24 marzo 2022

La Sindrome dell’intestino irritabile è una condizione di infiammazione e dolore addominale associata a disturbi accessori come diarrea oppure stitichezza, oppure anche l’alternanza tra le due, e deriva dal termine inglese Irritable Bowel Syndrome (IBS).

L’IBS a sua volta si divide in sottogruppi, a seconda dei sintomi prevalenti e della consistenza delle feci, di cui è stata creata una mappatura, chiamata scala della forma delle feci di Bristol.

Più nello specifico c’è

  • il tipo con diarrea: IBS-D,
  • il tipo con stitichezza: IBS-C e
  • il tipo con stitichezza alternata e diarrea: IBS-M.

Disbiosi intestinale

Solo recentemente e con i tanti e vari studi del microbiota intestinale si è giunti alla conclusione che in linea generale ci sia sempre un quadro clinico che mostra disbiosi intestinale ed essa può interessare sia il colon (grande intestino) che il tenue (piccolo intestino suddiviso in duodeno, digiuno e ileo).

All’interno del nostro intestino sono presenti circa 400 specie batteriche differenti che costituiscono la nostra flora batterica, oltre a miceti e clostridi, che convivono in condizioni di equilibrio.

Un intestino sano possiede una flora batterica equilibrata e variegata e questo è indice di buona salute ed è definito eubiosi.

disbiosi

Il mantenimento dello stato di eubiosi deve essere prioritario poiché l’integrità della mucosa intestinale ha effetti diretti anche sul buon funzionamento del sistema immunitario.

L’equilibrio della flora batterica intestinale è influenzato anche da permeabilità intestinale, oltre che dalla presenza di batteri patogeni, parassiti o miceti e, per questo motivo, è necessario avere cura del proprio benessere intestinale.

Affinché le ghiandole dell’organismo funzionino bene, è necessario che vi sia un buon assorbimento intestinale dei nutrienti.

Elementi come lo iodio e il selenio vengono assorbiti dall’organismo tramite i villi intestinali, che sono la struttura funzionale di assorbimento che caratterizza l’intestino.

Di conseguenza quando si ha un’infiammazione intestinale, i villi man mano si atrofizzano e non sono più in grado di assorbire nutrienti essenziali per l’organismo umano.

Quando l’equilibrio della flora batterica viene compromesso si avrà uno squilibrio denominato disbiosi che è la base di gran parte di numerose problematiche sia a carico dell’intestino che di tutto l’organismo umano.

Infatti l’alterazione della flora batterica può dare origine ad intolleranze alimentari, allergie alimentari, squilibri del sistema immunitario, a malattie fungine come la candidosi recidivante, a infezioni uro-vaginali, a disturbi intestinali come stitichezza o diarrea, a dermatiti e altre patologie.

Sovracrescita batterica

Quando c’è sovracrescita batterica (SIBO: Small Intestinal Bacterial Overgrowth) si avrà la condizione di malassorbimento intestinale derivante dalla concentrazione di microrganismi nell’intestino tenue.

sibo - sovraccrescita batterica

La SIBO sembra sia responsabile dell’infiammazione cronica della mucosa intestinale, conseguente all’aumento di una proteina infiammatoria specifica della mucosa, chiamata calprotectina, che spesso è alterata in chi ha problemi intestinali ed è esame diagnostico prescritto dal Medico quando sospetta una malattia intestinale.

Calprotectina

La calprotectina fecale è una proteina antimicrobica, generalmente presente nei neutrofili e quando compare nelle feci identifica una infiltrazione di tali neutrofili a livello del lume intestinale, rilevando la possibile presenza di uno stato infiammatorio intestinale. È un indice di flogosi, e le concentrazioni di calprotectina nelle feci aumentano in corrispondenza di malattie infiammatorie del tubo digerente, aiutando quindi a distinguere le patologie infiammatorie croniche dell’intestino (morbo di Crohn, colite ulcerosa) da quelle su base disfunzionale (sindrome del colon irritabile).

La disbiosi intestinale si è osservata anche in patologie extraintestinali e, in particolare, quelle che interessano l’asse intestino – cervello, influenzando il sistema nervoso centrale (SNC), funzione cognitiva e comportamento.

Avere una condizione di disbiosi nel lungo periodo può comportare problemi anche a livello endocrino: i batteri intestinali sono parte attiva a numerosi eventi in relazione a patologie a partire dall’ obesità fino a malattie più complesse e di difficile risoluzione come ad esempio sclerosi multipla, tiroidite di Hashimoto, ecc.

Studi

Diversi studi hanno messo a confronto esami di coltura fecale, e si sono rilevati bassi livelli di bifidobatteri e lactobacilli nel tenue contro un elevato numero di batteri da Enterococco in alcuni soggetti affetti da ipertiroidismo, evidenziando quindi il nesso fra tiroide e microbiota intestinale.

Altri studi correlano l’elevata quantità di Liposaccaride (LPS) nella disbiosi intestinale.

Poiché è un componente della parete cellulare dei batteri, quando l’intestino diventa permeabile, l’LPS può infiltrarsi nel flusso sanguigno danneggiando la tiroide, perché va a diminuire un enzima detto deiodinasi, che è deputato alla produzione di T3 libero che va in circolo, la forma attiva dell’ormone tiroideo (perché T4 è la forma inattiva dell’ormone).

