L’importanza degli attacchi alla porta

Di:   Mattia Giacobone  |  25 Maggio 2016

Prima di spiegare perché sono importanti gli “attacchi alla porta” mi sembra doveroso dargli un significato.

Sono delle azioni di gioco codificate per permettere la finalizzazione dell’azione e quindi anche il tentativo di non far finalizzare la squadra avversaria.

Facciamo un ulteriore passo indietro e suddividiamo (inizialmente in maniera classica) le varie fasi del gioco del calcio

  1. FASE DI POSSESSO: Squadra in possesso del pallone
  2. FASE DI TRANSIZIONE NEGATIVA: Passaggio tattico dalla fase di possesso a quella di non possesso
  3. FASE DI NON POSSESSO: Squadra avversaria in possesso palla
  4. FASE DI TRANSIZIONE POSITIVA: Passaggio dalla fase di non possesso alla fase di possesso

Ora suddividiamo ulteriormente le fasi di possesso e non possesso:

FASE DI POSSESSO

Può essere suddivisa in:

  • COSTRUZIONE
  • VERTICALIZZAZIONE
  • FINALIZZAZIONE

La costruzione è la prima fase del possesso dove si tiene la sfera per poter organizzare un’azione offensiva nel momento giusto e dalla giusta posizione; in questo caso la priorità sarà non perdere il possesso del pallone con trame di gioco semplici e non rischiose.

La verticalizzazione è la fase in cui si cerca di superare la strategia difensiva avversaria, scegliendo diversi tipi di giocata (giocata lunga sul lato debole, corta e rapida con passaggi di prima) e di movimenti dei giocatori senza palla (movimenti ad inganno tipo velo o contromovimento, ecc.); in questa fase di gioco la priorità sarà la ricerca di una giocata che non sia banale e scontata ma che crei pericolo agli avversari (anche col rischio di perdere il possesso).

La finalizzazione è l’ultima fase del possesso, ma non è inteso solo ed esclusivamente come tiro in porta ma bensì come ultima parte dell’azione, dove non bisogna sbagliare una giocata già automatizzata per poter fare gol. In questa fase includerei oltre al tiro, l’ultimo passaggio e l’uno contro uno sull’ultimo uomo. Nella finalizzazione l’elemento più importante sarà il TEMPO della giocata.

FASE DI NON POSSESSO

Può essere suddivisa in:

  • RECUPERO OFFENSIVO / INDIRIZZAMENTO
  • POSIZIONAMENTO
  • DIFESA DELLA PORTA

Il recupero o l’indirizzamento offensivo avvengono quando gli avversari hanno palla distante dalla nostra porta (quindi non sono immediatamente pericolosi), quindi la squadra in non possesso potrà decidere di:

  • Recuperare palla immediatamente per poter giungere direttamente nella fase di finalizzazione del possesso palla (col rischio di farsi superare e lasciare spazio agli avversari alle proprie spalle)
  • Indirizzare la giocata dell’avversario in una zona di gioco più adatta alla propria squadra

Sia nel recupero che nell’indirizzamento non si ha ancora la priorità di non far avanzare l’avversario ad ogni costo ma quello di chiudere alcune giocate (nel recupero si accorcia forte sul possessore per togliergli tutte le giocate).

Il posizionamento è l’organizzazione collettiva della fase di non possesso dove tutti i giocatori devono essere piazzati per non lasciare che la squadra avversaria non riesca ad eseguire la propria fase di verticalizzazione; in questo caso l’importante è non farsi trovare fuori posizione.

La difesa della porta è la fase più delicata del non posssesso, dove gli avversari sono ormai in situazione di finalizzazione ed i giocatori della squadra difendente dovranno essere a difesa della propria porta; come nella finalizzazione del possesso, anche nella difesa della porta in non possesso l’aspetto più importante è il TEMPO dell’intervento. In questa fase gioca un importante aspetto anche la componente mentale perché il difensore non può assolutamente sbagliare.


