Analisi del Carico Interno e sue Applicazioni

Di:   ScienzeMotorie  |  7 Marzo 2017

Introduzione

La quantificazione del carico interno, rappresentato dalla somma degli stress che subisce l’organismo sottoposto ad un carico esterno, è strettamente soggettiva. Quindi diventa necessario analizzarlo concretamente e con corrette procedure, che abbiano una validità scientifica e che siano rapidamente applicabili.

Infatti la cosa importante è analizzare sia la condizione pre-allenamento del nostro atleta mediante scale di valutazioni soggettive (scala TQR, scala TReS, scala di Hooper, scala VAS) oppure mediante l’utilizzo di strumenti tecnologici come i sistemi di misurazione della HRV (Heart Rate Variability), quindi le domande alla quali dobbiamo rispondere sono:

  • Come sta il nostro atleta/giocatore? 
  • Quale è la sua condizione fisica pre-allenamento?
  • Cosa dobbiamo fargli fare nella seduta che andiamo a proporre alla squadra?
  • Quali sono i criteri da rispettare per garantirgli un’adeguata somministrazione del carico proposto?
  • In base alla qualità del tuo recupero quale è la disponibilità ad allenarti e a che intensità? (Castagna, Bizzini 2013).

Un preparatore atletico deve sempre porsi queste domande di gestione dei propri atleti prima dell’allenamento e indicare il carico di lavoro che può sostenere l’atleta all’allenatore e al singolo individuo. Due parole molto importanti: PROGRAMMAZIONE e GESTIONE. Da qui posso partire per dare il giusto carico di lavoro al mio atleta.

Sempre grazie alla tecnologia siamo arrivati ad analizzare in real time cosa accade sul campo di calcio, prima la telemetria poi i GPS, hanno permesso di analizzare tutto ciò, ma in fondo, e questo dobbiamo ricordarcelo tutti, c’è sempre il nostro ATLETA, dilettante o professionista che sia.
Lui è l’interprete del nostro lavoro, lui è il nostro attore, noi siamo gli aiuto registi (aiutiamo e siamo collaboratori dell’allenatore), con il quale organizziamo la seduta di allenamento e i suoi contenuti.

Teoria e pratica, pratica e teoria, diceva Immanuel Kant, filosofo del ‘700. Probabilmente dobbiamo guardare prima l’atleta e la fisiologia e poi capire come agire, cercando di rendere le cose fruibili, applicabili e scientificamente valide. No, non è il copia incolla che tutti pensano, assolutamente. Dobbiamo essere dei bravi sarti che cuciono su misura il vestito per il proprio acquirente, gli prendono le misure, in toto: sì…una figura di preparatori atletici come sarti che danno il giusto carico di lavoro a chi allenano secondo la sua condizione fisica attuale.

L’obiettivo non è rendere spettacolare l’allenamento, l’obiettivo è adattarlo alle esigenze del proprio atleta e al momento attuale, rendendolo efficace, in un lavoro di staff: Siamo parte integrante di esso e dobbiamo dare il massimo nel nostro ruolo per aiutare l’allenatore.

A seguire diventa importante la gestione del post-allenamento mediante l’utilizzo della scala dello sforzo percepito (RPE: Rate of Perceived Exertion) (Borg CR10 Scale® ;© Gunnar Borg, 1982, 1998, 2004) e seguente calcolo della SRPE (durata dell’allenamento moltiplicato per lo sforzo percepito ed ottenere le unità arbitrarie corrispondenti).

Inoltre se presente cardiofrequenzimetro con fascia di memoria, possiamo analizzare mediante Metodo Edwards, Metodo TRIMP e TRIMPi di Manzi, (2013), in unità arbitrarie il carico cardiaco nelle zone di frequenza cardiaca. Differenti modalità e diverse possibilità, dipende da cosa abbiamo, di sicuro, con pochi o tanti soldi possiamo fare molte cose. Ma soprattutto con pochi euro (vedi la RPE). Altri metodi sono il metodo Lucia, i prelievi di lattato ematico etc.

1) La scala del recupero TQR (Total Quality of Recovery, Kenttä,1996)

La TQR – Scale o Scala di Recupero (Kenttä 1996) si basa su 20 livelli da 6 a 20 e consente di identificare la percezione della qualità del recupero con la semplice domanda:”Vogliamo che tu ci dica come percepisci la qualità del tuo recupero”.

