Il Bambino
Il bambino non è un danzatore professionista in miniatura. Questo è il primo principio che dovrebbe guidarci nell’allenamento degli allievi nella danza. Lo psicologo e pedagogista svizzero Édouard Claparède, già nel 1937, diceva: “Il bambino non è un adulto in miniatura. La sua mentalità non è solo quantitativamente, ma anche qualitativamente, differente da quella degli adulti. Un bambino non soltanto è più piccolo, ma è anche diverso”.
Se vogliamo allenare i ballerini in maniera ottimale, dobbiamo conoscere le caratteristiche dello sviluppo motorio in base all’età.
L’età neonatale (0/1 anno) e l’infanzia (1/3 anni) vedono il bambino esercitarsi nel cammino in stazione eretta. In questa fase, è fondamentale un ricco stimolo ambientale e psicologico da parte della famiglia. Consultando le attuali evidenze scientifiche, non risulta utile attuare un processo di esercitazione specifica per la danza. L’età prescolare (3/6 anni), definita anche età aurea in riferimento allo sviluppo motorio del bambino. Spe caratterizzata dalla volontà di scoprire il mondo tramite il continuo movimento.
Il pensiero del bambino è intuitivo e legato alle esperienze personali. Lo sviluppo cognitivo è influenzato dal gioco dalle esperienze motorie (Demeter, 1981).
I bambini devono correre, strisciare, arrampicarsi, appendersi, lanciare e prendere oggetti. Limitare il gioco è un grave errore perché esso risulta essenziale nello sviluppo motorio e cognitivo del bambino. Durante l’età prescolare è sconsigliato stimolare il bambino con schemi motori rigidi ed esercizi di danza specifici. La prima età scolare (6/10 anni) è un ottimo periodo per l’apprendimento motorio (Winter, 1981), ma non è presente una grande capacità di fissare i movimenti appresi (Weineck, 1983).
Età scolare
Nella danza classica, ad esempio, la prima età scolare coincide con la propedeutica. In questa età, le difficoltà da parte dei bambini nel memorizzare nuovi movimenti e correzioni sono del tutto fisiologiche. La seconda età scolare (dai 10 anni fino alla pubertà) è definita come la migliore età per l’apprendimento motorio. È questo il momento in cui si comincia seriamente a studiare danza, nella danza classica inizia ora il primo anno accademico, che si concluderà con il diploma a diciotto anni. A partire da questa età, possono essere appresi e controllati movimenti estremamente difficili ed è quindi possibile focalizzarsi sulla qualità e la precisione dei gesti. Risulta fondamentale evitare che vengano acquisiti e automatizzati dei movimenti tecnici errati.
L’obiettivo dell’allenamento nella danza durante la prima e la seconda età scolare è soprattutto quello di ampliare il patrimonio di movimenti e migliorare le capacità coordinative alla base delle tecniche di danza studiate.
Le fasi puberali
La prima fase puberale (dai 11/12 a 13/14 anni per le femmine, dai 12/13 ai 14/15 anni per i maschi) vede l’allievo affrontare un grande stravolgimento psicofisico, sociale ed emotivo. A partire da questa fase, incontriamo le prime differenze specifiche riguardanti lo sviluppo sessuale di maschi e femmine. Dal punto di vista fisico, assistiamo ad un aumento annuo di statura che può arrivare fino a 10 centimetri, mentre la crescita del peso corporeo può raggiungere i 9,5 kg annui. È facile osservare, in questo periodo, dei peggioramenti nelle capacità motorie degli allievi, per cui è necessario comprendere e comunicare il valore transitorio dei cambiamenti vissuti dai ragazzi. Sottovalutare questi aspetti aumenta il rischio di assistere ai primi fenomeni di abbandono della danza.
La seconda fase puberale (dai 13/14 ai 17/18 anni per le femmine, dai 14/15 ai 18/19 anni per i maschi) è la fine del processo di sviluppo che porterà all’età adulta. Definita seconda età aurea dal punto di vista motorio, vede diminuire i parametri di crescita e sviluppo a favore di un’armonizzazione delle linee e delle forme.
La necessità di inserire un percorso di preparazione fisica
Da questa classificazione dello sviluppo motorio in base all’età cronologica, possiamo comprendere come a partire dai 10 anni sia necessario inserire un percorso di preparazione fisica specifico per i danzatori. La preparazione fisica specifica deve affiancare, non sostituire o essere inclusa nella lezione di danza: i carichi di lavoro vanno studiati e programmati attentamente dal preparatore e i programmi di lavoro devono prevedere un graduale aumento di volume e di intensità, per preparare il danzatore alla professione. Sono questi gli anni in cui è importante allenare in maniera funzionale e specifica le capacità motorie alla base del modello di prestazione fisica.
A partire da questa età, la preparazione fisica non ha più solo il valore di migliorare le capacità motorie, ma anche quello di prevenire gli infortuni; una sua eventuale assenza, infatti, è correlata all’insorgenza degli infortuni tipici dei danzatori.
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