Marco Sist

PERCORSO:
Marco Sist nasce come nuotatore e già intorno ai 18 anni ha cominciato ad allenare per la società per cui nuotava. Proprio lì è iniziata la sua grande passione per l’allenamento e per quel motivo si è iscritto all’ISEF pensando di proseguire per quella strada. Infatti poi per circa 10 anni è stato allenatore di gruppi di giovani nuotatori.

Contestualmente ha iniziato ad allenare anche una squadra di basket di ragazzini finchè il capo allenatore della prima squadra gli propose di diventare il preparatore atletico. Questo è poi diventato il suo principale lavoro che lo ha portato nel tempo ad abbandonare il mondo del nuoto e specializzarsi sulla preparazione della pallacanestro.

Partendo dalle serie minori con la Virtus Basket Aprilia Marco Sist è arrivato fino alle Serie A1 con il Latina Basket e poi con Enel Brindisi dove è tutt’ora responsabile della preparazione fisica della prima squadra.

Giacomo Catalani:
“Cosa ti ha portato a scegliere la strada del basket?”

Marco Sist:
“Sicuramente a un certo punto ho capito che la preparazione nel basket mi appassionava di più ed è anche sorta la necessità di focalizzarsi su unico impegno perché già in B2, se vuoi lavorare bene, è necessario dedicare tutto il tuo tempo e non avere la testa e il tempo impegnati in più cose. I giocatori devono essere seguiti sempre ed è impensabile, tra il recupero degli infortunati e la necessità di monitorare anche gli allenamenti tecnici per capire il carico di lavoro da fare, avere un approccio part time.

Ho cercato con tutto me stesso di trovare questo tipo di possibilità e ho avuto la fortuna di aver incontrato persone che hanno avuto fiducia in me sia come uomo che come professionista. Ringrazio quindi soprattutto Brindisi per la grande opportunità che mi ha dato.

Sto cercando di ripagare questa fiducia facendomi trovare sempre pronto per dare il massimo contributo alla causa. Per questo non smetto mai di formarmi e di tentare di “rubare” anche da altri grandi professionisti perché non si smette mai di imparare.”

Giacomo Catalani:
“Quanto è importante continuare a formarsi?”

Marco Sist:
“Avere un approccio alla propria professione che comprenda una continua ricerca di aggiornamenti, di nuova formazione e di volontà di variare costantemente il proprio lavoro è fondamentale. Potersi confrontare con altri punti di vista è importantissimo e il maggior fattore di crescita umana e professionale è poi quello che permette di alzare il livello delle tue prestazioni.

Cercare di adattare alla tua realtà e alle tue competenze i nuovi spunti che si colgono parlando e incontrando altri professionisti è una parte decisiva del nostro lavoro.”

Giacomo Catalani:
“Che tipo di relazioni instauri con giocatori anche molto importanti?”

Marco Sist:
“Sono convinto che i giocatori debbano essere il più possibile una parte attiva dell’allenamento e non solo degli esecutori. Tanto più un giocatore viene coinvolto nel processo di allenamento, tanto più sarà efficace il lavoro svolto. Il giocatore può anche non condividere fino in fondo quello che gli fai fare, ma se ha le idee chiare sul percorso che gli proponi e degli strumenti che gli dai per andare in quella direzione, si affiderà certamente meglio a te e al tuo lavoro.

La componente umana dei giocatori è importantissima. Siamo forse troppo abituati a vedere i giocatori di alto livello come atleti coccolati, che guadagnano tanti soldi, dei privilegiati. Questo è certamente vero, ma questi atleti sono prima di tutto delle persone e hanno delle esigenze di tipo umano che allenatori e preparatori devono conoscere e tenere presenti se vogliono ottenere il massimo.

È su questo tipo di informazioni che si può costruire un modo di programmare, modulare le proposte e scegliere il tipo di comunicazione da utilizzare con i giocatori. Con alcuni puoi essere più rigido mentre con altri devi sostenerli e guidarli. Il giocatore deve considerarti come una necessità, come una figura in grado di migliorarlo e di gestire al meglio tutta la propria attività agonistica.