Ad esempio se il giocatore indica il livello 15 sappiamo che ha avuto un recupero buono, quindi la sua condizione di partenza prima dell’allenamento è buona e può allenarsi regolarmente senza problemi. Di solito nei giocatori che hanno fatto tutta la partita, i recuperi post gara sono solitamente intorno al livello 11-13, tra scarso e ragionevole. Questo ci deve subito far pensare che il giocatore non ha recuperato pienamente.

La familiarizzazione è semplice, basta che il soggetto indica il suo recupero, al mattino quando si sveglia così da consentire al tecnico di somministrargli adeguatamente l’allenamento. Tale metodo è di facile utilizzo e accessibile a tutti. 

2) La scala TReS (Castagna,Bizzini, 2013)

Il prof. Carlo Castagna e il prof. Mario Bizzini (2013) (FIFA F-MARC) hanno creato una scala la TReS, per valutare la condizione dei giocatori pre-allenamento: GQR (qualità globale di recupero) e TIA (Formazione Intensity disponibilità).
La domanda da porsi è: “in base alla qualità del mio recupero quale è la disponibilità all’allenamento?”

Il giocatore deve rispondere indicando il livello di ripresa globale (prima GQR) e la disponibilità di intensità (dopo TIA). Dopo questa risposta il preparatore atletico stabilirà l’intensità di esercizio che l’atleta può sostenere (carico di allenamento individualizzato). Tale scala ha un’alta correlazione con la HRV.

NOTA: E’ possibile che il livello non corrisponda: per esempio GQR 4 e TIA 7, è importante rispettare sempre il livello GQR, perché è la reale situazione della condizione del giocatore. 

3) La Scala di Hooper, 1995

Valutazione soggettiva della qualità del sonno, stanchezza, stress e dolore muscolare (Tab.4)

SONNO

STANCHEZZA

1 – MOLTO, MOLTO BENE 1 – MOLTO, MOLTO STANCO
2 – MOLTO BENE 2 – MOLTO STANCO
3 – BENE 3 – STANCO
4 – NELLA MEDIA 4 – NELLA MEDIA
5 – CATTIVO 5 – ELEVATA
6 – MOLTO CATTIVO 6 – MOLTO ELEVATA
7 – MOLTO, MOLTO CATTIVO 7 – MOLTO, MOLTO ELEVATA

FATICA

DOLORE MUSCOLARE

1 – MOLTO, MOLTO STANCO 1 – MOLTO, MOLTO STANCO
2 – MOLTO STANCO 2 – MOLTO STANCO
3 – STANCO 3 – STANCO
4 – NELLA MEDIA 4 – NELLA MEDIA
5 – ELEVATA 5 – ELEVATA
6 – MOLTO ELEVATA 6 – MOLTO ELEVATA
7 – MOLTO, MOLTO ELEVATA 7 – MOLTO, MOLTO ELEVATA

Fig.4.Hooper et al., 1995

4) La scala VAS (Visual Analogic Scale)

Fig.5. La SCALA VAS (Scala Visiva Analogica del Dolore)

NESSUN DOLORE_______________________ TROPPO DOLORE PER MUOVERSI

Likert scale per i dolori muscolari:

Per favore barra la frase sottostante che descrive il tuo livello di dolore muscolare nelle ultime 12 ore.

0 – Assenza completa di dolore muscolare

1 – Leggero dolore muscolare quando tocco la muscolatura – Leggero Fastidio

2 – Dolore moderato solo quando tocco la muscolatura – Dolore leggero ma persistente

3 – Leggero dolore quando cammino o salgo le scale

4 – Leggero dolore quando cammino in piano – Molto doloroso

5 – Dolore moderato, gambe dure o deboli quando cammino – Molto doloroso

6 – Dolore forte che limita la mia abilità nei movimenti Data____________________

5) La HRV (Heart Rate Variability)

Gli studi sulla HRV sono molti e ancora tutt’oggi ci sono informazioni differenti e alcune poco chiare. Molti sono i sistemi per misurarla, cardiofrequenzimetri, mini cardio con software dedicato, specifiche app su cellulare e per i-phone. Il discorso scientifico da affrontare è molto lungo quindi, rimandiamo alla letteratura su pub med per prendere informazioni specifiche di riferimento per analizzare i risultati.

