Approccio psicocinetico al calcio

Di:   ScienzeMotorie  |  28 Marzo 2014

Aspetti neuropsicologici e sensopercettivi

Abstract dal libro: Approccio psicocinetico al calcio 

Il ritmo del gioco nel calcio moderno richiede velocità di gambe e di pensiero. Non è più concepibile una formazione dalla “cantera” alle prime squadre dove venga trascurato e a volte ignorato l’aspetto cognitivo. Per questo motivo il volume “Approccio psicocinetico al calcio” si presenta come uno strumento conoscitivo di una formazione integrata dell’atleta, visto e allenato da un punto di vista senso-motorio, cognitivo e affettivo.

Uno dei punti nodali della metodologia risiede nell’ottimizzazione delle risorse. Questo garantirebbe il passaggio dall’idea di allenamento a quella che è la sua valenza esponenziale: l’allenabilità. Essa dipende soprattutto da processi motivazionali, sia orientati al compito sia orientati al Sé. Nel primo caso l’atleta, possibilmente in autonomia, è teso a mostrare un certo grado di competenza e padronanza, funzionali a ciò che accade effettivamente in una situazione di partita. Come esempio citiamo una semplice ricezione che viene “integrata” con un contro movimento e attacco della ricezione stessa. Oppure anche chiamando il “corto” a chi trasmette. Eseguita dopo una presa di informazione visiva periferica mentre ci si è divincolati da un contatto con un compagno di fila, che in quel momento funge da avversario, ed aver conquistato la “zona luce”. In questo modo la valenza di quell’allenamento di un semplice gesto tecnico viene amplificato, poiché è integrato con un lavoro organico con espressioni di forza funzionale, con un lavoro cognitivo di presa di visione e occupazione di uno spazio “significante”, ecc.

Nel caso dell’orientamento al Sé l’allenabilità si evince nella relazione/confronto con gli altri. Questa è la sfera prettamente agonistica, probabilmente interpretabile per molti come quella spinta interiore che determina la motivazione intrinseca che avvicina all’attività sportiva. Quanto più forti appaiono questi processi motivazionali, viatico per “l’apprendimento intelligente”, tanto più è ottimizzabile l’allenamento determinando per l’appunto l’allenabilità di un atleta.

I riferimenti alla pedagogia e alla psicologia sportiva, evidenziati in più momenti durante la lettura del libro Approccio psicocinetico al calcio, vengono integrati da argomenti specifici riguardanti la valutazione funzionale degli atleti, il passaggio dai primi riflessi coordinativi all’evoluzione delle prassi in una capacità coordinativa specifica in regime di opposizione richiesta in uno sport di situazione come il calcio. Viene quindi analizzato il passaggio da uno “schema corporeo” ad un’immagine “operativa” del corpo, prerequisito essenziale per il controllo del movimento. Dopo quanto premesso è evidente come il nostro obiettivo ultimo non sia l’allenamento del muscolo e nemmeno del movimento. La nostra metodologia porta ad una concezione diversa e ciò che ci interessa è il soggetto che si muove. Questa visione diviene funzionale e si concretizza dunque in una ottimizzazione del potenziale psicocinetico dell’atleta. Funzionale vuol dire conoscere la materia e conoscere più possibile il soggetto, capire quale possa essere lo stimolo allenante specifico per capacità/qualità, per ruolo, per gesto tecnico (vedi studio sul tuffo laterale del portiere). L’approccio metodologico fa sicuramente riferimento al pensiero del padre della psicocinetica, Jean Le Boulch, per poi articolarsi nei vari studi approfonditi durante gli anni riferiti alla fisiologia, alla biomeccanica, ma soprattutto alla neuropsicologia e alle neuroscienze. Il risultato di tali studi è stato quello di ipotizzare come lo sport moderno in generale presenti una soluzione riduzionistica, “robotizzando l’uomo” in una concezione dualistica che porta prima di tutto alla svalutazione della sua dimensione cognitiva e affettiva.

