Roberta Vozza
Giacomo:
“Come è iniziato il tuo percorso?”
Roberta Vozza:
“Il mio percorso è iniziato da una grande passione che è la pallacanestro. Sono figlia d’arte perché mia madre giocava a pallacanestro a Reggio Calabria. É lei che mi ha trasmesso questa passione anche per la società di pallacanestro che abbiam a Reggio.
Ho iniziato sui campi da basket fin da bimba, quando avevo 14 anni ho iniziato a sistemare i primi cinesini a terra ai bimbi più piccoli e ad aiutare un po’ mia madre. Passavo i pomeriggi in campo con piacere e quindi ho iniziato ad aiutare a costruire percorsi per i bambini. Da lì è nata la passione per l’insegnamento della pallacanestro, prima come allenatrice e poi in seguito come preparatrice fisica.
Ho iniziato come allenatrice e istruttrice di minibasket. In seguito, mancando nella società la figura interna del preparatore della squadra di serie C del momento, mi è stato chiesto di dare una mano da quel punto di vista. Io già ero iscritta in Scienze Motorie a Messina quindi viaggiavo ogni giorno, prendevo la nave quotidianamente.”
Giacomo:
“Quanto conta l’empatia per un terapeuta?”
Roberta Vozza:
“Non tratti e non alleni il muscolo e basta, siamo fatti da tanta emotività che condiziona parecchio anche la prestazione fisica come il recupero da un infortunio o come il trattamento fisioterapico. La persona va trattata nella sua globalità e se non hai la disponibilità di affrontare bene anche questi aspetti i risultati non saranno mai ottimali.
Devo dire che mi capita spesso di avere pazienti che concludono il loro ciclo o guariscono ma rimangono comunque nel mio studio a fare altri trattamenti di mantenimento come anche la semplice ginnastica posturale, o un potenziamento base proprio perché probabilmente trovano un benessere non solo dal punto di vista fisico.”
Giacomo:
“Ti occupi anche di divulgazione di un corretto lifestyle, come e dove lo fai??”
Roberta Vozza:
“Dipende, io in realtà ho lavorato e lavoro anche in una scuola d’infanzia. Ho una classe di tre anni, una di quattro e una di cinque dove comunque vado a lavorare sugli schemi corporei motori. Già da lì cerco di fare, quando è possibile, un po’ di formazione con i genitori stessi e i bambini.
Poi mi occupo di altre situazioni. Lavoro con alcune aziende dove nel formare i loro consulenti ho la possibilità di trasferire tutte queste informazioni, di portare un po’ delle nostre competenze da un punto di vista sanitario. Quindi mi muovo anche abbastanza in città, lavoro anche all’interno di alcune associazioni e in quell’ambito mi ritrovo a fare convegni. È una parte che mi piace particolarmente perché credo che una delle problematiche più gravi secondo me è che l’educazione fisica a scuola la fa la maestra di matematica spesso e volentieri.”
Giacomo:
“Quanto è difficile imporsi in un mondo ancora oggi molto maschile?”
Roberta Vozza:
“Soprattutto con le squadre senior maschili non è semplice, non tanto a livello di giocatori perché comunque una volta che al giocatore dimostri che quello che fa serve poi ti segue. Quando in una squadra maschile arriva una professionista donna comunque l’atleta maschio ha la necessità di verificare la competenza mentre se arriva un preparatore maschio rimane una cosa normale e ci fa meno caso.
Io fondamentalmente parto già sapendo che c’è questo aspetto e quindi, può sembrare brutto da dire, ma mi sono anche imbruttita. Nel senso che ho spesso cercato di apparire una di loro e magari non far apparire troppo la mia femminilità. Secondo me loro lo percepivano e lo apprezzavano anche se sembra strano dirlo ma è così. Alla fine se lavori bene loro lavorano bene e si conquistano, si crea un rispetto che è quello giusto.”
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