Il principio nasce dall’analisi dell’attivazione del sistema nervoso simpatico e parasimpatico e da come esso agisce sulla condizione fisica del soggetto pre-allenamento.

Quindi capire se il nostro atleta ha recuperato o meno dall’allenamento o dalla gara precedente. Lo strumento ha lo scopo di dirci la condizione reale di recupero, di bilanciamento dei sistemi simpatico e parasimpatico con un’analisi di 5’ della FC a riposo (di preferenza al mattino appena svegli).
In sostanza come sta fisicamente prima di iniziare l’attività fisica e quale carico possiamo somministrare all’atleta se basso, di recupero, media o alta intensità.

6) Metodo della Scala di Borg

Günnar Borg, ha creato due tipi di scale per la valutazione dello sforzo percepito (1985-1987):

1)la RPE (ratings perceived exertion) che si basa su 20 livelli (da 1 a 20), ma che di fatto parte dal livello 6.

2) CR 10 (category ratio anchored at number 10) che si basa su 10 livelli.

Nella RPE, su 20 livelli, Borg mise in relazione i numeri crescenti (dal 6 fino al 20) con la frequenza cardiaca durante lo sforzo fisico. Ad esempio il livello 16 ( sforzo percepito tra pesante e molto pesante) corrisponde all’85% Fcmax, cioè la percentuale di allenamento per la soglia anaerobica. Ai livelli 17 e 18 corrisponde il 90-95% Fcmax, cioè la percentuale di allenamento per la potenza aerobica (allenamento ad alta intensità). 

Per quanto riguarda la CR 10 i livelli 5 e 6 corrispondono all’85% Fcmax, cioè la percentuale di allenamento per la soglia anaerobica. Ai livelli 7 e 8 corrisponde il 90-95% Fcmax cioè la percentuale di allenamento per la potenza aerobica (allenamento ad alta intensità).

Tale scala era nata all’inizio per valutare le condizioni fisiche dei pazienti cardiopatici ed identificare l’intensità del dolore da essi percepito a seguito dell’accidente cardiovascolare. Così si poteva intervenire adeguatamente a livello medico per trattare il paziente.

In seguito il Dott. Borg, la inserì in ambito sportivo, per identificare l’intensità del carico proposto mediante lo sforzo percepito dal soggetto.

La familiarizzazione dei soggetti con la scala di Borg è semplice, la cosa migliore è chiedere lo sforzo percepito nella seduta o nella gara all’atleta con precisione, facendogli indicare il numero sul foglio, non a voce, da solo, senza che gli altri possano vedere il valore indicato, per non influenzare negativamente la corretta interpretazione del dato.

Dall’analisi del carico interno con la Scala di Borg ricaviamo:

1) Il carico di allenamento (Training Load) è il risultato della moltiplicazione tra la durata dell’allenamento e la percezione della fatica (rpe) che ogni giocatore dichiara al termine di ogni seduta e partita.

TL = DURATA (min) x RPE (UA)

Es: 90 minuti x 5 rpe = 450 UA

2) L’indice di monotonia è un parametro che indica se il carico di allenamento al quale sono stati sottoposti i giocatori, in un periodo di almeno una settimana, è stato monotono.

Il periodo risulta monotono quando per diversi giorni il carico (TL) è molto simile, il valore in questione si ottiene prendendo in considerazione il carico medio settimanale e la sua deviazione standard.

IM = Media Carico Settimanale / Deviazione Standard Settimanale

Es: 485 UA / 161,6 UA = 3 UA

3) La Fatica Acuta o Strain è un parametro che si ottiene moltiplicando il carico di allenamento (TL) per la monotonia. Quindi tanto più il carico di allenamento analizzato è stato alto e monotono, tanto più lo strain sarà elevato.

