Steatosi epatica

Di:   Simona Repetto  |  18 Febbraio 2022

La steatosi epatica, patologia detta anche ‘fegato grasso ‘ è la condizione che si verifica quando la percentuale di grasso nel fegato supera il 5% senza la presenza di altre patologie di danno epatico.

La malattia è caratterizzata da infiltrazione di grasso nel fegato, principalmente sotto forma di trigliceridi, che viene accumulato all’interno delle cellule epatiche. Dal punto di vista istologico la steatosi si caratterizza per la presenza di goccioline di grasso nel citoplasma degli epatociti ma a seconda del tipo di gocce si può distinguere

  • una steatosi macrovacuolare, in cui il grasso si raccoglie un un’unica grande goccia e
  • una steatosi microvacuolare, dove il grasso si condensa in piccole gocce.

Questi due aspetti sono evoluzioni della malattia in momenti diversi ma ognuna delle due forme può comunque avere una propria prognosi: il tipo macrovacuolare è per lo più benigno, mentre il tipo microvacuolare è poco frequente ma ha una prognosi peggiore per via delle alterazioni delle funzioni mitocondriali e delle modificazioni metaboliche che ne conseguono.

steatosi

Tipologie di steatosi

Ci sono due tipi di steatosi epatica: quella alcolica associata al forte consumo di alcool ma solitamente reversibile con la sospensione del consumo della sostanza, e quella non alcolica.

Dal punto di vista clinico è anche conosciuta con l’ acronimo inglese NAFLD (non-alcoholic fatty liver disease) con diverse casistiche dal punto di vista istologico, come per esempio il semplice accumulo di grasso all’ interno dell’epatocita, allo stato di flogosi, o alla fibrosi avanzata fino alla vera e propria cirrosi e tutte le sue complicanze caratteristiche.

La steatosi epatica è associata ad alterazioni del metabolismo glucidico e lipidico, all’insulino-resistenza, anche se si riscontra tuttavia in alcuni soggetti dediti all’attività fisica e alla sana alimentazione. Ad oggi la causa di ciò è ancora in fase di studio.

In Italia le casistiche riportano che 1 persona su 4 è affetta dalla malattia.

NAFLD

Generalmente lo sviluppo della NAFLD e soprattutto la sua progressione dipendono da una serie di fattori come l’obesità, sopratutto il tipo di obesità viscerale, anche se non tutti i pazienti obesi sviluppano la patologia; più che altro se si considera che l’obesità è spesso associata a diabete mellito, insulino-resistenza o sindrome metabolica allora la probabilità di sviluppare la malattia cresce in modo esponenziale. Anche perché alla base del suo sviluppo c’è un’alterazione del metabolismo glucidico e lipidico.

Inoltre lo sviluppo della malattia è legato anche all’aumentare dell’età, trovando il suo picco intorno ai 40 e 50 anni nell’uomo e 60 anni nella donna ma per cause ancora non del tutto chiare esistono casistiche che riguardano i bambini anche normopeso (circa il 3%) ed è molto frequente nei bambini obesi (oltre l’80%).

Questo è un fatto che deve generare la piena consapevolezza di intervenire tempestivamente con le cure più adeguate perché più passa il tempo e più si espone il fegato a un danno prolungato che può aumentare i rischi di progressione verso forme di malattia più severa. Tuttavia, gran parte dei pazienti non ha sintomi specifici che lo riportino in via tempestiva dal dottore per una diagnosi e questa condizione spesso fa sì che l’eventuale diagnosi provochi stupore nel paziente.

Steatosi epatica

La steatosi epatica è asintomatica (non si manifestano segni e sintomi evidenti della malattia). Ma a volte, invece, i bambini lamentano dolori addominali, affaticamento inspiegabile e malessere generale. Tuttavia questi esigui sintomi si associano invece a presenza di epatomegalia all’esame obiettivo. Mentre dai referti ematochimici si noterà un aumento delle transaminasi (ALT e AST) e/o della gamma-GT  7 anche se più precisamente il valore delle transaminasi è solitamente modesto e raramente si evidenziano valori particolarmente elevati.

I parametri epatici e cioè albuminemia, tempo di protrombina e bilirubinemia, non saranno alterati se non si è di fronte allo stadio di malattia avanzato.

Infine si noterà un aumento dei tassi plasmatici dei trigliceridi e del colesterolo in particolare delle LDL.

Infine è necessaria un’ecografia che possa dimostrare un fegato aumentato di volume e con superficie liscia.

Un segno caratteristico della malattia è il fegato ‘brillante ‘ poiché si presenta luminoso nelle immagini radiografiche.

L’ecografia è indispensabile per studiare le malattie del fegato, anche perché non è invasiva ed è ripetibile. La steatosi è perfettamente rilevabile quando l’accumulo di grasso è più del 30% del lobulo epatico.

fegato grasso

Dal punto di vista nutrizionale

Dal punto di vista nutrizionale bisogna limitare l’insulino-resistenza e i valori di trigliceridi e migliorare i parametri metabolici e proteggere il fegato dallo stress ossidativo.