Dopo questa lunga premessa possiamo inquadrare il tema principale dell’articolo all’interno di quanto detto prima.

ATTACCHI ALLA PORTA

Gli attacchi alla porta sono il MIRINO della nostra attenzione e progressione didattica puntato soprattutto sulla fase di finalizzazione nel possesso palla e di difesa della porta nel non possesso (anche se vedremo che i nostri esercizi si possono allargare, con alcune varianti, anche alle altre fasi ed addirittura alle fasi di transizione).

Una domanda che può sorgere prima di addentrarci nella parte descrittiva è: PERCHE’ SONO IMPORTANTI GLI ATTACCHI ALLA PORTA?

Vediamo la posizione STANDARD di un inizio di attacchi alla porta:

Lo schieramento sopra indicato è rappresentato da una squadra in possesso (azzurri) composta da 6 giocatori tutti di movimento schierati con 3 centrocampisti e 3 attaccanti affrontata ad una squadra in non possesso palla composta da 4 giocatori di movimento (gialli) più un portiere (arancione).

Solo in questo semplice disegno delle posizioni iniziali vediamo che stiamo già allenando una squadra nell’ultima fase del possesso palla (finalizzazione) e l’altra formazione nell’ultima fase del non possesso palla (difesa della porta). In effetti se facessimo partire palla dal centrocampista centrale blu, lo stesso giocatore (non avendo centrocampisti avversari) potrebbe già tentare un passaggio difficile (verticalizzazione) per far partire la fase di finalizzazione e nel frattempo un suo compagno senza palla potrebbe compiere un movimento ad inganno per agevolare sé stesso o un compagno (ad esempio la punta centrale potrebbe venire a ricevere in “corto” per liberare lo spazio alle proprie spalle per il taglio di una punta esterna o l’inserimento di un interno.

Nel contempo la squadra in non possesso ha terminato la fase di posizionamento, quindi è pronta a lavorare sulla difesa della porta (qui ogni allenatore può passare i propri concetti molto comodamente, ad esempio si può scegliere di lavorare su una o due linee di copertura e si potrà provare dinamicamente grazie agli attacchi alla porta).

Quindi, come abbiamo visto, solo con questa rappresentazione si può decidere di variare gli esercizi di sviluppo del tipo di attacco (e di conseguenza i tipi di difesa) da attuare.

VARIANTI DEGLI ATTACCHI ALLA PORTA

Partendo dalla raffigurazione di prima si possono adattare tutti i tipi di sistema di gioco e soprattutto si possono sviluppare un’infinità di varianti in base alla fase che decidiamo di allenare. Di seguito alcuni esempi:

ATTACCHI ALLA PORTA LIBERI

Si lascia massima libertà ai giocatori in fase di possesso di sviluppare l’azione come si preferisce e di conseguenza ai giocatori in non possesso di reagire agli stimoli scelti dagli attaccanti.

Unici 2 obiettivi in questo caso:

POSSESSO = FARE GOL

NON POSSESSO = NON PRENDERE GOL

POSSIBILI VARIANTI

Numero di giocatori (6 contro 4 + portiere – 6 contro 5 + portiere, ecc.)

Schieramento nei sistemi di gioco (..-3-3 oppure ..-3-1-2 oppure ..-2-3-1, ecc.)

Partenza del pallone (rinvio del portiere o palla direttamente a chi attacca)

Transizione dei difensori (recuperata palla azione finita o zona da attaccare)

ATTACCHI ALLA PORTA VINCOLATI

Si decide prima quale dovrà essere la prima giocata offensiva e la squadra dovrà poi agire di conseguenza (ad esempio la prima giocata dev’essere dal centrocampista centrale all’interno, oppure: l’azione non può entrare nella fase di finalizzazione finché non abbiamo ricevuto la sponda della punta centrale, oppure: il gol varrà doppio se avviene dopo un cross della punta esterna).

