L’emozione si riferisce sia a sentimenti soggettivi privati che all’espressione di particolari risposte neurovegetative e somatiche. Ha una difficoltà di definizione tanto che si può confondere e fondere con altri aspetti relativi al sentimento, alla motivazione, alla vigilanza (Canestrari 1990).
Le emozioni, secondo la teoria Psico-Evoluzionista (Plutckik 1980) possono essere ritenute adattamenti funzionali che entrano in qualsiasi tipo di transazione ambientale e sociale, stabilendo un equilibrio tra forze tra loro in opposizione e sono un riflesso dell’adattamento.
Esistono emozioni primarie quali: sorpresa, gioia, tristezza, rabbia, disgusto, paura ed emozioni secondarie che sono date dalla combinazione di quelle primarie, come ad es: disprezzo, panico, ira ecc. e sentimenti che sono dati dalla combinazione di emozioni elaborate dagli aspetti mentali in associazione con la durata delle stesse nel tempo, ad es. Amore o Odio.
Le emozioni hanno un forte impatto sulla persona in quanto producono informazioni ad altissima velocità creando o togliendo energia a seconda del contesto, della persona e degli stimoli con cui si viene a contatto. Queste informazioni elaborate dal nostro cervello producono stati di tensione corporea.
Cosa fanno le emozioni?
Amplificano l’attivazione e orientano l’attenzione su uno specifico obiettivo dando precisi riscontri a livello neurofisiologico. La natura delle emozioni dipende dalla natura delle situazioni ambientali e dall’esperienza.
Secondo la teoria cognitiva delle emozioni (Lazarus 1980) l’emozione sorge dal modo in cui l’individuo costruisce mentalmente l’esito, concreto o prefigurato, di un rapporto con il suo ambiente.
L’attività cognitiva e quindi percezione, memoria, apprendimento e pensiero è la chiave della risposta emozionale. La natura delle emozioni dipende dalla natura delle situazioni Ambientali e dall’esperienza del soggetto in rapporto al suo processo evolutivo di apprendimento e adattamento all’Ambiente.
Questo significa che il pianto come il riso o come la rabbia scaricano le tensioni del corpo, creano empatia, permettono l’aggregazione e la socializzazione, allontanano o aiutano ad entrare in relazione con se stessi e con il mondo circostante
L’emozione nasce dall’interazione di due componenti (Schachter e Singer):
- componente Fisiologica definita Attivazione o Arousal
- componente Psicologica riferita alla valutazione delle cause degli eventi e dei significati attribuiti dalle persone all’evento
Cosa succede nello sportivo e poi nell’atleta?
L’attivazione dei suoi processi neurofisiologici e quindi metabolici, muscolari, ormonali induce nell’organismo dello sportivo uno stato di Stress per le articolazioni, accelerando i consumi energetici e di fibre nervose. Sotto il profilo cognitivo ed emotivo l’eccitazione è considerata uno stress positivo in quanto allenante per la struttura cardiaca e per l’eliminazione delle tossine con conseguente produzione di endorfine. Le emozioni conseguenti sono di benessere e di felicità.
Nello sport a livello agonistico la situazione si complica in quanto esistono pressioni ambientali e di risultato che stressano l’atleta togliendogli lucidità con situazioni di stress negativo e caduta prestazionale. La tensione prestativa si traduce in ansia agonistica, “malattia” così ben conosciuta a tutti gli atleti .
Ma l’Ansia di per sé non è patologica. Può essere definita come un’eccessiva attivazione senza la presenza di uno stimolo concreto. Si traduce muscolarmente in tensione strutturale (ansia somatica) e a livello cognitivo in fissazione del pensiero e preoccupazioni (ansia cognitiva).
Una certa dose di Ansia, ovvero di tensione, è funzionale per attivare risposte muscolari e cognitive rendendo il soggetto reattivo, lucido e tonico, ma se questa tensione supera un certo livello di soglia o AROUSAL, considerata normale, si trasforma in una caduta disastrosa producendo somatizzazioni varie a livello metabolico, ormonale e mentale con conseguenti rischi per la salute emotiva e fisica dell’atleta.
Gli aspetti emozionali sono molto problematici in età giovanile e variabili negli stessi adulti anche in funzione delle attività definite open o closed-skill.
Cos’è l’Ansia?
Stato emotivo temporaneo, non per forza negativo, che porta il soggetto a sensazioni fisiche e psichiche tipiche, come: l’affanno, l’agitazione, paura e preoccupazione.
Esistono diversi tipi di ansia:
- Ansia Anticipatoria
- Ansia da Prestazione
- Ansia Somatica
- Ansia Cognitiva
- Ansia di Stato
- Ansia di Tratto
La tabella di Hanin (1997) indica che esiste per ognuno un livello ottimale di ENERGIA (Arousal) chiamato FLOW.
Troppa energia si trasforma in ansia e poca diventa noia o apatia. L’attivazione deve sempre essere commisurata con il livello di competenza e le difficoltà richieste dalla situazione.
Ansia e Stress
L’Ansia se prolungata nel tempo da troppe sollecitazioni si trasforma in Stress che viene definito in base alle sollecitazioni, o stressor, positivi o negativi.
Lo Stress è positivo quando è fisiologico e induce un cambiamento di stato , una mobilizzazione di energie psicofisiche, dando benessere all’organismo. E’ negativo quando il funzionamento di uno dei sistemi fisiologico, psicologico o sociale registra una qualche discrepanza tra le pressioni provenienti dall’esterno, dall’interno e dalle risorse adattive di un individuo, scompensando l’organismo e inducendo situazioni croniche di malessere. Si possono avere dei risvolti patologici e cronici, che ricadono nel campo della psicosomatica, come ad esempio gastriti, colite, spasmi muscolari, crampi, vertigini, acufeni, etc…
In tutto questo l’aspetto cognitivo diventa fondamentale. I pensieri infatti, potenziano l’effetto dello stress amplificandolo o riducendolo.
I pensieri sono in grado di influenzare direttamente le sensazioni, le azioni e il personale modo di concepire e vedere il mondo.
Pensieri adeguati producono sentimenti di appropriatezza, infondono fiducia e permettono di raggiungere risultati efficaci.
Pensieri negativi, al contrario, determinano sfiducia, inadeguatezza, sentimenti di avvilimento e portano a prestazioni soddisfacenti.
Quasi tutti gli atleti sperimentano ogni tanto dubbi sulle capacità personali, tensione e scarsa fiducia in sé, ma se questi sono costanti, agiscono negativamente sulla prestazione e ne ledono l’autostima. Il potenziale personale ne risulta danneggiato e così pure le prestazioni.
Esistono programmi specifici di allenamento mentale che permettono di gestire le emozioni, allentare le tensioni e avere una mente lucida, focalizzata e determinata verso l’obiettivo che si intende raggiungere.
Bibliografia:
Canestrari –Psicologia dello Sviluppo –
International journal of sport Psychology 2000
Neuroscienze e sport Utet
Programmi di intervento ansia e stress Miriam Jahier 2015 www.mindtrainer.it
Dott.sa Miriam Jahier
Psicologa – Psicologa dello Sport – Psicoterapeuta
www.mindtrainer.it
www.pdspsicologidellosport.it
info@mindtrainer.it