FA o STRAIN: = Training Load x Monotonia

Es: 2427 UA x 3 UA = 7293 UA

Per quanto riguarda l’analisi dei dati dalla letteratura scientifica relativa all’ambito calcistico sappiamo che l’effetto allenante nella singola seduta si ottiene per valori di session RPE compresi tra 300-600 UA (unità arbitrarie), al di sotto lo stimolo è insufficiente o basso e al di sopra tende ad essere elevato. La somma settimanale del carico di allenamento ideale è tra le 2000-3000 UA, generalmente se il carico di allenamento è > 2600 UA si considera alto, se invece risulta < 2600 UA si considera basso. Bisogna tenere conto però di eventuali variazioni soggettive dell’interpretazione dell’RPE (sovrastima o sottostima). In merito alla FA o Strain, vengono considerati alti valori di Strain >3600 UA e bassi valori di Strain < 2500. Anche in questo caso c’è una variabilità soggettiva dovuta all’interpretazione della scala dell’ RPE.

Per quanto riguarda il training load (TL) è utile guardare grafici riguardanti le ultime settimane di allenamento per visualizzare l’andamento nell’ultimo periodo e non solo nell’ultima settimana. Può essere utile avere un’ idea di ciò che è stato fatto avendo l’andamento del training load (TL) di tutte le settimane di lavoro svolte. Inoltre è possibile visualizzare attraverso dei grafici il carico di allenamento individuale, la monotonia e lo strain.

Il carico della partita viene definito:

ALTO: > 700 UA

MEDIO-ALTO: 500-700 UA

MEDIO: 400-500 UA

MEDIO-BASSO: 300-400 UA

BASSO: < 300 UA

In media una partita a settimana rappresenta circa il 25% del carico totale settimanale; invece due partite a settimana rappresentano circa il 65% del carico totale settimanale. Ciò ci fa capire l’importanza di dosare adeguatamente il carico di lavoro nel post gara, soprattutto per i giocatori che hanno fatto tutta la partita. Infatti si può notare dalla scala di Borg e le relative session-RPE come gli sforzi percepiti durante la gara sono importanti e richiedono un adeguato recupero da parte del giocatore, per effetto del fenomeno della fatica permanente che si instaura al termine delle prestazione e delle scorte di glicogeno non ancora ripristinate (48-72h). Bisogna tenere presente anche la capacità di carico del giocatore alla ripresa degli allenamenti, di solito ha un giorno di riposo, ma alle volte non basta per recuperare per effetto dei fenomeni sopracitati..

Uno studio pubblicato nel 2004 da Impellizzeri FM, Rampinini E, Coutts AJ, Sassi A e Marcora S. dal titolo Use of RPE-Based Training Load in Soccer, ha dimostrato scientificamente l’importanza di monitorare l’allenamento mediante tale scala e gli altri metodi basati sulla frequenza cardiaca (FC).

Lo scopo di questa ricerca è stato quello di applicare al calcio il Metodo RPE proposto da Foster et al. (1998) per quantificare il carico interno (session – RPE) e valutare la correlazione con altri metodi utilizzati per determinare il carico interno basati sulla risposta della frequenza cardiaca all’esercizio fisico.

I metodi utilizzati nella ricerca furono i seguenti:

21 giovani calciatori di età compresa tra 17,6 ± 0,7, peso 70,2 ± 4,7 kg, altezza 178,5 ± 4,8 cm, grasso corporeo 7,5 ± 2,2% , Vo2max 57,1 ± 4.0 ml/kg/min.

Tutti i soggetti hanno svolto un test incrementale al treadmill prima e dopo il periodo di allenamento, durante il quale è stata determinata la soglia anaerobica (1,5 mmol/L lattato a riposo, basale) e l’OBLA(4.0 mmol/L).

Il carico interno completato durante le 7 settimane di allenamento, costituito da 4 sedute settimanali più la gara di campionato, nel periodo agonistico Settembre-Novembre, è stato determinato moltiplicando i valori di RPE (CR10 – scale) per la durata (tempo in minuti) dell’ allenamento, ciò costituisce la Session RPE (SRPE); (es RPE: 5, durata allenamento: 90 minuti; SRPE: 5x90minuti= 450 UA, unità arbitrarie).

La session-RPE, ricavata dagli allenamenti era correlata con le misurazioni del carico interno ottenute mediante tre differenti metodi che si basano sulla Frequenza Cardiaca (FC): Edwards, Banister e Lucia, rispettivamente.

