Rosario Maddaloni

Rosario Maddaloni è il miglior giocatore italiano di Badminton di sempre.

PERCORSO:
Rosario Maddaloni è nato a Torre del Greco nel 1988. Entra nella scena nazionale del badminton nel 2001 quando vince il tricolore negli individuali under 15 e dominando poi i campionati italiani giovanili dal 2002 al 2004. Subito dopo iniziano le sue partecipazioni in maglia azzurra, soprattutto partecipando in diversi tornei internazionali. Nel 2007 conquista il suo primo titolo italiano di doppio maschile che raggiungerà anche nel 2013 e nel 2014. Proprio nel 2014 realizzerà una doppietta vincendo anche il tricolore nel singolo maschile, agguantato per la prima volta nel 2010.

Con il BC Milano vince lo scudetto nel 2014, 2015 e 2016 e conquista, con la squadra meneghina, la medaglia di bronzo agli European Club Championship 2015.

Nel 2016, ancora una volta, sfiora la qualificazione alle Olimpiadi di Rio 2016 collocandosi tra le 8 riserve del tabellone di qualificazione del singolare maschile. Stessa posizione che ottenne nel tabellone di qualificazione di Londra 2012. L’anno seguente partecipa con la squadra azzurra ai Giochi di Mersin e nel 2015 alla prima edizione dei Campionati Europei di Baku e ai Campionati del Mondo nei tabelloni di singolo e di doppio maschile in copia con Giovanni Greco.

A partire della stagione 2014/2015 fa parte del Gruppo Sportivo Fiamme Oro.

 

Giacomo Catalani:
“Come è iniziata la tua storia con il Badminton”

Rosario Maddaloni:
“La mia avventura è iniziata a 9 anni nella provincia di Roma, a Santa Marinella per la precisione. Fu una scelta presa quasi per gioco quella di iniziare con il badminton, a scuola arrivarono dei fogli in cui si poteva scegliere che sport voler provare e mentre tutti i miei amici scelsero sport come il volley, il calcio o il basket io fui incuriosito dal badminton perché il nome mi sembrava strano e volevo capire di cosa si trattava.

Ho potuto allenarmi da subito in un buon club, che oggi non c’è più, e ho iniziato a giocare in maniera agonistica fin da subito ottenendo la prima vittoria già a 12 anni nel campionato italiano under 15. Ho avuto la fortuna di allenarmi vicino o insieme a giocatori della nazionale italiana quindi dopo gli allenamenti mi fermavo quasi sempre a guardare loro. Questo mi ha permesso di farmi notare presto dai responsabili della federazione italiana.”

 

Giacomo Catalani:
“Quali sono le caratteristiche di questo sport?”

Rosario Maddaloni:
“Per prima cosa bisogna dire che la caratteristica principale del badminton è che la pallina non rimbalza quindi sei costretto ad avere sempre la massima attenzione per riuscire a prenderla al volo. Bisogna essere molto agili, la potenza non serve troppo mentre è fondamentale la resistenza e la reattività perché la pallina, che pesa 6gr circa, è arrivata a raggiungere circa 320 chilometri orari durante la partita e in alcuni test addirittura ha superato i 400. Si può dire che è la pallina più veloce del mondo.

La racchetta pesa solo 80 grammi e il suo piatto corde è molto più piccolo di tennis e squash, che, unita alla pallina leggera e veloce, rende lo sport molto difficile. Il campo in cui giochiamo ha dimensione abbastanza piccole, 13 metri per 6, e questo comporta che in media noi colpiamo il volano una volta al secondo.”

 

Giacomo Catalani:
“Quali sono le caratteristiche fisiche più importanti per un giocatore di badminton?”

Rosario Maddaloni:
“Essendo uno sport intermittente i valori di lattato non sono molto alti se non subito dopo un lungo scambio di oltre quaranta colpi. È fondamentale essere molto preparati dal punto di vista della resistenza perché durante un match non c’è quasi modo di rifiatare e i tanti gesti esplosivi che richiede, simili spesso alla pallavolo, ci portano ad avere in media circa 160 battiti al secondo.

I match si svolgono al meglio dei tre e non sono previste pause come nel tennis se non dopo l’undicesimo punto del set dove si possono ricevere 40 secondi di time out con il tuo allenatore.

 

Giacomo Catalani:
“A quanti e quali tornei partecipi durante la stagione?”

Rosario Maddaloni:
“In Italia sono pochi i tornei a cui partecipo perché sono quasi sempre fuori con la federazione e la nazionale per quelli internazionali che toccano tutti i continenti. Quest’anno, che era un anno particolare perché ho tentato la qualificazione olimpica, ho disputato circa 25 tornei soprattutto in centro e sud America. Sono stato in Brasile, Portorico, Cuba, sono 10 anni che gioco e ho davvero girato tutto il mondo.

