Carlo Spignoli

Carlo Spignoli è laureato in Scienze Motorie e Pedagogia. Preparatore atletico AS Monaco FC, grande campione le cui autentiche parole fanno la differenza nella vita di molte persone.

PERCORSO:
Carlo Spignoli fin da giovane è stato un ottimo atleta, a cominciare da quando praticava l’atletica leggera dove ha ottenuto risultati importanti nel mezzofondo.
Il calcio è da sempre una sua grande passione, ma vivendo i luoghi di montagna ha praticato anche l’arrampicata, la mountain-bike e si è spesso impegnato nel paracadutismo.

Seguendo la sua passione per lo sport Carlo va ad Urbino, dove si è iscritto all’ISEF. Avendo compreso in quell’esperienza della necessità che la mente debba aprirsi anche ad altri aspetti dell’attività sportiva, come quelli psicologici, alimentari, caratteriali, si è trasferito subito dopo il diploma a Trieste per laurearsi in pedagogia.

In questo periodo frequenta il corso per diventare allenatore di atletica leggera e maestro di arti marziali. Subito dopo è la volta del pallone: il corso a Coverciano per diventare preparatore atletico professionista e immediatamente dopo quello per allenatore di base UEFA A. Sono gli anni nei quali mette insieme tutte le sue conoscenze capendo che l’atleta è da seguire a 360 gradi.

Dopo aver iniziato con le giovanili del Cesena la sua carriera subisce una svolta quando Daniele Arrigoni lo chiama per essere il preparatore del Frosinone con il quale ottengono la promozione in C1. L’anno successivo, sempre con Arrigoni, ha lavorato a Cagliari e questo gli ha permesso di ricevere la chiamata negli anni successivi di tante squadre importanti con cui ha fatto esperienze di grande livello tra serie B e Serie A: Livorno, Bologna e Sassuolo.

Nel 2012 l’altra svolta determinante quando viene chiamato da Claudio Ranieri per andare ad allenare il Monaco, che, partendo dalla Ligue 2, è arrivato a conquistare il titolo francese e una straordinaria semifinale di Champions League nella stagione 2016/2017.

Giacomo Catalani:
“Allenare i ragazzi più giovani è molto differente dai professionisti?”

Carlo Spignoli:
“Con i ragazzi si può, anzi si deve essere liberi dall’obiettivo del risultato e quindi il lavoro con loro è un continuo stimolo alla crescita che deve durare per tutto il percorso. Il valore minore del risultato rende certamente il lavoro molto più semplice perché la serenità che ti porta l’assenza di obiettivi immediati, che non siano il miglioramento personale e di squadra, fa veramente la differenza nella qualità di quello che si fa.

In questo senso il lavoro con i ragazzi deve essere anche molto attento su tutto quello che riguarda l’approccio all’allenamento e in generale a tutti gli aspetti mentali che devono caratterizzare un atleta di grande livello.

Far capire, per esempio, che l’impegno e il sacrificio non deve servire solo per diventare calciatori più forti, ma anche per formare un carattere e un approccio alla vita che gli serviranno anche nel percorso futuro.

Forse più si sale e più il lavoro diventa facile in qualche modo. Il rapporto con gli atleti professionisti di alto livello non può prescindere dal rispetto reciproco e dalla fiducia che ripongono nel preparatore ed è per questo che è importante far capire subito a un giocatore che stai lavorando per lui, con l’unico obiettivo di aiutarlo a migliorare. Solo così puoi pensare di ricevere il 100% della disponibilità da parte loro e quindi avere tutte le carte per fare un lavoro importante.

Giacomo Catalani:
“Quali sono le difficoltà di una carriera che ti porta a dover viaggiare molto?”

Carlo Spignoli:
“Prima dell’ultima esperienza nel principato di Monaco ho sempre fatto la scelta di muovermi in solitaria, lasciando la famiglia, ho una moglie e tre figli, tranquilla a casa. Non è facile fare questa scelta e non è facile conciliare il lavoro e gli affetti dovendo viaggiare costantemente ed essendo per lunghi tratti lontano da casa.

Da quando sono a Monaco ho invece portato con me tutta la famiglia e devo dire che l’esperienza che sto facendo è davvero unica, sia dal punto di vista professionale, che familiare. Viviamo in un posto straordinario, stiamo ottenendo risultati eccezionali e personalmente ho la possibilità di vivere a pieno il rapporto con mia moglie e con i miei figli che è una cosa che non ha prezzo.”

Giacomo Catalani:
“Qual è l’aspetto che ritieni fondamentale per una carriera di successo?”