I risultati sono stati molto interessanti: sono stati raccolti i carichi interni individuali di 479 sessioni di allenamento. Tutti i soggetti che hanno preso parte allo studio presentavano varie correlazioni statisticamente significative fra i metodi del carico interno basti sulla frequenza cardiaca e la session-RPE ( da r = 0.50 a r = 0.85, p < 0.01).

In conclusione, questo studio ha dimostrato che la session-RPE può essere considerato un valido metodo ed un buon indicatore per la determinazione del carico interno globale del giocatore di calcio. Cosa importante che tale metodo non richiede una spesa elevata (foglio di carta e penna) ed è facilmente utilizzabile da parte del tecnico (allenatore e/o preparatore) per controllare il carico interno ed effettuare un design per la periodizzazione dell’allenamento.

7) Metodo Edwards

Un altro metodo per la determinazione del carico interno, è stato preso in considerazione nella ricerca sopracitata. Si basa sulla frequenza cardiaca ed è stato utilizzato da Foster e al. per validare la RPE-TL. Il metodo Edwards si basa sulla misurazione del prodotto della durata dell’allenamento (in minuti) in 5 diverse zone di frequenza cardiaca(Fig.12), con un coefficiente relativo ad ogni zona, e la somma finale dei risultati.

E’ necessario prima individuare la Fcmax dei nostri soggetti:

Zona 1 = 50-60% Fcmax = 1 o K1

Zona 2 = 60-70% Fcmax = 2 o K2

Zona 3 = 70-80% Fcmax = 3 o K3

Zona 4 = 80-90% Fcmax = 4 o K4

Zona 5 = 90-100% Fcmax = 5 o K5

Esempio:

Zona 1 = 50-60% Fcmax = 16,4’ x 1 = 16,4

Zona 2 = 60-70% Fcmax = 9,1’ x 2 = 18,2

Zona 3 = 70-80% Fcmax = 9,5’ x 3 = 28,5

Zona 4 = 80-90% Fcmax = 17,1 x 4 = 68,4

Zona 5 = 90-100% Fcmax = 4 x 5 = 20

TL: 16,4+18,2+28,5+68,4+20 = 151,5 UA

 

Edwards TL

       
         

 

 

 

 

 

Coefficiente K

%Hrpeak

Lavoro Zona%

Tempo(min.)

Training Load

1

50-60%

27

16,4

16,4

2

60-70%

15

9,1

18,2

3

70-80%

16

9,5

28,5

4

80-90%

29

17,1

68,4

5

90-100%

7

4

20

Totale

 

94

56,1

151,5

Carico Lavoro

80-100%

35

21,1

 

 

L’unità di misura utilizzata sono le Unità Arbitrarie (UA), come per il TL, determinato mediante la scala di Borg.

La % di lavoro si riferisce alla quantità di tempo percentuale in cui l’atleta, in una determinata esercitazione, è in zona partita. Nella % di lavoro è inclusa la zona che va tra l’80 e il 100 % della Fcmax.

Le esercitazioni sono intense quando la % di lavoro è superiore al 70% (cioè per almeno il 70% del tempo di esercitazione il giocatore è stato in “ZONA PARTITA”).

Per un tempo superiore al 20% si ha una Fc compresa tra il 90-95% Fcmax.

8) Metodo TRIMP di Banister (1975)

Un altro metodo basato sulla Fc, per la determinazione del carico interno è il TRIMP di Banister (Training Impulse di Banister) che viene determinato utilizzando la seguente formula:

TD x HRr x 0.64 x e ^1.92xHRr

Dove:

TD = durata totale dell’allenamento

HRr = Fc di riserva [(Fc media dell’esercizio – Fc a riposo)/(Fcmax-Fc a riposo)]

Nome

Durata (min.tot.)

AVHRexercise(bpm)

HRrest(bpm)

Hrmax(bpm)

HRR(bpm)

TRIMP

 

———– 

60

147

60

209

0,58

68,8

 

9) Metodo TRIMPi di Manzi (2009)

Simile al TRIMP (cambia il fattore di ponderazione WF da individuare mediante test)

(Rimandiamo all’articolo su tale metodo: Manzi et al., Relation between individualized training impulses and performance in distance runners, JSCR, 27(3):631-6, 2013

10) Metodo Lucia

Di recente è stato proposto un altro metodo il Lucia’s TRIMP, per determinare il carico interno.