Il badminton è famoso soprattutto nei paesi orientali, dove spesso è sport nazionale. I cinesi ormai sono i dominatori, ma in realtà la sua origine arriva dalle colonie inglesi in India nel 1800. Saranno poi sempre gli inglesi a dare le regole che sono anche oggi quelle in vigore.

 

Giacomo Catalani:
“Dal punto di vista della preparazione fisica cosa puoi dirci?”

Rosario Maddaloni:
“Essendo costretto a viaggiare così tanto come ho fatto io quest’anno soprattutto, devi sfruttare ogni momento per allenarti e conservare il tuo stato di forma. Ci sono tanti problemi anche dovuti al jet lag quindi durante la stagione non ci sono orari ed è fondamentale sfruttare quei momenti pre e post gara che ti vengono concessi per utilizzare le strutture.”

 

Giacomo Catalani:
“Come è il tuo rapporto con il preparatore?”

Rosario Maddaloni:
“Anche in viaggio sono sempre in comunicazione con lui che mi propone costantemente esercizi e protocolli adatti per il momento. Conosco il mio preparatore da tantissimi anni e quindi abbiamo un rapporto profondo e che ormai è quasi un’amicizia.

Quando viaggiamo per 3 settimane anche lui ci segue e cerchiamo quindi di prendere sempre alloggi con una palestra interna in modo da ottimizzare i tempi. Nei viaggi più corti invece lui rimane in Italia perché si occupa anche della nazionale juniores che fa base a Milano.”

 

Giacomo Catalani:
“Per quanto riguarda la cura dell’alimentazione come ti comporti?”

Rosario Maddaloni:
“Su questo aspetto la federazione ci tiene moltissimo, infatti io e gli altri atleti professionisti siamo obbligati a seguire una dieta prescritta dal nutrizionista della federazione insieme al medico. A pranzo, che facciamo tutti al centro federale di Milano, si tratta di mangiare molto spesso insalata per cominciare e molte carni bianche poco cotte. La sera sono a casa e sono un po’ più libero, seguendo alcune linee guida ma con la possibilità di mangiare più o meno ciò che voglio.”

 

Giacomo Catalani:
“Della tua esperienza in Danimarca cosa puoi dirci?”

Rosario Maddaloni:
“Avevo da poco finito gli studi e avevo voglia di allenarmi tutti i giorni e dove vivevo, a Santa Marinella, non era possibile farlo. Ho deciso quindi di fare richiesta alla federazione di essere trasferito e visto che al tempo il direttore era di origini danesi ho avuto la grande opportunità di andare ad allenarmi in Danimarca dove c’è la realtà più forte d’Europa di questo sport. Una straordinaria esperienza che ha fatto la differenza nella mia carriera.”

 

Giacomo Catalani:
“Come affronti le difficoltà?”

Rosario Maddaloni:
“Ce ne sono state molte, soprattutto quando hai un obiettivo importante come quello di quest’anno che è arrivare a qualificarsi per le olimpiadi di Rio. Quando fai un viaggio lungo e magari ti capita di perdere al primo turno non è facile, soprattutto quando sei nella condizione di essere l’atleta di punta del badminton italiano e quindi ti senti tutto il peso addosso del movimento.

Per fortuna siamo seguiti con grande costanza da uno psicologo dello sport che è molto bravo e che spesso riesce anche solo con alcuni colloqui dall’atmosfera amicale a farti ritrovare subito concentrazione e motivazione per il torneo successivo che spesso arriva pochi giorni dopo la delusione della sconfitta. Questa figura è determinante per un giocatore professionista.”

 

Giacomo Catalani:
“Quali sono gli atleti più forti che hai incontrato e quali sono le differenze?”

Rosario Maddaloni:
“Ho giocato l’anno passato con il numero 13 del mondo, un’atleta fortissimo contro il quale ho giocato molto bene pur perdendo. I primi del mondo, gli asiatici, sono davvero di un altro pianeta e si può dire che quasi fanno un altro sport.

Le selezioni a cui sono sottoposti quegli atleti e il numero di ore in cui si allenano fanno la differenza. In questo senso c’è da notare che gli atleti europei arrivano ad essere competitivi anche a 33 o 34 anni, mentre gli atleti asiatici già dopo i 25 anni iniziano ad avere un declino che porta il loro movimento a sostituirli con un numero incredibile di ragazzi giovani che ogni anno arrivano nel circuito.”

 

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