Nei casi in cui si associano obesità e malattie metaboliche occorre intervenire su più fronti. Con la dieta ipocalorica per consentire una perdita di peso graduale e da mantenere nel tempo. Inoltre è dimostrato che anche solo un calo ponderale del 10% del peso di partenza fa sì che si normalizzino gli enzimi epatici con un miglioramento dell’epatomegalia.

In ambito dietetico, occorre eliminare i grassi animali e preferire cotture semplici come la griglia, al vapore ed evitare le fritture.

Non c’è alcun motivo per avere una alimentazione scarsa in proteine anzi avere una buona alimentazione normoproteica consente di non avere cali di energia e mantenere il tono muscolare. Ma le proteine in questione devono provenire da fonti magre quindi sono da evitare prodotti animali (per chi li mangia) grassi come salsicce, e tutti i tipi di affettati, o ancora pesci sott’olio o fritti.

Bisogna evitare i digiuni ma al contrario fare piccoli pasti per controllare meglio il senso di fame e sazietà e ridurre i picchi glicemici. Che sono sempre dannosi in questo caso e possono provocare cali di energia, abbuffate ed abbandono della dieta.

Consumare più verdura e meno prodotti lavorati, nello specifico alcuni ortaggi hanno un tropismo spiccatamente epatico. Ossia svolgono un’azione tonica e detossificante sul fegato: tra questi ci sono i carciofi e le erbe amare, come la cicoria catalogna.

Questi elementi sono anche presenti in alcuni integratori sotto forma di capsule od estratto liquido macerato da diluire in acqua nel corso della giornata.

Ovviamente l’apporto di liquidi deve essere adeguato, 1.5 /2 litri d’acqua è considerato ottimale.

Per quanto riguarda la frutta, anche se contiene in grandi quantità sali minerali, vitamine e antiossidanti è meglio limitare le porzioni per le elevate quantità di zucchero.

Attività fisica

L’attività fisica consigliata in caso di steatosi è l’attività aerobica per i suoi benefici sull’aspetto cardiorespiratorio, che può ridurre anche i rischi cardiovascolari associati a chi è stata diagnosticata la steatosi.

Gli esercizi di moderata intensità, come camminare a passo svelto, o la corsa lenta devono essere eseguiti per almeno 150/300 minuti a settimana. In accordo con le linee guida per l’esercizio fisico dell’Associazione Cardiologica Americana e del Dipartimento delle Salute, per un minimo di 16 settimane, questo è stato il lasso temporale in cui diversi studi hanno dimostrato che può migliorare la funzionalità epatica.

Ovviamente occorre fare dell’attività fisica e della sana alimentazione uno stile di vita a lungo termine per scongiurare la comparsa di altre patologie anche non necessariamente legate alla steatosi.

Tuttavia un programma di allenamento deve essere completo. E in questo caso praticando la corsa lenta o la camminata a passo svelto si trascurano alcuni distretti corporei come quello superiore. Occorre quindi abbinare almeno due sedute di rinforzo muscolare almeno per le zone non precedentemente sollecitate cioè spalle, schiena e braccia. Quindi esercizi di muscolazione per avere un allenamento completo che interessi tutto il corpo.

attività fisica

Integrazione alimentare

L’integrazione alimentare è sempre consigliata. Gli integratori più indicati sono a base di antiossidanti quindi l’ Omega-3 e un complesso multivitaminico ad alto dosaggio di vitamina C, D, E.

In particolare gli Omega3 sono connessi al livello di infiammazione ed essi sono strettamente connessi alla quantità di grasso corporeo presente.

Il grasso è un pro-infiammatorio e va quindi contrastato sia con l’approccio alimentare sia con integratori che regolano al ribasso la risposta infiammatoria. Questa è aumentata anche dall’uso abituale di junk food e da una dieta non adeguata. Ecco perché l’approccio deve essere sempre multidisciplinare.

Per quanto riguarda la vitamina D prima di tutto va misurata attraverso un semplice prelievo di sangue. Essa deve stare nel range ematico di 50-80 ng/ml.Sotto questo valore il sistema immunitario funziona male. Inoltre è cofattore di numerosi processi biochimici. Occorre un’integrazione che nel tempo (e con una adeguata esposizione al sole visto che attiva la vitamina D) possa portare il valore ematico ai livelli sopra citati.

La vitamina C ha tantissime funzioni. Combatte gli stati infiammatori ed essendo una vitamina idrosolubile non viene accumulata. Quindi un eventuale eccesso, anche se è un fatto del tutto improbabile, viene eliminato con le urine.

Bibliografia:

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  • Lucas C, Lucas G, Lucas N, et al. A systematic review of the present and future of non-alcoholic fatty liver disease. Clin Exp Hepatol 2018;4:165-74.