Tale metodo, rispetto agli altri è di più difficile applicazione, in quanto richiede, test di laboratorio per determinare i parametri dell’allenamento. Il TL si calcola moltiplicando il tempo in minuti speso in 3 differenti zone per il coefficiente K relativo ad ogni zona e al termine si sommano i risultati.

Zona 1: Sotto la soglia ventilatoria x K1

Zona 2: Tra la soglia ventilatoria e il punto di recupero respiratorio x K2

Zona 3: Al di sopra del punto di recupero respiratorio x K3

Es:

Z1: 25’ x 1 = 25

Z2: 4’ x 2 = 8

Z3 10’x 3 = 30

Lucia’s TRIMP: 63 UA

Nome

Zone

Tempo in Zone(min.)

Coeff.Zona

Lucia’s TRIMP

 

Z1: sotto SV

25

1

25

  Z2: tra SV e punto diRec.Resp.

4

2

8

 

Z3: sopra il punto di Rec.Resp.

10

3

30

Somma      

63

Questo metodo è simile al metodo Edwards, la differenza è che il metodo Lucia, si basa su parametri di laboratorio non accessibili a tutti.

11) Prelievi di Lattato Ematico

Un ruolo particolarmente importante nel controllo dell’allenamento è stato assunto dal monitoraggio della lattacidemia. Grazie all’utilizzo dei lattametri portatili da campo è possibile effettuare dei prelievi in tempo reale a seguito di esercitazioni svolte sul campo. Tale metodo è importante per la quantificazione del carico interno. Solitamente si fa riferimento alle 2 mmol/l per identificare la Soglia Aerobica e alle 4 mmo/l per identificare la Soglia Anaerobica, questo ci consente di verificare adeguatamente se l’intensità di esercizio somministrata sta raggiungendo gli obbiettivi prefissati. Ad esempio se dobbiamo lavorare sopra soglia, in un lavoro di potenza aerobica a secco o con palla, dobbiamo trovarci al di sopra delle 4 mmol/l per ottenere gli effetti dell’allenamento.

Dai dati della letteratura relativi ad una ricerca condotta da Rampini E, Impellizzeri FM, Castagna C, Abt G., Chamari K, Sassi A e Marcora S,(2007) Factors influencing physiological responses to small-sided soccer games, Journal of Sports Sciences, 25(6): 659-666, si è visto che i valori di lattato ematico nei giochi a ranghi ridotti dal 3c3 al 6c6 oscillavano da 4,8 a 6,5 mmol/l, con la presenza dell’incitamento dell’allenatore. Viceversa oscillavano da 3,6 a 5 mmol/l. Tutto ciò ci consente di verificare il nostro allenamento, grazie ai dati della ricerca sappiamo come orientarci e quindi programmare con maggiore precisione il lavoro.

Sottinteso che i prelievi di lattato possono essere utilizzati in qualsiasi tipo di esercitazione sia a secco che con palla. Anche tale metodo, richiede uno strumento, il lattametro portatile da campo non a tutti accessibile per il costo, ma oggi assai diffuso.

Lo studio che ha consentito di analizzare i diversi metodi per il controllo dell’allenamento (Rampini et al 2004) ha permesso di quantificare il carico interno nel calcio mediante l’utilizzo della RPE, dimostrando una correlazione significativa tra questo metodo e gli altri basati sulla Fc (Edwards, Banister e Lucia). Questa correlazione ha un range che va da r = 0.50 a 0.85 leggermente più bassa di quella riportata nella ricerca di Foster et al (1998) che era compresa tra r = 0.75 – 0.90.

Una possibile spiegazione per la più bassa correlazione presente in questo studio potrebbe essere spiegata dal contributo del metabolismo anaerobico durante gli allenamenti del calcio.

Alcuni ricercatori hanno evidenziato l’aumento della RPE, quindi dello sforzo percepito durante un protocollo di lavoro intermittente dovuto all’incremento del contributo del meccanismo anaerobico.

