insegnare e prendendosela poi coi club se il sistema non cresce).
Il marketing e l’autofinanziamento
Come accennato prima l’investimento a lungo termine avrà un ritorno anche economico ma all’inizio come si può “vivere” per alcuni anni?
Ci sono alcuni modi coi loro pro e contro:
- Gli Sponsor. Metodo più utilizzato e più comodo per recuperare l’investimento in maniera rapida ma con 2 grandi “contro” che sono la non possibilità di creare investimenti sicuri a lungo termine (si sopperisce in parte con la stipulazione di contratti di più anni) e il vincolo di legame con persone esterne al mondo del calcio (a volte gli sponsor si avvicinano per secondi fini quali far giocare i figli o decidere del futuro di una società per loro scopi personali, mentre lo sponsor dovrebbe avere solo lo scopo di legare il proprio marchio a squadre di successo).
- Il Marketing. Si potrebbe utilizzare un po’ di forze, non solo per il progetto tecnico, ma per creare marketing attorno al mondo dell’insegnamento: magliette, tute, gadget, cartellette, ecc… tutte griffate col logo del centro federale corrispondente.
- Le Manifestazioni. Organizzazione di tornei ed eventi per creare introito
- I Bar e la ristorazione. Ogni centro federale dovrà essere predisposto con una postazione ristoro permanente che possa offrire un servizio a chi visiterà il centro ed una fonte di guadagno per la vita dei centri
- Affitto Campi. Nelle strutture che lo permettono e al di fuori degli orari di apertura federale si potrà anche valutare la possibilità di affittare la struttura ad esterni.
Per tutto ciò i centri federali dovranno essere strutture di proprietà della federazione, attrezzate in maniera adeguata per la gestione, altrimenti, se non si avesse nell’immediato la forza di avere dei centri propri, bisognerebbe affittarli, facendo però valere la “forza dei numeri” per avere un guadagno e non un costo. - Direttori dei centri. A breve vedremo anche l’organigramma e l’organizzazione dei vari centri ma anticipiamo che dovrà essere presente anche la figura di un direttore che possa coadiuvare a livello organizzativo l’aspetto tecnico e che abbia anche una buona attitudine al marketing per gestire il centro (o il progetto) come un’azienda.
- Organizzazione pratica dei centri. Veniamo ora all’organizzazione pratica dei centri, partendo dalla struttura e dall’organigramma, passando per la gestione tecnica giornaliera e settimanale arrivando al progetto annuale.
Ricordando che i centri federali nel 2020 dovranno essere 200 in tutta ITALIA e bisognerà riuscire ad avere almeno una distanza massima di 100km da un centro federale all’altro (50km di raggio circa).
Il centro federale tipo
Il centro federale dovrà avere al suo interno la possibilità di ospitare contemporaneamente almeno 6 allenamenti (circa 120 / 150 ragazzi) oltre ad una sala conferenze per le lezioni dei mister ed alla zona ristoro (di cui abbiamo parlato prima).
- Almeno 3 Campi a 11 Giocatori (gestendo ogni squadra in una metà campo)
- Almeno uno dei Campi Omologato e con Tribuna
- Almeno un Area Attrezzata per Allenamento Portieri
- Almeno 6 Spogliatoi
- Almeno una Sala con Capienza 50 Persone (e disponibilità video)
- Almeno una Zona Ristoro (meglio se bar + ristorante)
Struttura del Centro Federale
La struttura tipo del centro federale dovrà essere un buon mix tra direzione tecnica e direzione organizzativa, con all’interno una serie di persone “a contratto” ed una serie di persone “a chiamata”.
Ruoli delle figure principali:
- Direttore: deve conciliare gli aspetti organizzativi con quelli tecnici, coordinando e supervisionando le due aree, sempre nel rispetto dell’obiettivo focalizzato: la crescita dei ragazzi. Dovrà inoltre interfacciarsi con gli altri direttori e con il settore tecnico che avvierà continue ricerche che il direttore dovrà rendere operative nel proprio centro.
- Direttore Organizzativo: deve gestire a livello amministrativo e pratico il centro come se fosse un’azienda, per farlo funzionare e fruttare a 360 gradi, mettendo in condizione il direttore tecnico di concentrarsi sulla crescita dei ragazzi. Deve inoltre gestire i suoi collaboratori dando a loro compiti specifici e supervisionandoli, valutando costantemente il loro operato in un sistema meritocratico. Mantiene anche un fondo cassa per la contabilità ordinaria e le piccole spese.
