Daniele Rolleri
PERCORSO:
Daniele Rolleri ha cominciato piccolissimo ad allenarsi e giocare come portiere, prima in maniera amatoriale e poi nella squadra professionistica del suo paese dove ha avuto modo di confrontarsi con ragazzi che nel tempo sono poi diventati grandissimi atleti, di primo livello.
Daniele Rolleri ricorda come punto chiave del suo percorso il momento in cui è stato “tagliato” in maniera sorprendente dalla sua squadra, una ferita che ha faticato a guarire e che lo ha segnato per sempre perché il suo sogno è sempre stato quello di diventare un portiere di Serie A.
È grazie a questa esperienza che ha sempre avuto in mente di aiutare i ragazzi più giovani a perseguire i propri sogni e ad avere a disposizione degli strumenti per coltivare i propri sogni di atleta. Con questo in mente, dopo tanti anni di esperienza nel mondo dei dilettanti, ha iniziato a sviluppare il suo progetto “Crescere Portiere”, un metodo scientifico e studiato da persone esperte che hanno studiato e giocato in Serie A.
Giacomo Catalani:
“In cosa consiste e come è nato il metodo “Crescere Portiere”?”
Daniele Rolleri:
“L’idea iniziale è nata nel periodo in cui ho iniziato ad allenare i ragazzi di alcune squadre dilettantistiche, cercando di lavorare soprattutto sotto l’aspetto mentale che ritengo sia alla base di ogni atleta e in particolare dei portieri di calcio. In una società come quella di oggi, così veloce e tecnologica, ho avvertito che i ragazzi adolescenti di oggi hanno grande necessità di imparare a controllare il proprio fisico e a utilizzarlo al meglio. Da questa riflessione ho pensato di creare un format sulla formazione caratteriale del giovane portiere associata a un metodo tecnico supportato da tecnici di grande livello, tutti con un grande passato da atleti.
Questo metodo sta ottenendo ottimi risultati, abbiamo ad oggi tre centri e in tredici mesi di lavoro abbiamo avuto grandi soddisfazioni: c’è chi è andato in società professionistiche ma anche chi è diventato una persona migliore grazie agli insegnamenti, che è il risultato primario a cui puntiamo.”
Giacomo Catalani:
“Qual è il fulcro del tuo progetto?”
Daniele Rolleri:
“Quando parlo con i miei collaboratori dico sempre “Bambino felice, uguale mamma felice, uguale babbo felice, uguale famiglia felice.” Sono convinto che se ci prendiamo a cuore questa missione allora possiamo fare la differenza. Ho cercato di creare questo format pensando di mettere dentro quello che ritengo sia fondamentale per un ragazzo, dare valore all’essere. Da qui si parte e poi si diventa portieri.
Prima noi istruttori, poi anche i ragazzi e i genitori, siamo prima di tutto esseri umani. Questo non va mai dimenticato e mi fa piacere poter dire che questo approccio mi sta dando grandissime soddisfazioni perché le persone, i genitori prima di tutto, sembrano capire e apprezzare questo approccio al lavoro sui ragazzi.”
Giacomo Catalani:
“Il ruolo del portiere nel calcio di oggi, puoi parlarcene?”
Daniele Rolleri:
“Nel calcio dei professionisti spesso il portiere è una figura determinante nelle squadre, spesso capitano e quasi sempre uno dei leader più importanti. Nelle società dilettantistiche italiane il ruolo del portiere è spesso messo in secondo piano, salvo poche eccezioni che danno valore al ruolo del portiere. Da preparatore e giocatore ho sempre visto che nel dilettantismo c’è poca attenzione. Il ruolo del portiere è un ruolo completamente diverso dagli altri e attraverso il progetto “Crescere Portiere” vogliamo dare la possibilità di allenare i portieri con una progettazione seria e duratura.
Il ruolo del portiere prevede innanzitutto una predisposizione caratteriale importante, in grado di sopportare sia ritmi di partita alti, che prevedono un impegno elevato, sia più blandi dove non interviene quasi mai, ma dove è richiesta la massima attenzione per controllare l’aspetto situazionale della gara.
In entrambi i casi il giovane portiere, tralasciando l’aspetto fisico, esce dal campo stanco a livello mentale.
Il livello di attenzione e di presenza caratteriale sono lo stress maggiore per un portiere e più si è in grado di costruirlo sino dalla giovane età, migliore sarà la gestione e la prestazione della gara in età adulta. Dunque una forte personalità aiuta il giovane portiere anche nella vita di tutti i giorni. Se un giovane portiere si allena costantemente sulla formazione e la gestione di un carattere forte, questo lo aiuta anche nella vita di tutti i giorni, dalla scuola, alla famiglia passando per gli amici”
Giacomo Catalani:
“Parlaci del tuo libro “A Porta in Faccia””
Daniele Rolleri:
“Ho scritto questo libro per un motivo molto semplice, nel calcio dilettantistico di oggi è risaputo che mancano delle vere e proprie figure professionali specializzate nella formazione del giovane portiere. Il portiere giovane ha la necessità di essere allenato da un istruttore specializzato, in grado di migliorarlo costantemente. Come succede spesso invece i giovani portieri vengono allenati in maniera superficiale e troppo spesso il talento viene sprecato.
Se si continua a lasciare il giovane portiere ad allenarsi senza la specializzazione necessaria non potrà mai sperare di avvicinarsi a quello che sogna di fare e di diventare. Se lo alleniamo con dei preparatori improvvisati il massimo che possiamo sperare è che il suo livello di apprendimento rimanga costante senza che ne venga condizionato da danni fisici ed emozionali.”
Giacomo Catalani:
“Qual è il presente e il futuro di “Crescere Portiere”?”
Daniele Rolleri:
“L’impegno dei ragazzi è settimanale, possono scegliere se fare due allenamenti a settimana o uno solo nei vari centri. I preparatori sono attivi 5 giorni su 7 in varie fasce orarie per poter gestire i ragazzi delle varie fasce di età. Chi è interessato può contattarci attraverso il sito, ma il mio consiglio è di comprare il libro per poter giudicare qual è il nostro approccio e cosa proponiamo per la formazione dei giovani atleti. Questo lo dico soprattutto per i genitori che giustamente hanno interesse a conoscere in anticipo dove porteranno proprio figlio.
C’è grande interesse, sia nazionale che internazionale, per quello che stiamo facendo. Stiamo lavorando per poter ampliare e sviluppare il progetto, ma per adesso voglio ancora concentrarmi sullo sviluppo dei tre centri e sulle attività collaterali che organizziamo, a partire dai campi estivi che faremo sia in Italia che all’estero, in particolare in Inghilterra, a Brighton. L’importante comunque sono sempre le persone, quindi quando penso ai progetti futuri la mia attenzione è sempre rivolta sulla ricerca delle persone giuste per questo progetto.”