Il calcio è caratterizzato da attività di tipo intermittente con il contributo sia del meccanismo aerobico che anaerobico, quindi la diversa percezione dello sforzo con frequenze cardiache simili si può spiegare dalla bassa correlazione tra sessione RPE e metodi basati sulla Fc confrontati con i precedenti lavori riferiti agli atleti di resistenza. La RPE rappresenta la propria percezione dello stress di allenamento, che può includere sia gli stress fisici che psicologici, il metodo della SRPE, rappresenta una valida misura del carico interno dell’atleta.

La scala di Borg CR10 è un indicatore globale dell’intensità di esercizio inclusi i fattori fisiologici (consumo di ossigeno, frequenza cardiaca, ventilazione, beta endorfine, concentrazione di glucosio ematico e deplezione di glicogeno) e psicologici.

Le ricerche hanno dimostrato che la combinazione della frequenza cardiaca e la concentrazione di lattato ematico predicono con molta precisione la RPE, quindi lo sforzo percepito dal soggetto, in sostanza c’è un a correlazione diretta: all’aumentare della Fc e della lattato ematico aumento lo sforzo percepito.

La RPE è stato dimostrato essere un mezzo molto importante per valutare l’intensità di esercizio, sia quando c’è un’attivazione del meccanismo energetico aerobico che anaerobico, come accade negli allenamenti e nelle partite di calcio.

Alcune volte può capitare che il giocatore percepisce uno sforzo diverso rispetto ai compagni di squadra per uno stesso esercizio svolto con la stessa intensità, ciò è dovuto allo stato psicologico individuale del momento.

Alcuni ricercatori hanno utilizzato la RPE come indicatore degli stati di overreaching ed overtraining, evidenziando un aumento degli sforzi percepiti a seguito di una condizione di under performance.

Conclusioni

In conclusione, basandoci sui i risultati e le revisioni della letteratura tra tutti i metodi per la valutazione del carico interno, quello a più basso costo, utilizzabile anche nel mondo dilettantistico oltre che professionistico è il metodo RPE di Foster che è un buon indicatore del ITL (Internal Training Load) nel calcio.
E’ un valido aiuto per l’allenatore e il preparatore fisico per quantificare il lavoro svolto, programmarlo adeguatamente, mediante lo sforzo percepito dai propri giocatori.

Seminario sugli infortuni nei club élite

Nel Giugno 2016 la UEFA, i medici dei club elite e altri del settore di tutta Europa si sono riuniti a Lisbona per l’ultimo seminario sullo Studio UEFA sugli infortuni nei club élite, incentrato sui progressi e le esperienze della scorsa stagione (2015-2016) nel trattamento degli infortuni ai giocatori.

L’evento è stato ospitato dallo Sporting Clube de Portugal. Alle squadre, alle federazioni e alla comunità scientifica, lo Studio UEFA fornisce dati importanti e utili nel trattamento e nella prevenzione degli infortuni. La pubblicazione è iniziata nel 2001 ed è coordinata dal professor Jan Ekstrand, ex vicepresidente del Comitato medico UEFA.

Al meeting hanno partecipato i medici delle seguenti squadre: FC Barcelona, Sporting CP, FC Shakhtar Donetsk, FC Porto, Manchester United FC, Juventus, AFC Ajax, PSV Eindhoven, Arsenal FC, Real Madrid CF, Borussia Dortmund, Bayer Leverkusen 04, AS Roma, Paris Saint-Germain, Galatasaray AŞ, FC Basel 1893, RSC Anderlecht, SK Maribor e Club Atlético de Madrid. Sono stati trattati vari argomenti, come la comunicazione interna con i club, le conseguenze del cambio di allenatore sugli infortuni, i carichi e la loro correlazione con i dati. Grande attenzione è stata data alla scala dello sforzo percepito (RPE), che il prossimo anno sarà un elemento fondamentale per studiare gli infortuni e il benessere fisico in generale. La UEFA ha annunciato che da agosto 2016 costituirà un gruppo di lavoro per valutare e correlare i dati prestazionali con i dati approfonditi dello studio sugli infortuni, in modo da migliorare le misure di prevenzione degli infortuni nel calcio.