L’approccio psicocinetico non accetta alcuna forma di indottrinamento sul concetto di corpo. Noi viviamo con il nostro corpo. Il contesto socio-antropologico-culturale in cui viviamo si fonde con i processi di interiorizzazione, identificazione ed introiezione, dando vita ad una progressiva presa di coscienza del proprio essere fisico. La parola addestramento, sempre in agguato quando si parla di attività sportive, sintetizza ciò che Le Boulch, definisce l’ “anatema devalorizzante”, ponendo l’accento sulla forma di alienazione che pervade i nostri campi e le nostre palestre, dove l’uomo è estraneo ai suoi propri movimenti. Se fosse ancora necessario rimarcare la concezione per la quale psiche e soma non possono essere disuniti e quindi allenati in maniera autonoma (sperando forse in un ipotetico quanto improbabile assemblaggio) abbiamo introdotto il concetto di funzione energetica. Con questo termine noi intendiamo la capacità di ottimizzare le  potenzialità di ogni soggetto. Prendiamo ad esempio due termini assonanti come tensione e attenzione. Nel nostro immaginario è possibile distinguere un consumo energetico distinto, fisiologico nel primo caso, psicologico nel secondo. In verità sappiamo perfettamente, ed è probabilmente stato sperimentato da tutti, che ad uno stato attentivo corrisponde uno stato di tensione muscolare specifico. Lo sa bene il calciatore che tirando un rigore ed avendo bisogno di concentrazione dovrebbe lavorare sulla sua respirazione per abbassare il  battito cardiaco e trovare la tonicità adeguata per il proprio fine (stato di eutonia).

Capitolo Psicologia dello Sport

A proposito di attenzione, nel capitolo dedicato alla psicologia dello sport viene approfondita una metodologia che poggia su sperimentazioni effettuate in vari contesti ed espresse su campo sia su giocatori di settore giovanile sia giocatori di prime squadre dilettanti e professionisti. Si è potuti giungere alla conclusione che l’attenzione nella sua generalizzazione non è altro che una tensione rivolta ad uno stimolo. Può interessare tutto il corpo o può privilegiare alcuni distretti rispetto ad altri. Spetta a noi poter usufruire di una opzione e non subire una coercizione. In più possiamo determinare una modulazione dello stato attentivo e quindi della tensione muscolare coinvolta. Possiamo anche allenare un tipo di attenzione specifica fondamentale per i giochi di situazione, come la capacità di selezione.

Partendo dal concetto iniziale, cioè un giocatore di calcio non più considerabile come essere non pensante, la metodologia esposta si basa sulla convinzione che percepire, decidere e agire nel più breve tempo possibile sia prerequisito fondamentale. Pertanto l’ottimizzazione delle risorse (funzione energetica) ed un training ben definito sulla metaconoscenza dei sistemi attentivi e la loro allenabilità, in un contesto specifico come quello richiesto dai ruoli del giocatore di calcio, incide sui tempi di reazione e sui tempi di risposta motoria. Questi ultimi sono il continuum tra attività coordinative e condizionali, in quanto rispecchiano la velocità percettiva e di anticipo del giocatore.

Capitolo Alimentazione

Parlando di energia non si può non fare riferimento ad uno stile di vita attento al reclutamento del “carburante” necessario oltreché alla sua ottimizzazione. Per questo motivo un capitolo è stato dedicato all’alimentazione, restringendo il campo a due aspetti: il controllo del peso corporeo e la qualità alimentare nelle varie fasi della periodizzazione.

Coerenti con una metodologia d’insieme come quella psicocinetica, ancora una volta abbiamo avanzato il concetto dell’importanza del soggetto, evitando una standardizzazione dietologica “zigzagando” fra certezze e luoghi comuni da smitizzare.

E’ stato tracciato un collegamento tra alimentazione e prevenzione dei traumi, considerando che hanno tutti in comune un danno a livello cellulare dovuto all’attività dei radicali liberi, i quali  sono frammenti chimici che possono distruggere i tessuti sani. Parlando di traumatologia, cui è stato dedicato un capitolo, rimarchiamo come al centro della metodologia ci sia una fitta programmazione tra i componenti dello staff. Le statistiche sugli infortuni ci dimostrano come il primo problema dopo il trauma contusivo diretto sia dovuto al sovraccarico funzionale. Logico pensare che  sia difficile stabilire quando si possa verificare una alterazione patologica. La migliore prevenzione può realizzarsi per l’appunto attraverso una stretta collaborazione tra allenatore, atleta, medico sportivo, preparatore atletico.

Conclusioni

L’obiettivo di questa pubblicazione è quello di sensibilizzare gli addetti ai lavori ad una possibile interpretazione “diversa” nell’ambito delle scuole calcio, nei settori giovanili e nelle prime squadre sia a livello dilettantistico che professionistico. La metodologia presentata non si pone né come tesi estremistica né utopistica. La sua ambizione è quella di fornire una prospettiva dove la teoria e la pratica si ritrovino non solo nella funzionalità del gesto calcistico, ma anche nel rispetto della soggettività di ogni calciatore.

A cura di Armando Calligaris
Dottore in Scienze Motorie
Preparatore Fisico Genoa Calcio
Preparatore Fisico Pallacanestro
Psicomotricista Funzionale
Autore del libro “Approccio psicocinetico al calcio”