- Direttore Tecnico: deve dettare le linee guida del proprio centro di formazione, rimodellando i principi scelti a livello nazionale in base al livello che si troverà annualmente a gestire. Dovrà inoltre valutare personalmente le capacità dei mister che passeranno per il centro di addestramento, in modo da fare una classifica e la possibilità di inserimento di qualche tecnico nei quadri tecnici federali.
- Responsabili Marketing ed Eventi: dovranno operativamente mettere in pratica le linee guida organizzative, aggiungendo qualità e professionalità per raggiungere degli obiettivi prefissati, sempre rispettando il settore tecnico.
- Segretario: dovrà in pratica tenere contatti con le società, inviando loro orari e variazioni, controllare visite mediche, pulmini e passaggi, ecc…, oltre a tenere contabilità (anche attraverso l’ausilio di figure esterne) e gestione del marketing.
- Responsabili Categorie: devono specializzarsi sugli obiettivi tecnico/tattici di categoria e tenere corsi specifici per i mister, seguendo le linee tecniche.
Ci sono altri lavoratori che possono aiutare l’ambiente a crescere:
- Magazziniere/ Custode: figura fondamentale per consentire la gestione ordinaria del centro. Potranno servire almeno 2 figure per garantire l’orario di apertura stabilito.
- Istruttori: intendendo tutti i tecnici per le varie categorie, compresi i preparatori, sia atletici che dei portieri, facenti riferimento tutti al responsabile tecnico e scelti tra professionisti del settore che si avvicinano ai centri federali inizialmente da discenti, in modo da essere “formati” con le filosofia che interessa alla federazione (tecnici esterni).
- Personale Ristorazione: secondo scelte strategiche del responsabile organizzativo si deciderà se l’area ristoro verrà gestita direttamente, coinvolgendo quindi del personale qualificato, oppure se verrà data in gestione con regolare contratto.
Come scegliere le varie figure
Dovranno essere individuate le figure fondamentali, la FIGC dovrà inserire innanzitutto dei manager per la parte organizzativa gestionale, mettendoli di fronte ad obiettivi a breve, medio e lungo termine ed istituendo una commissione di controllo con dati oggettivi.
Dopodiché dovrà inserire la figura del direttore tecnico che uscirà da un CORSO ZERO in cui verranno presentati gli obiettivi prefissati e scelto quindi il candidato che più riuscirà ad esporre la sua capacità di trasmettere quei principi.
Gli ex calciatori in quanto tali potranno e dovranno essere inseriti nell’area marketing come testimonial del nuovo corso (altrimenti se vorranno essere inseriti nell’area tecnica dovranno essere giudicati per le loro competenze e non per il loro passato mediatico).
Tutti i responsabili tecnici scelti dovranno così istituire il primo corso istruttori territoriale per inserire in organigramma le altre figure tecniche. Tutti i responsabili organizzativi dovranno presentare un business plain per modellare gli obiettivi al territorio e gestire l’area come se fosse una loro azienda privata (comprese le assunzioni delle altre figure); avranno a disposizione un budget iniziale stanziato dalla federazione ma dovranno poi essere in grado di autofinanziarsi in un periodo di tempo già stabilito.
Settimana tecnica tipo del centro federale
Come detto bisognerà essere bravi a mettere il progetto tecnico al centro dell’organizzazione e coadiuvarlo e supportarlo con iniziative complementari sempre non prescindendo dall’obiettivo principale che è la crescita del sistema.
Bisognerà quindi sfruttare il numero di ore maggiore per avere sul campo più atleti possibile. Tralasciando le attività mattutine in accordo con le scuole dalle 15 alle 21 il centro dovrà essere popolato di gente del settore, che siano atleti, tecnici o dirigenti.
Tabella Frequenze centro
|
GIORNO |
TURNO 1 (15.00) |
TURNO 2 (16.30) |
TURNO 3 (17.15) |
TURNO 4 (19.00) |
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LUNEDì |
Under 15 |
Tecnici U14/15 |
Under 16 |
Tecnici U 16 |
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MARTEDì |
Under 17 |
Tecnici U17 |
Juniores |
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MERCOLEDì |
Under 16 |
Tecnici U16 |
Under 17 |
Tecnici U17 |
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GIOVEDì |
Under 15/16 |
Tecnici U14/15 |
Juniores |
Tecnici Jun. |
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VENERDì |
Under 17 |
Tecnici U17 |
Juniores |
Tecnici Jun. |
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SABATO |
Concentramenti, selezioni e tornei |
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DOMENICA |
Concentramenti, selezioni e tornei |
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In questo schema passeranno giornalmente 300 giocatori + una ventina di portieri. In aggiunta ci saranno circa 40 tecnici.
