Insufficienza Funzionale del Pavimento Pelvico

Insufficienza Funzionale del Pavimento Pelvico
22 dicembre 2016

Il pavimento pelvico è una struttura muscolo-tendinea complessa che si estende dalla sinfisi pubica al coccige, chiudendo in basso la cavità addomino-pelvica, circondando e sostenendo l’uretra e la vescica fino all’apparato ano-rettale.

I ruoli del pavimento pelvico sono molteplici tra cui:

  • sostenere i visceri pelvici, vescica, utero e retto
  • determinare la capacità di continenza urinaria e fecale
  • contrapporsi alle pressioni intra-addominali improvvise (starnuti, tosse, risate, colpi durante la corsa)
  • migliorare la sensibilità sessuale
  • collaborare biomeccanicamente con trasverso dell’addome e trasverso spinoso per stabilizzare al meglio la postura in generale e, in caso di sforzo intenso, la core stability (ad esempio durante un allenamento).

Un’insufficienza funzionale della muscolatura pelvica può determinare perdita involontaria di urina o di feci, caduta dell’utero o delle pareti vaginali, difficoltà nei rapporti sessuali. La conseguenza diretta di tutti questi fattori genera ripercussioni quotidiane a cascata sull’autostima e sulla qualità di vita dell’individuo e può incidere sia sul profilo sociale che sessuale (1,2,3).

Nel mondo, i soggetti che soffrono d’incontinenza urinaria sono più di 200 milioni e l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera questa disfunzione una patologia cronica invalidante (4).

La Fondazione Italiana Incontinenza in uno studio effettuato su 3000 soggetti dai 18 ai 70 anni (1480uomini-1520 donne) (5) dichiara che il problema dell’’incontinenza urinaria interessa il 7,1% del totale. La suddivisione per sessi rivela una prevalenza del 12,3% per la popolazione femminile e dell’1,8% per la popolazione maschile.

La FISU (Federazione Italiana Società Urologiche) dichiara che prolasso genitale, incontinenza urinaria e disfunzioni sessuali colpiscono in Italia circa 5 milioni di donne dai 30 anni in su, con punte di 25-30% fra gli over 50 (6). Solo il 20% dei soggetti affetti da incontinenza urinaria si rivolge ad un professionista, mentre l’80% nasconde il problema restando in silenzio e perdendo poco per volta la fiducia in sé (2,3). Ancor più grave, un numero cospicuo di persone non considera l’incontinenza davvero un problema.

Una percentuale elevata di donne ritiene che sia “normale” avere un indebolimento dei tessuti vaginali e una ridotta prestazione dei muscoli del pavimento pelvico e della sensibilità sessuale. L’incontinenza è vista come una normale conseguenza di invecchiamento, post-parto, obesità, infiammazione vaginale e non come patologia a se stante o altamente invalidante.

Nonostante la problematica tenda ad aumentare e ad essere presente in alte percentuali anche nelle giovani donne, manca ancora la mentalità dell’importanza dell’educazione e prevenzione fin dall’età giovanile. La consapevolezza di questi muscoli è così bassa che una buona percentuale di donne, dal 27 al 30% (7), alla richiesta di contrarre i muscoli perineali, attiva solo i muscoli addominali: esse “spingono” anziché “trattenere” (inversione del comando perineale).

La rieducazione post insorgenza non sempre può risolvere in modo adeguato tutti i problemi.

Noi Professionisti delle Scienze Motorie abbiamo il dovere di diffondere cultura intorno a questa problematica così diffusa.

Ecco alcuni consigli pratici:

  1. Parlare liberamente del problema con disinvoltura e senza imbarazzo, facendo capire che è una complicazione diffusa e non si è soli in questa condizione (8).