Dolicocolon

Un altro tipo di anomalia intestinale chiamata con il termine “dolicocolon” descrive un’anomalia a metà tra patologia e alterata morfologia. Ossia un’anomalia del colon tale che questo si presenti più lungo del normale e ripiegato su se stesso, formando anse, tortuosità e nodi extra. La ridondanza può interessare l’intero colon o può essere limitata a determinate aree.

Questo porta, come intuibile, a una serie di eventuali problematiche, in primis dolore addominale, ma anche stitichezza e gonfiore.

Dolicosigma e dolicotrasverso sono i termini medici specifici che indicano l’alterata morfologia di alcune porzioni dell’intestino che appunto si chiamano sigma e trasverso.

dolicocolon

Ancora sconosciute le cause, si ritiene che possa derivare da un’anomalia congenita ovvero presente fin dalla nascita, ereditata quindi, oppure comparire in età adulta senza apparenti cause e tuttora in fase di studio.

Per questo problema intervenire con una dieta adeguata sembra essere al momento l’unica soluzione nel medio/lungo periodo per trattare questa problematica. Poiché non è considerata patologia vera e propria anche se alcuni medici consigliano ancora antispastici per ridurre la dolorabilità delle coliche, quando presenti.

Alimentazione

Mangiare male mantiene in vita la malattia: generalmente il trattamento dietetico si basa su una dieta povera di grassi con un apporto di fibre moderato (30/40 g) da accompagnare sempre con un’alta assunzione di liquidi sia per scongiurare il pericolo di stitichezza, sia per non creare fastidi intestinali tra cui flatulenza a causa dell’apporto di fibre.

La medicina olistica (e sempre di più anche la medicina ufficiale), considera l’intestino come il secondo cervello della persona. Quindi va trattato con cura e dedizione e molta attenzione.

Per fare ciò è fondamentale ridurre l’infiammazione cellulare e generale dell’organismo attraverso un’alimentazione antiinfiammatoria e l’esercizio fisico moderato.

Occorre evitare i latticini che sono colpevoli di aumentare la secrezione di muco e riscaldare troppo i visceri con aumento quindi della temperatura intestinale.

Soprattutto nelle prime fasi di sintomatologia è estremamente utile compilare un diario alimentare per individuare gli alimenti che peggiorano o migliorano la condizione di salute globale e dell’intestino nello specifico.

Consumare inoltre alimenti fermentati come yogurt e kefir aiuta a riequilibrare la flora batterica intestinale.

Chiaramente ogni protocollo di cura o mantenimento dovrà essere personalizzato dal Professionista in base al quadro clinico del soggetto in questione.

FODMAP

Ma tutto ciò non è sufficiente. A oggi l’unico protocollo alimentare che ha trovato fondamento scientifico è il protocollo FODMAP che consiste nell’esclusione di alcune categorie di zuccheri difficili da assorbire che vengono fermentati nell’intestino dai batteri del colon causando gonfiore e dolore addominale.

Molti FODMAP sono presenti in alcuni cereali, verdura e frutta e molti dolcificanti sintetici.

Fodmap

La dieta low-FODMAP si articola in tre fasi:

  1. Eliminazione in cui vengono eliminati tutti gli alimenti che contengono FODMAP.
  2. Reintroduzione in cui vengono reintrodotti gradualmente per fare le prime valutazioni di tolleranza.
  3. Mantenimento in cui si disegna l’alimentazione base per il paziente con una combinazione adeguata di cibi.

Attività fisica

L’attività fisica in generale si consiglia sempre per trattare i problemi intestinali, a cui si aggiunge un particolare programma specifico per il diaframma.

Si è infatti dimostrato che una capacità contrattile alterata del diaframma possa influenzare negativamente la motilità intestinale.

I muscoli addominali, il retto e i muscoli obliqui e trasversali non solo svolgono un ruolo biomeccanico in relazione alla colonna vertebrale, ma anche in relazione al contenuto intra-addominale, cambiando la loro attività elettrica in base alla pressione intestinale.

In chi è affetto da IBS, questo meccanismo di accomodamento dei muscoli addominali non funziona correttamente.

In questi soggetti si verifica un effetto paradossale: una contrazione del muscolo del diaframma e un rilassamento della parte superiore della parete addominale, mentre in soggetti sani, di solito avviene un rilassamento concomitante del muscolo del diaframma e l’attivazione del retto addominale (la parte superiore) e obliquo esterno.

Questo fenomeno causa gonfiore addominale e probabilmente dispepsia.

Durante la respirazione, i muscoli della parete addominale e del muscolo del diaframma sono controllati dagli stessi centri nervosi, in una combinazione elettrica che consente una perfetta contrazione sinergica durante l’ispirazione e l’espirazione.

Una disfunzione del muscolo del diaframma può alterare questa sinergia funzionale e causare un’alterazione dello schema motorio.

Questo evento potrebbe portare a gonfiore e difficoltà digestive.

I dolori lombari, le infiammazioni diffuse a livello della colonna vertebrale, le disfunzioni articolari temporo-mandibolari, i dolori pelvici cronici e anche la compressione delle vie aeree superiore durante il sonno (come avviene nelle apnee notturne) sono causa (spesso coesistenti) del “malfunzionamento” del diaframma e dei suoi muscoli associati (come lo psoas).

Spesso che soffre di IBS da molto tempo ha anche problemi di reflusso gastroesofageo. Nella maggior parte dei casi, questo dipende dalla disfunzione del muscolo diaframmatico.

Bibliografia:

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  • Unigastro – Mazzella – Milani – Sturniolo. Manuale di gastroenterologia. Edizione 2013 – 2015. Editore: Il Pensiero Scientifico.
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