In questo modo si sceglie un obiettivo che dovrà essere appreso dalla nostra squadra in possesso e lo si sviluppa per automatizzarlo. I giocatori in non possesso agiscono di conseguenza.

Allo stesso modo potremmo focalizzare l’attenzione sui giocatori in non possesso chiedendo agli attaccanti di fare una determinata giocata che appartiene alla squadra che andremo ad affrontare nel match che stiamo preparando (ad esempio affronteremo una squadra che è molto forte ad attaccare il lato debole con un cambio di gioco, chiederemo ai nostri centrocampisti di provare questa giocata in modo da allenare i giocatori in non possesso a prendere le contromisure)

ATTACCHI ALLA PORTA DOPO UN’ALTRA SOTTOFASE

Si può scegliere di sviluppare il passaggio tra la fase di costruzione e quella di verticalizzazioni, dividendo ad esempio la zona di centrocampo dalla zona di attacco, trasformando la zona di centrocampo in un possesso palla finalizzato (esempio 3 in possesso contro 3 in fase difensiva) con l’obiettivo di non perdere palla (obiettivo della costruzione) ma di trovare al momento giusto l’azione di verticalizzazione verso le punte. Lì comincerà un’azione nel secondo rettangolo delimitato dove gli attaccanti (esempio 3) dovranno concludere contro una difesa (esempio 4 + portiere).

POSSIBILI VARIANTI

I centrocampisti possono inserirsi nella zona d’attacco per creare superiorità numerica

I giocatori in non possesso palla possono ripartire se conquistano palla

Il passaggio di verticalizzazione si può vincolare in una zona particolare

ATTACCHI ALLA PORTA DOPO UNA TRANSIZIONE NEGATIVA

Si può scegliere di allenare le fasi di transizione negativa facendo partire l’azione da una palla persa e quindi da alcuni giocatori piazzati male per poter partecipare alla fase difensiva, oppure di transizione positiva ripartendo dopo un’azione di difesa per cercare un obiettivo particolare (ad esempio ricerca del lato debole dove si troverà un giocatore a ricevere).

ATTACCHI ALLA PORTA DA UN LATO

Invece di schierare una squadra offensiva ed una difensiva si può decidere di schierare una catena di gioco (esempio esterno basso di destra, interno di destra, centrocampista centrale, punta esterna di destra, punta centrale) contro una catena difensiva (es. centrocampista sinistro + difensore sinistro + i 2 difensori centrali + il portiere). Questo ci permetterà di focalizzare l’attenzione su un lato, come se non ci fosse la possibilità di attaccare il lato debole avversario.

POSSIBILI VARIANTI

Tutte le varianti viste nei precedenti esempi possono essere riportate anche sulle catene di gioco.

QUANDO UTILIZZARE GLI ATTACCHI ALLA PORTA

Gli attacchi alla porta sono utilissimi per preparare una partita in funzione di una giocata che vogliamo andare a codificare oppure in funzione delle giocate (offensive o difensive) degli avversari. Per questo si parla di categorie agonistiche dove la componente tattica prende un aspetto sempre più predominante.

L’ideale è lavorare sugli attacchi alla porta l’ultimo allenamento prima della gara. Se si ha la possibilità di avere due allenatori il lavoro su un semplice esercizio raddoppia perché uno si concentrerà sulla fase di possesso e l’altro sulla fase di non possesso. Lo sviluppo migliore degli attacchi alla porta è creare dei doppioni (dove ci sono) o dei terzetti nei ruoli e far organizzare un’azione a turno ai gruppi di giocatori (si può anche scegliere di non specializzare così tanto i ruoli per far provare situazioni diverse)

Ultimo aspetto non trascurabile è che gli attacchi alla porta simulano in maniera evidente e veritiera una fase della partita per far vivere al nostro gruppo esperienze che si ritroveranno durante la gara.

L’articolo è solo un accenno alle potenzialità di questa metodologia di allenamento che si presta a tantissime varianti ed interpretazioni personalizzate.