Riatletizzazione: come programmarla ed eseguirla in maniera funzionale

Due persone in palestra. Una solleva un manubrio piegandosi in avanti, mentre l'altra osserva e dà istruzioni. Attrezzi da palestra come pesi e scatole sono visibili sul lato sinistro. Il pavimento è coperto da un tappeto rosso e le tende nere creano lo sfondo. In basso, c'è il testo "Riatletizzazione: come programmarla ed eseguirla" con il logo di Scienze Motorie
02 marzo 2022

La riatletizzazione è prerogativa del laureato in Scienze Motorie, per questo per esporre e sviluppare il concetto di riatletizzazione dobbiamo prima analizzare l’etimologia della parola.

Riatletizzazione

Riatletizzazione è una parola composta da RI “prefisso presente in moltissimi verbi, e loro derivati, che ha in genere valore iterativo, esprime cioè duplicazione o ripetizione” (Dizionario Treccani) e ATLETIZZAZIONE, cioè rendere atletico “che è proprio di un atleta, detto spec. del corpo ≈ aitante, forte […]” (Dizionario Treccani); riguarda quindi le persone abili che vogliono recuperare la loro capacità di utilizzo del corpo per una disciplina sportiva.

Riabilitazione

Riabilitazione è invece una parola che indica la ripresa delle proprie abilità, quindi di pertinenza fisioterapica (in ambito sanitario recupero di abilità momentaneamente perse).

Quindi in un iter perfetto post infortunio verranno coinvolte più figure professionali quali l’ortopedico, per la visita iniziale e l’eventuale intervento chirurgico, il fisioterapista per la riabilitazione ed il recupero delle normali funzionalità ed il laureato in Scienze Motorie che accompagnerà l’atleta nel recupero funzionale fino al rientro all’attività sportiva.

Il laureato in Scienze Motorie per gestire una riatletizzazione completa dovrà avere molteplici conoscenze, possiamo anche suddividere una prima fase di riatletizzazione dove il focus sarà incentrato sul precedente infortunio e sul rendere “funzionale” la zona trattata fisioterapicamente col resto della struttura ed una seconda fase in cui il riatletizzatore dovrà concentrarsi maggiormente sul recupero atletico indirizzato allo sport specifico dell’atleta.

riatletizzazione

Quando bisogna riatletizzare?

Per quel che riguarda il “quando”: dopo ogni stop forzato dell’atleta, quindi dopo ogni infortunio che diminuisce o addirittura azzera lo stato di forma dell’atleta.

Dall’infortunio all’attività agonistica

I passaggi chiave tra l’infortunio e la ripresa dell’attività saranno:

  1. Infortunio: dal giorno in cui l’atleta deve fermarsi.
  2. Recupero fisiologico: tempi fisiologici di recupero post infortunio dal giorno del problema o dal giorno dell’operazione.
  3. Riabilitazione: fase di recupero delle abilità, di pertinenza fisioterapica.
  4. Riatletizzazione: fase centrale di questo articolo che coinvolge il Laureato in Scienze Motorie.
  5. Ripresa attività agonistica: rientro alla normale attività.

Infortuni

Gli infortuni sono eventi accidentali con effetti lesivi (Treccani) e possono essere di vario genere in base alla porzione anatomica interessata.

Ossei: frattura, cioè interruzione dell’integrità strutturale dell’osso, può essere traumatica o da stress. Può essere incompleta, spiroide, comminuta, trasversa o scomposta (anche esposta). Ha dei tempi di recupero che possono variare tra le III-IV settimane per la creazione del callo fibroso che diventa callo osseo nei mesi successivi (Heimbach et al. 2018).

Articolari: suddivisi in lussazione, un’interruzione totale o sublussazione parziale dei normali rapporti anatomici tra capi articolari e in distorsione dove c’è un interessamento capsulare o legamentoso. Le tempistiche sono anche qui variabili dalle IV settimane fino a svariati mesi post operatori per le lesioni più gravi (Marlaris et al. 2018).

Muscolotendinei: divisi in pre-lesione (contrattura o elongazione) e in lesione di I°, II°, III° a seconda del numero di fibre interessate. Hanno un recupero fisiologico di circa 1 mm al giorno. Il recupero completo varia dalle 3 settimane fino a diversi mesi (Danowsky et al. 2000).

Altre problematiche: potrebbe verificarsi la necessità di riatletizzare atleti che non hanno avuto infortuni precedentemente scritti ma problematiche minori quali: infiammazioni, contusioni, affaticamenti o semplicemente inattività extra infortuni dovuti magari ad impegni extra sportivi.

riatletizzazione

Recupero fisiologico

Per recupero fisiologico si intendono le tempistiche che ogni infortunio ha per il suo ripristino, sia parziale che totale. Importante per un Laureato in Scienze Motorie conoscere queste tempistiche per potersi confrontare con le figure sanitarie per il passaggio di consegne e anche perché molte volte la riatletizzazione inizia quando il recupero fisiologico è solo parziale, quindi il lavoro delicato di chi riatletizza è seguire gli step giusti per eliminare i fattori di rischio di ricadute e recidive.