Settimanalmente passeranno dal centro circa:
- 220/225 Under15
- 370/375 Under16
- 450 Under17
- 450 Juniores
- 100 portieri delle varie categorie
- Per un totale settimanale di circa 1500/1600 giocatori
In aggiunta si potrebbero inserire delle selezioni di giocatori del campionato provinciale al sabato o alla domenica. Ogni campo di allenamento avrà un responsabile ed i “vice” saranno i tecnici che vengono a fare “esperienza pratico/teorica”.
Nel turno 2 e nel turno 4 ci sarà spazio per la formazione teorica degli istruttori. Gli istruttori più meritevoli potranno negli anni successivi entrare a far parte dello staff tecnico della federazione.
Verranno stilate delle schede per ogni singolo giocatore (in modo da avere anche delle statistiche sia delle caratteristiche fisico/atletiche, sia delle carenze tecnico/tattiche su cui lavorare.
Anche gli allenatori avranno una scheda di valutazione da parte dei tecnici federali ed entreranno in un database al quale potranno accedere le varie società (previa richiesta alla federazione)
Verranno creati allenamenti che serviranno a dare i principi di gioco sia individuale che collettivo.
Format Singolo Allenamento
- Messa in azione (preparazione di esercizi mirati sia all’inizio dell’allenamento che alla preparazione mentale all’esercizio principale della seduta. Continuità della seduta). All’interno della prima fase si può inserire tutta la parte coordinativa aspecifica e specifica, con e senza palla.
- Esercitazione tecnica (insegnamento di un principio tecnico ed inserimento del principio in situazione. Capacità di trasporto delle conoscenze verso il raggiungimento dell’obiettivo)
- Esercitazione tattica (soprattutto di natura individuale per principi, in modo da poter inserire la fase appresa all’interno di qualsiasi sistema di gioco)
- Partita o partita a tema (lavoro sulla simulazione della gara, con correzioni e principi, mantenendo un livello alto di intensità)
Si svolgeranno allenamenti veri e propri mirati però a “passare concetti” per gli atleti ed a spiegare una determinata filosofia di insegnamento dei concetti prestabiliti.
Cosa Verificare a fine anno
- Per i calciatori: miglioramento delle competenze e conoscenza della filosofia comune in base alle linee guida della federazione.
- Per i tecnici: coinvolgimento nel progetto tecnico ed insegnamento di come passare concetti base ai ragazzi (dalla teoria alla pratica). Capacità di capire che il bene dei ragazzi (obiettivo primario) diventa la possibilità di mostrare le capacità del tecnico (e non viceversa), eliminando ancora di più il tecnico “vincente” in partita e passando il concetto del tecnico “vincente” in allenamento.
Questo distoglierebbe dal difetto tutto italiano del risultato ad ogni costo.
Sia i giocatori che i tecnici avranno la possibilità di essere giudicati direttamente nei momenti federali, bypassando le raccomandazioni e le conoscenze extracalcistiche. Inoltre il centro federale diventerebbe un punto di incontro per osservatori e dirigenti di squadre professionistiche che potrebbero vedere moltissimi giocatori in pochi giorni.
L’inizio del percorso
Per iniziare il percorso bisognerà quindi organizzare i centri e stilare un regolamento, rivedendo anche alcuni patentini (soprattutto gli aggiornamenti).
Cosa Cambia per i Giocatori

Dalla categoria giovanissimi in poi tutti entreranno in contatto con i centri federali; chi farà parte di squadre regionali avrà l’obbligo di frequentarli costantemente (con la cadenza mensile rappresentata nello schema sopraccitato).
I ragazzi (e di conseguenza i genitori) sapranno in anticipo che dovranno sostenere un determinato numero di allenamenti con la federazione con un impegno di tempo maggiore rispetto al sistema attuale (se si vuole migliorare bisogna fare dei sacrifici). Di contro avranno il privilegio e la possibilità di conoscere i fondamenti del calcio italiano secondo la federazione e la possibilità di mettersi in mostra.
Questo sistema oltre ad aumentare il livello calcistico dai regionali in poi creerà maggiore concorrenza anche nei provinciali, infatti ci saranno giocatori che aumenteranno l’impegno (che ad oggi nei giovani è spesso scarso) solo per poter partecipare alla “vita federale” e coloro che avranno qualità ma non “la testa” rimarranno in categorie provinciali, evitando di puntare su ragazzi che dopo pochi anni smetteranno di giocare.