Carlo Spignoli:
“Se ripenso a quando ho iniziato questa professione e mi guardo oggi, la prima cosa che vedo è quanta passione e quanto entusiasmo hanno contraddistinto tutta la mia carriera fin qui. Mi piace il lavoro che faccio, mi piace il campo e contribuire al miglioramento degli atleti che mi vengono messi a disposizione. Penso che il giorno che perderò questa passione e questo entusiasmo credo sarà giunto il momento di dire stop. Non c’è modo di trasferire agli altri le tue competenze e i tuoi valori senza la passione.

Il presupposto del nostro lavoro è conoscere l’atleta a 360°, dal più piccolo difetto alla qualità più importante, e fare in modo che tutto questo possa essere espresso al 100%. L’unico modo per poterlo fare è instaurare quella fiducia di cui parlavo prima, altrimenti qualsiasi proposta che tu possa fare non avrà mai il risultato che desideri.

Cercare di ampliare il proprio bagaglio culturale per poi convogliarlo sul tuo lavoro e i suoi obiettivi secondo me è fondamentale per chi fa il nostro lavoro.
La capacità di conoscere le persone e comprenderne gli aspetti psicologici non è un aspetto secondario per poter trasmettere agli atleti le informazioni e farli migliorare. Il mio percorso nell’ambito della psicologia in questo senso è stato senza dubbio un passaggio determinante per la mia carriera. “

Giacomo Catalani:
“Qual è il tuo rapporto con la tecnologia?”

Carlo Spignoli:
“Grazie alla tecnologia oggi abbiamo a disposizione moltissime possibilità per ottenere informazioni sul lavoro che stiamo facendo. Dal GPS, dai cardiofrequenzimetri e da molti altri strumenti dobbiamo estrapolare dei dati possano essere incrociati tra di loro che possano aiutarci a comprendere nel migliore dei modi la situazione che stiamo valutando. Devono in sostanza fare una foto di quanto in questo preciso momento vogliamo capire della squadra o di un singolo giocatore.

Il pericolo di tutto questo è di perdersi nell’innumerevole quantità di dati che possiamo ottenere senza avere concretamente in mano qualcosa che possa essere portato sul campo e che porti quindi a un miglioramento effettivo. Dobbiamo invece essere capaci di sfruttare questi strumenti per portare ogni giorno all’attenzione dello staff informazioni necessarie alla scelta delle tipologia di allenamento da effettuare nel medio e breve termine. Dobbiamo quindi essere chiari, sicuri e precisi in quello che esponiamo in particolare all’allenatore.”

Giacomo Catalani:
“Come vivi il lavoro in un team di professionisti?”

Carlo Spignoli:
“Il lavoro di un preparatore è sempre un lavoro di supporto a quello dell’allenatore. In questo senso, per esempio, ho vissuto a Monaco due situazioni ben diverse. All’inizio, nei primi due anni, ho lavorato con Claudio Ranieri che conoscevo e con cui avevo un rapporto profondo. Abbiamo iniziato a Monaco insieme quindi si può dire che abbiamo costruito dall’inizio una complementarità molto efficace.

Da qualche anno invece sono praticamente diventato il preparatore della società quindi quando arriva un nuovo allenatore io devo avere la capacità di adeguare i miei metodi alle sue esigenze. Non sempre è facile entrare a fondo nei metodi degli allenatori e anche qui penso che la capacità di saper interpretare, di comprendere le persone ed essere di conseguenza professionisti flessibili e capaci di modificarsi è fondamentale.

Per esempio quest’anno abbiamo un allenatore portoghese che predilige molto l’allenamento con la palla quindi il lavoro fisico diventa molto più individuale e molto meno di squadra. Un approccio radicalmente opposto a quello dell’anno passato, a conferma di quanto chi svolge il nostro lavoro deve sapersi confrontare con situazioni sempre diverse.”

Giacomo Catalani:
“Hai avuto dei mentori nel tuo percorso?”

Carlo Spignoli:
“Non ho persone che mi sento di considerare mentori, devo però dire che il rapporto che mi lega a Claudio Ranieri è importantissimo e lo ringrazierò sempre per l’opportunità che mi ha dato di confrontarmi con una realtà come quella di Monaco che oggi mi sta regalando grandi soddisfazioni.

Ermanno Rampinini, che ho conosciuto nel periodo in cui collaboravo nel centro Mapei e che mi ha segnalato a Claudio, è un altro collega e amico a cui devo moltissimo.

Penso che ogni persona che incontro possa trasmettermi qualcosa, l’importante è saper prendere uno spunto, un consiglio o un’idea e portarla dentro di sé per poi svilupparla e quindi crescere continuamente.

La nostra vita credo debba essere costruita attraverso un arricchimento continuo che avviene solamente con le persone che lavorano, vivono e si misurano con noi e che migliorano insieme a noi. Dobbiamo sempre metterci in discussione e misurarci con gli altri. Penso che solo dal confronto possa scaturire quella marcia in più che ti può portare un po’ più in alto di quanto avresti immaginato.”

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