“È un meeting unico – ha dichiarato Frederico Varandas, medico dello Sporting CP -, perché prevede discussioni e scambi di esperienze tra i medici dopo gli infortuni di tutta la stagione. Lo Studio UEFA è un tassello fondamentale per le équipe mediche di tutte le squadre e lo Sporting Lisbona è orgoglioso di prendervi parte”.


Bibliografia:

AA.VV. “L’allenamento fisico nel calcio: concetti e principi metodologici”, Ed.Correre, 2010

Abt G, Siegler JC, Akubat I. et Castagna C, The effects of a constant sprint-to-rest ratio and recovery mode on repeated sprint performance, J Strength Cond Research , 2011 (Epub ahead of print)

Bangsbo J, Iaia FM et Krustrup P, The Yo Yo Intermittent Recovery test, a useful tool for evaluation of physical performance in intermittent sports. Sport Medicine 38(1): 37-51, 2008.

Bradley PS, Sheldon W, Wooster B, Olsen P, Boanas P, Krustrup P, High-Intensity running in English running in English FA Premier League Soccer matches. J Sports Sci 27: 159-168, 2009.

Bravo DF, Impellizzeri FM, Rampinini E, Castagna C, Bishop D, Wisloff U., Sprint vs Interval Training in football, Int J Sports Med. 2008 29(8):668-74., 2007.

Castagna C, Impellizzeri F, Chaouachi A, Bordon C, Effect of training intensity distribution on aerobic fitness variables in elite soccer players: A case study, Journal of Strength and conditioning research, 2010, (ahead of print)

Chaouachi A,dal Manzi V, Wong Del P, Chaalali, Laurencelle L, Chamari K et Castagna C, Intermittent endurance and repeated sprint ability in soccer players. Journal of Strength and Conditioning Research 24(10): 2663-2669, 2010.

Di Salvo V, Baron R, Tschan H, Calderon Montero FJ, Bachl N et Pigozzi F, Performance characteristies according to playing position in elite soccer. Int J Sports Med 28: 222-227, 2007

Di Salvo V, Gregson W, Atkinson G, Tordoff P et Drust B, Analysis of high intensity activity in Premier League Soccer. Int J Sports Med 30: 205-212, 2009.

Helgerud J, Hoydal K, Wang E, Karlsen T, Berg P. et al, Aerobic high-intensity intervals improve Vo2max more than moderate training . Med. Sci. Sports Exerc. 39(4): 665-671, 2007.

Iaia FM, Rampinini E, Bangsbo J. Highintensity training in football. Int J Sports Physiol Perform. Sep;4(3):291-306. Review. 2009

Impellizzeri FM, Rampinini E, Couutts AJ, Sassi A et Marcora S. Use of RPE-Based Training Load in Soccer. Med Sci. Sports Exerc., 36 (6): 1042-1047, 2004

Impellizzeri FM, Rampinini E, Marcora SM. Physiological assessment of aerobic training in soccer. J Sports Sci.Jun;23(6):583-92. 2005

Impellizzeri FM, Marcora SM, Castagna C, Reilly T, Sassi A, Iaia FM, Rampinini E. Physiological and performance effects of generic versus specific aerobic training in soccer players. Int J Sports Med. Jun;27(6):483-92. 2006

Mohr M, Krustrup P, Bangsbo J, Match Performance of high-standard soccer players with special reference to development of fatigue. J Sports Sci 21: 519-528, 2003.

Rampinini E, Bishop D, Marcora SM, Ferrari Bravo D, Sassi R, et Impellizzeri FM, Variation in top level soccer match performance. Int J Sports Med 28: 1018-1024, 2007

Rampinini E, Impellizzeri FM, Castagna C, Coutts AJ et Wisloff U, Technical performance during soccer matches of the Italian serie A league: Effect of fatigue and competitive level. J Sci Med Sport 12: 227-233, 2009.

Rampinini E, Impellizzeri FM, Castagna C, Abt G, Chmari K, Sassi A et Marcora S, Factors influencing physiological responses to small-sided soccer games, Journal of Sports Sciences, 25(6): 659-666, 2007.

Stolen T, Chamari K, Castagna C et Wisloff U, Physiology of Soccer, An Update. Sport Medicine 35(6) 501-536, 2005.