Cosa cambia per i Mister
Tutti i tecnici che vorranno avvicinarsi ad allenare dovranno avere una certificazione federale (in qualsiasi categoria a qualsiasi età). I patentini pre-uefa B o uefa C (primo patentino riconosciuto dall’Uefa), quindi gli ex CONI FIGC dovranno essere corsi personalizzati in Italia; inizieranno con dei mini corsi introduttivi alla materia e proseguiranno obbligatoriamente con 1 aggiornamento al mese se il tecnico in questione allenerà in categorie non regionali.
Gli aggiornamenti permanenti per i tecnici regionali saranno gli stessi dei ragazzi della categoria allenata, con modalità sopra descritta.
Si avrà una “scheda presenze” e se per motivi validi ci saranno delle assenze dovranno essere recuperate (all’interno delle presenze ci saranno anche delle presenze “attive”, dove il tecnico sarà attivo nell’allenamento sul campo e la propria prestazione potrà essere valutata dai tecnici federali che potranno segnalarlo sia in positivo che in negativo); almeno 2 volte all’anno ci sarà la valutazione “attiva”. Anche per i successivi patentini gli aggiornamenti saranno simili, varieranno solo i numeri dei controlli “attivi” a seconda della categoria allenata e dalla certificazione ottenuta.
Cosa cambia per i Patentini nelle varie Categorie
Prima di parlare dei patentini ci vuole una premessa fondamentale: per la scuola calcio dovrebbe essere OBBLIGATORIA la presenza come istruttori di laureati in scienze motorie. Anche nelle categorie NON AGONISTICHE almeno il responsabile di categoria dovrebbe essere un laureato in scienze motorie.
Ogni allenatore o istruttore per essere tesserato federalmente dovrà per forza avere un’ABILITAZIONE, a partire dalla categoria pulcini in poi; quindi non più tecnici improvvisati o ex giocatori presenti sui campi senza una filosofia di insegnamento calcistico.
I Provinciali
Visto che in tutte le categorie provinciali non c’è l’obbligo dall’Uefa di alcun patentino bisognerà mettere l’obbligatorietà come esclusiva italiana. Per permettere ad ogni tecnico o istruttore di poter seguire i corsi abilitanti si potrà organizzare una formazione personalizzata grazie alla “vita” continua dei centri federali.
All’istruttore basterà comunicare il suo primo incontro al centro federale per fare il TEST DI INGRESSO che permetterà di scegliere da parte dei tecnici federali il percorso formativo adatto al tecnico (da un minimo di 8 incontri teorico/pratici ad un massimo di 40 incontri, con un test finale vincolante per il conseguimento dell’abilitazione), nel frattempo gli istruttori che cominceranno il percorso potranno tesserarsi con una qualsiasi società affiancando un tecnico già abilitato.
Non ci saranno vincoli di iscrizione al test d’ingesso (se non legati all’età o a squalifiche federali, salvo problematiche legali).
Il test di ingresso valutativo dovrà comprendere:
- Una parte orale conoscitiva (colloquio individuale per capire oltre alla conoscenza della materia anche la filosofia calcistica del candidato che dovrà essere in linea con la filosofia federale). Punti 5
- Una parte scritta di cultura generale calcistica (regole federali principali, regolamento di gioco generale e della categoria scelta, metodi di apprendimento dell’età, principali obiettivi, ecc…). Punti 8
- Una parte scritta/orale con la presentazione di una seduta di allenamento preparata al momento su obiettivi scelti dall’esaminatore dove verranno indicati anche spazi e tempi delle varie esercitazioni (l’esaminato dovrà prepararlo e spiegarlo). Punti 8
- Gestione (o co-gestione) di un allenamento sul campo in cui l’esaminato dovrà gestire il gruppo (di ragazzi che saranno presenti ad uno stage oppure di altri istruttori presenti) dimostrando capacità di insegnamento, di proposta, di fantasia, di approccio, ecc. in questo caso si sopperirà all’obbligo del tecnico di essere in grado di dimostrare (se l’istruttore sarà in grado di insegnare il gesto tecnico o preparare l’esercitazione senza doverla dimostrare in pratica potrà sopperire alle sue lacune personali). Punti 11
Il punteggio sarà volutamente “universitario” (31 e 32 punti possibili significherebbero 30 e lode). Nella tabella valutativa iniziale a seconda del punteggio preso ci saranno più o meno incontri da fare:
- 28-32 possibilità di solo 10 incontri
- 24-27 possibilità dagli 11 ai 20 incontri
- 18-23 possibilità dai 21 ai 30 incontri
- Sotto il 18 possibilità dai 31 ai 40 incontri
Il test finale valutativo al termine degli incontri prestabiliti:
Verrà riproposto nello stesso stile del test iniziale. Se nel nuovo test verrà raggiunta la sufficienza si prenderà l’abilitazione ed in base al punteggio verrà impostato il programma annuale minimo di aggiornamenti con uno schema molto semplice:
Aggiornamenti minimi
In base alla categoria fatta secondo tabella stilata per i giocatori precedentemente (categorie non agonistiche equiparate alla categoria giovanissimi) con l’aggiunta di una giornata di aggiornamento ogni punto di differenza dal massimo punteggio (esempio: punteggio finale 30 – 25 = 5; giornate di aggiornamento annuali aggiuntive = 5).