In questo senso avere empatia con gli atleti è determinante e in questo c’è da porre tanta attenzione ai rapporti con gli stranieri, quindi mi sento di consigliare a tutti coloro che vogliono intraprendere questa carriera di imparare presto e molto bene l’inglese. Può fare la differenza proprio nella capacità di instaurare rapporti profondi anche con gli atleti che non capiscono perfettamente l’italiano.”

Giacomo Catalani:
“Quali test e quali strumenti utilizzi più spesso nel tuo lavoro?”

Marco Sist:
“Come test utilizzo molto l’FMS che integro con altri test di valutazione del movimento. Utilizzo la pedana di Bosco e molti test di valutazione corporea e metabolica. Da un po’ di tempo stiamo cercando di utilizzare gli allenamenti tecnici come test. Utilizziamo quindi i cardiofrequenzimetri durante certi tipi di allenamento che abbiamo standardizzato per vedere come rispondono i giocatori durante differenti fasi della stagione.

Quindi sicuramente facciamo uso della telemetria con un accelerometro poliassiale, il Sensorize, che mi permette di valutare le varie espressioni di potenza e analizzare i range di movimento di un’articolazione che è stata traumatizzata, un aspetto fondamentale per la fase riabilitativa. Faccio molto uso di alcuni test per valutare la fatica percepita che mi dà informazioni importanti per la gestione personalizzata degli allenamenti degli atleti.”

Giacomo Catalani:
“Quanto è importante la qualità dei rapporti con lo staff?”

Marco Sist:
“Fondamentale. Cooperare con gli altri professionisti in maniera proficua fa la differenza. A Brindisi abbiamo una grande fortuna perché il nostro medico sportivo, il Dott. Palaia, è un medico “da campo”, quindi possiamo utilizzare un linguaggio comune e questo ci permette di avere modalità di intervento ormai consolidate. Per me questo è importante perché il preparatore è una figura che fa spesso da tramite tra lo staff tecnico e lo staff medico.”

Giacomo Catalani:
“Quali sono le tue figure di riferimento?”

Marco Sist:
“La figura più importante è sicuramente Carlo Buzzichelli, il direttore dell’International Strength & Conditioning Institute, e allievo diretto del Prof. Tudor Bompa, con il quale ha co-autorato la terza edizione del libro “Periodization Training for Sports”. Carlo ha stravolto il mio approccio rispetto alla preparazione fisica perché considero determinante per il nostro lavoro la periodizzazione dell’allenamento sportivo.

Negli ultimi anni sto seguendo molto anche Michael Boyle che ritengo sia di grande aiuto a tutti quelli che lavorano negli sport di squadra perché l’organizzazione del lavoro quando hai a che fare con tanti atleti è un aspetto che spesso può fare la differenza più di qualsiasi tipologia di esercizi, test o analisi.

Seguo da tempo Mladen Jovanović che è un grande preparatore che gestisce un blog dove si possono trovare tantissime informazioni e spunti interessanti, http://complementarytraining.net. Lui lavora molto sul calcio, ma credo sia uno dei migliori giovani preparatori che ci sono al momento.”

Giacomo Catalani:
“Hai avuto dei mentori?”

Marco Sist:
“Ce ne sono diversi. Aldo Done, che ho conosciuto quando ero ad Aprilia, è stato quello che più di tutti mi ha trasmesso la passione per il basket. Era una persona con un amore incredibile per questo sport, pensavo che nel sangue al posto dei globuli rossi avesse palle da basket nel sangue.

Il mio allenatore di nuoto, Marcello Fusi. Uno dei primi allenatori italiani ad andare negli Stati Uniti a lavorare e che mi ha trasmesso l’etica del lavoro. Io ho iniziato a usare il lavoro a intermittenza nel basket perché lo facevo con lui prima già nel nuoto.

E poi Carlo Buzzichelli che è stato quello che più di tutti mi ha definitivamente fatto appassionare alla preparazione fisica, grazie alla sua capacità di organizzare e pianificare il lavoro che è un aspetto a cui tengo da sempre in maniera particolare.

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