Riabilitazione

È di pertinenza fisioterapica ma è giusto che il Laureato in Scienze Motorie conosca i tempi della gestione del paziente da parte del fisioterapista ed allo stesso modo, la conoscenza dello stato di salute dello stesso al momento del passaggio di consegne.

Riatletizzazione

Il Laureato in Scienze Motorie dovrà dividere il proprio lavoro in 2 fasi:

  • Nella prima il focus andrà sul completo recupero dall’infortunio, in base al tipo di infortunio subito dall’atleta.
  • Nella seconda si concentrerà sulla neo-preparazione atletica, in base allo sport, al ruolo e alle caratteristiche fisico atletiche dello sportivo, conoscendo i vari metodi di allenamento e i metabolismi di ripristino energetico.

Master Prevenzione, Rieducazione e Riatletizzazione

Organizzare la riatletizzazione

Per organizzare la riatletizzazione bisognerà inizialmente creare una linea che serve a stabilire l’avanzamento del programma, che dovrà poi essere modellato e modificato in base alla risposta quotidiana dell’atleta.

Bisognerà tener presente vari aspetti, che saranno intersecati e modulati nella suddivisione delle fasi (le varie fasi avranno un aspetto principale e gli altri secondari): articolaremuscolarepropriocettivoorganico.

Esempio di progressione: 1 MESE, 2 MESI, 15 GIORNI, 15 GIORNI: TOTALE 4 MESI

Al primo incontro con l’atleta dovrà essere creata una raccolta dati, segnando informazioni recenti e remote, personalizzando la scheda in base al proprio gradimento e al tipo di riatletizzazione da eseguire. Bisognerà al secondo incontro eseguire dei test mirati oltre ad un colloquio con lo staff sanitario che aveva in cura il paziente. Nel passaggio tra una fase e l’altra dovranno sempre essere eseguiti altri test specifici che permetteranno di modulare l’esercizio fisico e di avanzare con la progressione delle fasi.

Test

Creata la scheda iniziale si passa ai test. I test potranno essere di diverso tipo:

  • Osservativi soggettivi (generali e settoriali – statici e dinamici)
  • Osservativi oggettivi (generali e settoriali – statici e dinamici)
  • Muscolari

Dopo aver svolto i test bisognerà riprendere la linea della progressione vista precedentemente per inserire i vari periodi in cui ci si concentrerà su un obiettivo rispetto all’altro, modulando così i carichi di lavoro anche in base ai risultati dei test e agli obiettivi. Il modo più semplice per la creazione pratica del programma potrebbe essere la suddivisione di ogni seduta in % di tempo da dedicare ai vari aspetti.

test riatletizzazione

Ad esempio se nel recupero funzionale post operatorio di un legamento crociato anteriore operato con Kenneth Jones (prelievo di parte del legamento rotuleo) avessimo riscontrato nel passaggio di consegne col fisioterapista, o da visita ortopedica intermedia, che il ROM (range of motion) articolare fosse già completamente recuperato la percentuale di tempo da dedicare al recupero funzionale articolare sarebbe pressoché 0%.

Se nello stesso caso avessimo poi riscontrato un grosso deficit di forza massimale e di trofismo a livello della coscia allora dovremmo concentrarci nelle prime sedute soprattutto su questo aspetto, trascurando per ora quello che sarà l’aspetto organico specifico del nostro sport (verrà in un secondo momento quando la situazione muscolare sarà in equilibrio) e inserendo i lavori propriocettivi per recuperare la capacità di reclutamento delle fibre e per un lavoro di prevenzione delle recidive o di nuove problematiche. In questo esempio la prima fase sarà incentrata soprattutto sull’obiettivo muscolare ed in parte ci sarà un allenamento propriocettivo, l’aspetto articolare e organico non saranno da toccare.

Il termine della riatletizzazione e la piena ripresa dell’attività agonistica, dopo adeguato parere medico, sarà decisa in base ai test finali che dovranno essere all’interno di range fisiologici consoni all’attività, curando principalmente che non ci siano rischi di recidive o ricadute.

Conclusioni

La creazione di un programma di riatletizzazione porta sicuramente a lunghe tempistiche per la sua stesura ma porterà anche ad un lavoro mirato e personalizzato che permetterà al Laureato in Scienze Motorie di compiere un lavoro da professionista e alla categoria di prendere credibilità per quel che riguarda le competenze in ambito di movimento.

Bibliografia:

  • Cipriano J, test ortopedici e neurologici. Verduci editore, Roma; 2006
  • Danowski R, Chanussot J, traumatologia dello sport. Seconda ed. Masson editore, Milano; 2010.
  • Heimbach B, Tonyali B, Zhang D, Wei M. High performance resorbable composites for load-bearing bone fixation devices. J Mech Behav Biomed Mater. 2018 Feb 19;81:1-9. Doi.
  • Maslaris A, Brinkmann O, Bungartz M, Krettek C, Jagodzinski M, Liodakis E. Management of knee dislocation prior to ligament reconstruction: What is the current evidence? Update of a universal treatment algorithm. Eur J Orthop Surg Traumatol. 2018 Feb 22. Doi.
  • Weinek J, Biologia dello sport. Calzetti & Mariucci editore, Torgiano (Pg); 2010.

 

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