In questo modo i tecnici e gli istruttori che si troveranno ad un livello provinciale avranno una formazione continua (per crescita di tutto il sistema) che potrà giocare anche a loro personalmente.
I Regionali
Per la categoria regionale varrà lo stesso discorso degli aggiornamenti fatto per i provinciali, ma il patentino dovrà essere il UEFA B (col programma didattico e le ore che rispettino le linee guida dell’Uefa). Ci sarà solo da variare il metodo di insegnamento.
Si manterranno le materie complementari quali:
- Carte federali
- Arbitraggio
- Psicologia dello sport
- Medicina dello sport
- Tecnica del portiere
Mentre le materie principali quali Metodologia dell’allenamento e tecnica calcistica verranno insegnate secondo i canoni ed i principi del “nuovo gioco all’italiana” e gestite presentando dei singoli obiettivi negli allenamenti che verranno poi spiegati in teoria nel momento successivo all’allenamento pratico. Gli esami finali saranno simili al test proposto per i provinciali.
I Professionisti
Avranno il compito (a parte gli stessi obblighi per il conseguimento dei patentini) di frequentare gli aggiornamenti, volendo anche in qualità di docenti, ma dovranno lo stesso presenziare (potranno anche, come aggiornamento, partecipare a riunioni di ricerca e studio dell’evoluzione del calcio in Italia).
Conclusione

Come detto all’inizio del testo la strada sarà lunga ed i risultati arriveranno nell’arco di alcuni anni per poi assestarsi su un livello calcistico maggiore rispetto ad ora e sicuramente più omogeneo ed organizzato. Sicuramente sarà una LUNGA STRADA da percorrere che porterà a sacrifici da parte di tutte le componenti calcistiche ma porterà anche far proseguire chi realmente ha PASSIONE per il CALCIO. Sappiamo che è la passione e l’entusiasmo a far girare il mondo.
È facile avere motivazioni (non è poi facile gestire pressioni, ecc…) quando si allena in club importanti o quando si è retribuiti con molti soldi; è sicuramente più difficile gestire una squadra di provincia e dover andare al campo ad allenare.
Qui ci vorrà una scrematura su chi lo fa realmente per passione o chi lo vede come una routine ed a volte addirittura come un sacrificio.
Alcuni allenatori ad esempio dicono che non seguono gli aggiornamenti perché “non hanno tempo”; dopo questa riforma sarà obbligatorio calcolare prima di iniziare ad allenare (se uno ha tempo di allenare 2 volte a settimana riuscirà a ritagliarsi un’altra giornata in base alla categoria, basta saperlo in anticipo ed organizzarsi) che l’aggiornamento è un impegno fisso, duraturo ed integrante dell’allenare.
Chi lo vede come una perdita di tempo è giusto che non alleni perché non entra nella filosofia della nuova politica federale. Non ci sarà più il problema dei patentini o degli aggiornamenti per chi lavora, essendo aggiornamenti “personalizzati” sia negli argomenti che nelle tempistiche che, soprattutto, nei giorni ed orari degli incontri.
Allo stesso modo i ragazzi dovranno avere uno stimolo maggiore nel potersi presentare al centro federale per “mettersi in mostra”; chi non ha voglia di fare sacrifici non ha vera passione ed è giusto che lo faccia a livello amatoriale. Diminuiranno forse il numero di iscritti inizialmente (anche se con un inserimento graduale come quello studiato non dovrebbe esserci questo problema) ma sicuramente diminuiranno successivamente il numero di abbandoni in età sensibile (dagli under 15 in su).
Stilato il programma iniziale bisognerà preparare la programmazione annuale in base agli obbiettivi (tenendo sempre presente il principio dell’efficacia) per ogni categoria e creare dei centri di ricerca in ogni centro federale che potranno così modificare il format annualmente. Bisognerà rendere partecipi e collaborative tutte le società professionistiche a partire dalle top club in Italia.
Se cresce la base sale anche la punta!
Scienze Motorie Dipartimento Calcio
Direttore Scientifico Dott. Mattia Giacobone, Vice-Direttore Dott. Pablo Lischetti