  2. Utilizzare frasi simpatiche che sensibilizzino e che aumentino la propriocezione della zona come primo approccio per introdurre l’argomento (ad esempio “trattieni la pipì”)

  3. Inserire durante la spiegazione degli esercizi che proponiamo, qualunque essi siano, un attenzione particolare all’attivazione del pavimento pelvico inquadrandolo come un aiuto alla core stability.

  4. Inserire in ogni sessione di allenamento almeno un esercizio specifico per il pavimento pelvico, facendo proselitismo sulla sua funzione.

  5. Proporre esercizi in diverse posture e decubiti in modo da aumentare la propriocezione e favorire l’apprendimento e la coordinazione. Inizialmente i vostri clienti non ne capiranno l’importanza, ma al momento del bisogno si ricorderanno gli esercizi ci ringrazieranno.

  6. Dare esercizi banali da fare a casa o sull’autobus come ad esempio “trattieni la pipi, trattieni la pupù in modo alternato o ad intensità crescenti” facendo capire l’importanza della costanza della ripetizione degli esercizi e l’importanza dell’attivazione del perineo prima e durante l’esecuzione di qualsiasi sforzo della vita quotidiana (8).

  7. Il rinforzo addominale, con cautela e attenzione specifica non va abbandonato. È importante che il soggetto capisca perfettamente la sinergia/antagonismo tra muscoli addominali e i muscoli del pavimento pelvico e li sappia gestire nella vita di tutti i giorni: a meno che non sia un caso gravissimo è sufficiente attivare il pavimento pelvico prima di iniziare la serie degli addominali, che in ogni caso non devono avere un’intensità eccessivamente elevata.

  8. Inserire esercizi sinergici all’attivazione del pavimento pelvico come ad esempio gli esercizi per i muscoli adduttori degli arti inferiori che stimolano l’attivazione del pavimento pelvico in modo indiretto, oppure delle antero/retroversioni del bacino con apposita concentrazione sull’azione del diaframma pelvico.

  9. Lavorare, in generale, sul rinforzo posturale può senza dubbio giovare alla sintomatologia.

  10. Comunicare al soggetto che se al termine di una seduta di lavoro sul pavimento pelvico si sente l’esigenza di urinare è del tutto normale in quanto durante il lavoro si è stimolata la vescica.

La muscolatura pelvica necessita di un allenamento ripetuto più volte al giorno che si focalizzi sull’aumento della propriocezione e della resistenza muscolare.

Il trattamento deve essere soprattutto preventivo, tramite l’individualizzazione delle singole disfunzioni e la corretta gestione delle stesse nei periodi più a rischio (1,2).

La donna deve conoscere e fare proprie le pratiche acquisite e deve essere accompagnata nella fase di apprendimento.

Si ringrazia per l’aiuto nella ricerca bibliografica la Dottoressa Elena Sangaletti


BIBLIOGRAFIA:

1) Benedetta de Gasquet. Pèrinèe: arrètons le massacre!, Hachette Livre, Marabout 2011, pp 5

2) Denis, L. et al. Continence Promotion: Prevention, Education and Organisation. Abrams, et al (eds) Third International Consultation on Incontinence 2004: Monaco; vol 1, p43

3) Ricerca SWG Federazione Italiana Incontinenza:”L’incontinenza Urinaria: percezioni,vissuti e modalità di coping”luglio 2005

4) World Health Organization Calls First International Consultation on Incontinence. Press Release WHO/49, 1 July 1998

5) Ricerca SWG Federazione Italiana Incontinenza:”L’incontinenza Urinaria: percezioni,vissuti e modalità di coping”luglio 2005 pag 29

6) FINCO Libro Bianco sull’incontinenza urinaria 2012 pp13

7) C.Paganoni, Riabilitazione perineale e coni vaginali, Phasar Edizione,2009 pp 19

8) E.J.C. Hay-Smith a,.., K.Ryanb,1, S. The silent ,private exercise: experiences of pelvic floor muscle training in a sample of woman with stress urinary incontinence Physuotherapy,93 (2007) 53-61

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